Rivista Rotary | Giugno 2014 - page 21

STORIA DI UN’INQUADRATURA
21 intervista
Per più di quarant’anni hai immortalato guerre,
eventi sportivi, e i più importanti politici. Quali so-
no gli scatti più significativi per te?
Diversi me ne vengono alla mente, per diverse ragioni. Il
primo in assoluto, quello del colpo di scena delle elezioni
presidenziali. Durante la notte elettorale del 2000, io ero l’u-
nico fotografo nella casa del governatore del Texas, ad Austin,
dove giungevano gli scrutini definitivi. Potete immaginare la
tensione. C’erano George Bush, Laura, il fratello Jeb (gover-
natore della Florida), Dick Cheney e nessuno di loro sapeva
cosa stesse succedendo in Florida. Scattai la foto quando
chiamò Gore e ancora non si sapeva chi avesse vinto o perso,
la pressione era enorme. Non si può chiedere più pathos da
un momento storico del genere. Dieci minuti dopo Gore ri-
chiamò. Bush lasciò la stanza per rispondere. Quando ritornò
si fermò a parlare con me. Era stupito, quasi intontito. “Gore
ha cambiato idea” mormorò. “Ha fatto un passo indietro,
Lui.. ha semplicemente fatto un passo indietro.” Ero la prima
persona a cui lo disse.
E gli altri?
Quando avevo 23 anni, nel 1971. Ero incaricato di seguire il
match tra Ali e Frazier. Era l’incontro più importante di tutti i
tempi. Non potevo crederci, ma avevo fatto lo scatto perfetto:
Ali a mezz’aria, un microsecondo dopo essere stato colpito
dal gancio sinistro di Frazier. Avevo sempre sperato di cattu-
rare un’immagine del genere. Ma cosa la rese memorabile?
Il fatto che ricomparve svariate volte sul New York Times, nel
giorno del mio 24esimo compleanno e il giorno in cui partii
per il Vietnam. Tutto questo era importante per me, ma anche
il fatto di aver fatto meglio di tutti gli altri fotografi, compresi
quelli del Times. Tutti gli editori si stavano scannando per
avere i diritti della mia foto e per metterla in copertina.
Così come in Vietnam, qualche mese dopo, catturai l’immagi-
ne di alberi distrutti dalla guerra e un soldato solitario con un
mitra in mano che sembrava portasse il peso di tutta quella
guerra sulle sue spalle. Questa foto in particolare fu menzio-
nata all’assegnazione del premio Pulitzer nel 1972, come
esempio di “solitudine e desolazione della guerra”.
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