Rivista Rotary | Maggio 2016 - page 5

5 il Presidente RI
LETTERA DEL PRESIDENTE
Alcuni anni fa, nelle pianure del Kenia, una benintenzionata
agenzia di sviluppo assunse l’incarico di migliorare la disponi-
bilità d’acqua in una comunità rurale. Furono così create delle
commissioni, tenuti incontri, e consultata la gente del posto.
Il bisogno principale identificato dalla comunità riguardava
l’ottimizzazione della disponibilità d’acqua per l’irrigazione e
il bestiame. Per far fronte a questo limite venne realizzato un
piano d’azione, i cui lavori cominciarono presto, proprio come
richiesto dai rappresentanti della comunità.
La costruzione, però, venne immediatamente accolta dalle pro-
teste di un gruppo di donne locali, che si presentarono sul sito
impedendo agli operai la realizzazione di canali di derivazione.
In seguito a ulteriori indagini, l’agenzia si rese conto che l’acqua
che si stava deviando per l’agricoltura proveniva dall’unica fonte
disponibile per dozzine di famiglie, impiegata come acqua per
cucinare, bere e lavarsi. L’intero progetto doveva quindi essere
abbandonato.
Perché? Perché non era mai successo a nessun membro dell’in-
tera squadra maschile di consultare le donne del luogo. A ogni
fase, veniva dato per scontato che gli uomini sapessero quali
fossero i bisogni, a nome di tutta la comunità, e che essi fossero
capaci di rappresentarla. Ovviamente, non era questo il caso. Le
donne conoscevano le necessità della comunità e le sue risorse
molto meglio – ma nessuno aveva mai chiesto la loro opinione.
Le donne fanno parte del Rotary solo dall’ultimo quarto della
nostra storia, e non è una coincidenza che questi anni sono stati
i più produttivi. Nel 1995, solo 1 Rotariano su 10 era donna;
oggi, quel numero è aumentato a 1 su 5. È un progresso, ma
non è abbastanza. È solo buonsenso dire che se vogliamo rap-
presentare le nostre comunità, dobbiamo riflettere le comunità
stesse, e se vogliamo servire le nostre comunità pienamente,
dobbiamo essere sicuri che le nostre comunità siano pienamen-
te rappresentate nel Rotary.
La politica del Rotary sull’uguaglianza di genere è molto chiara.
Ancora un quinto dei nostri club si rifiuta di ammettere le don-
ne, affermando che loro semplicemente non riescono a trovare
delle donne qualificate per entrare nella membership. Vorrei
dire a ogni rotariano che sostiene questa tesi che lui stesso è
privo dei due requisisti basilari per la membership del Rotary:
onestà e buonsenso.
Un club che esclude le donne, esclude anche più della metà del
talento, metà delle capacità, e metà dei contatti che dovrebbe
avere. In questo modo lascia fuori quelle prospettive che sono
essenziali al servire efficacemente le famiglie e le comunità.
Danneggia non solo il suo stesso service ma la nostra intera
organizzazione, rafforzando gli stereotipi che ci limitano mag-
giormente. Porta i nostri partner a prenderci meno seriamente
e rende il Rotary meno attraente a potenziali membri, special-
mente i giovani che sono così cruciali per il futuro.
Tollerare la discriminazione contro le donne significa condan-
nare la nostra organizzazione all’insignificanza. Non possiamo
pretendere di vivere ancora ai tempi di Paul Harris, e nemmeno
lo vorrebbe, tanto che lui stesso disse: “La storia del Rotary do-
vrà essere scritta ancora e ancora”. Consentiteci di immaginare
che la storia che stiamo scrivendo nel Rotary è una storia che lo
renderebbe fiero.
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