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SCOPRI LISBONA
Lobo (Pierino e il lupo), in Rua do Sali-
tre. I due giovani chef, Diego Noronha e
Nuno Bergonse, adottano un approccio
ricercato nel rinnovare i sapori autocto-
ni del Portogallo. Il personale esperto è
disponibile a spiegare l’ispirazione crea-
tiva di ogni piatto, e nel suggerire le im-
pressionanti selezioni di vino regionale
portoghese per accompagnare i tuoi
piatti. L’insalata di polipi, e la spigola
con fagioli bianchi e ostriche, sono par-
ticolarmente gustosi. Ma in fondo non si
può sbagliare scegliendo uno qualsiasi
dei piatti offerti dal ristorante.
Se non sei uno degli oltre 200 milioni di
persone che parlano portoghese, forse
potresti sentirti intimorito dalla barrie-
ra linguistica. Anche chi ha una certa
conoscenza del latino e delle lingue ro-
manze potrebbe sentirsi disorientato. I
Romani portarono il latino nella peni-
sola iberica nel 212 a.C. In seguito arri-
varono i popoli invasori germanici che
hanno adottato alcune forme del latino
volgare. Il portoghese si è sviluppato
da queste influenze e dalla lingua della
Galizia. Se conosci lo spagnolo, è proba-
bile che tu sia in grado di capire alcuni
termini portoghesi, sia in forma scritta
che parlata. In ogno caso noterai che il
portoghese contiene consonanti morbi-
de, con un’inflessione linguistica latina
che conferisce una piacevole tonalità
alla lingua parlata.
Chicago ha il blues. Lisbona ha la musi-
ca fado. Il blues descrive disagio e ango-
scia, ed eleva il lamento a un’esperienza
ballabile, ipnotica e catartica. Il fado
coltiva la qualità di
saudade,
una parola
intraducibile che riesce a catturare le
nozioni di solitudine, tristezza, nostal-
gia, e un senso di perdita inesorabile.
Al contrario del blues, esso lascia poco
spazio al ballo o alla catarsi. Il fado si
appropria delle poesie del passato del
Portogallo, e probabilmente ha le sue
radici nella musica brasiliana e dell’A-
frica settentrionale. A un certo punto
essi si sono fusi nel corso del XIX seco-
lo nella zona di Alfama di Lisbona. Nella
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