L’ONU DICHIARA GUERRA ALLA PLASTICA NEGLI OCEANI
I dati disponibili sono sufficienti affinché le Nazioni Unite dichiarino guerra alla plastica
negli oceani: ogni anno ne vengono gettate più di 8 milioni di tonnellate - come se ogni
minuto venisse buttato un cassonetto pieno di plastica nelle acque oceaniche - deva-
stando così la flora e la fauna marina, la pesca, il turismo e causando almeno 8 trilioni
di dollari di danni all’ecosistema marino. Per questa ragione, il 23 febbraio il programma
per l’ambiente delle nazioni Unite (UNEP) ha lanciato una campagna globale senza
precedenti con lo scopo di eliminare tutte le fonti possibili di inquinamento marittimo
entro il 2022, intervenendo sulla micro-plastica dei cosmetici e sull’eccessivo e inutile
spreco di prodotti in plastica monouso. Lanciato dall’
Economist World Ocean Summit
a
Bali, la campagna #CleanSeas fa pressione sui governi affinché adottino delle politiche
per la riduzione della plastica: ci si rivolge principalmente alle industrie esortandole a
ridurre la quantità di plastica nelle confezioni e a riprogettare i prodotti, e ai consumatori
perché cambino le loro abitudini nel gettare la spazzatura - questo prima che il danno
divenga irreversibile. La campagna #CleanSeas è un movimento globale che ha come
obiettivo i governi, le industrie e i consumatori affinché insieme collaborino per ridurre la
produzione e l’uso eccessivo di plastica che sta inquinando i nostri mari, distruggendo la
flora e la fauna marittima diventando così una minaccia anche per la salute dell’uomo.
La divisione delle Nazioni Unite che si occupa di ambiente mira a intervenire sulle diver-
se sfere che daranno origine al cambiamento, le abitudini, le pratiche, gli standard e le
politiche di tutto il mondo affinché riducano il più possibile l’inquinamento marittimo e
i danni che questo provoca. Per il momento
dieci Paesi - Belgio, Costa Rica, Francia,
Grenada, Indonesia, Norvegia, Panama,
Santa Lucia, Sierra Leone e Uruguay - si
sono già uniti alla campagna con obiettivi
molto ambiziosi per ridurre la marea di pla-
stica che ci sta travolgendo.
GOOD NEWS AGENCY
IL SUPPORTO POST URAGANO
HA AIUTATO GLI INSEGNANTI DI
HAITI AD ANDARE AVANTI
Per molti insegnanti, le cicatrici emozio-
nali lasciate dall’uragano Matthew devo-
no ancora guarire, ed è proprio per questo
motivo che un programma di solidarietà
internazionale ha portato aiuti per le per-
sone che ne avevano più bisogno. Gra-
zie all’iniziativa dell’
Union Nationale des
Normalien(ne)s et des Educateurs/trices
d’Haïti
(UNNOEH) e della
Fédération Na-
tionale des Travailleurs en Education et
en Culture
(FENATEC), affiliate all’Orga-
nizzazione Internazionale per l’Educazio-
ne (EI), 600 insegnanti hanno partecipa-
to a seminari per il supporto psicosociale,
150 in ognuna delle 4 regioni haitiane
più colpite dal disastro naturale dell’Ot-
tobre 2016, e cioè Nippes, il Sud, Gran-
de-Anse e il nord-ovest. Il seminario era
una parte di un progetto lanciato dai sin-
dacati, coordinati dall’EI e con il supporto
economico della Federazione Canadese
degli Insegnanti (CTF). Il progetto aveva
lo scopo di fornire supporto psicosociale
agli insegnanti dei distretti più colpiti
dal ciclone, corsi di formazione e unità
di intervento per assistere altri insegnanti
prima e dopo i disastri naturali e di aiu-
tare gli insegnanti di queste regioni a ri-
acquistare fiducia. Alcuni degli argomenti
hanno incluso la definizione generale del
concetto di disastro, il supporto psico-
sociale, la gestione dello stress, consigli
pratici per superare il dolore, l’importanza
di sviluppare resilienza, la relazione con
gli studenti e lo stress nei bambini.
GIORDANIA/IRAQ: UNANUOVAVITAPERGLI IRACHENI FERITI INGUERRA
In un ospedale per la chirurgia ricostruttiva ad Amman, Giordania, pazienti feriti in
guerra provenienti dall’Iraq ricevono un trattamento per le ferite complesse. Il progetto
è stato istituito da Medici Senza Frontiere (MSF) nel 2006 quando divenne palese che
non esisteva alcun trattamento di questo tipo per le vittime del conflitto in Iraq. È stato
successivamente allargato per ricevere pazienti da Gaza, Yemen e Siria. Da quando il
progetto è iniziato, MSF ha trattato approssimativamente 4.500 pazienti e ha portato
a termine circa 12.000 interventi chirurgici. Gli iracheni rappresentano il gruppo di
pazienti più ampio, con 2.442 pazienti riferiti dall’Iraq a partire dall’avvio del progetto.
L’ospedale di Amman fornisce un pacchetto di assistenza che comprende fisioterapia e
supporto psicosociale, insieme a interventi
di chirurgia specialistica. Ai pazienti viene
inoltre data sistemazione e assistenza fi-
nanziaria con il viaggio per e dall’ospedale,
come pure tutti i trattamenti intercorrenti
se il piano di cura viene prolungato.
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