Rivista Rotary | Novembre 2015 - page 5

5 il Presidente RI
LETTERA DEL PRESIDENTE
Era la fine del giugno 1991. Durante una bella mattinata di
sole, un furgone attraversò le strade affollate di Colombo, in
Sri Lanka, nell’ora di punta. Si era appena fermato di fronte
al quartier generale del Forward Command del Ministero della
Difesa in attesa dell’ispezione dei militari, quando gli atten-
tatori al suo interno fecero scoppiare il suo carico: migliaia di
chilogrammi di esplosivo.
Il tetto dell'edificio fu completamente distrutto e tutta l’area
circostante era cosparsa di detriti. A conti fatti, ci furono 21
morti e 175 feriti, tra cui numerose alunne della scuola fem-
minile del palazzo accanto. L’esplosione fu talmente potente
da mandare in frantumi tutte le finestre della mia casa. Col
cuore in gola, mia moglie si mise a correre per vedere da dove
proveniva il boato: la scuola di nostra figlia.
All’epoca, la nostra bambina aveva nove anni. Quella matti-
na aveva dimenticato a casa il suo astuccio portapenne. Al
momento dell'esplosione, era appena uscita dalla cartoleria
vicino alla scuola, dove aveva comprato delle matite nuove. Il
boato dell’esplosione l’aveva stordita e le fischiavano le orec-
chie. Intorno a lei, si era levata una folta nuvola di sabbia,
nel mezzo della quale si intravedeva la gente che gridava,
sanguinava e correva. Una persona l’aveva aiutata a trovare
riparo nel giardino della scuola, anch’esso gravemente dan-
neggiato, dove poco dopo era stata raggiunta da mia moglie
che la riportò subito a casa.
Oggi lo Sri Lanka è un Paese tranquillo e fiorente, visitato da
circa due milioni di turisti ogni anno. La nostra guerra, oggi,
è solamente un ricordo, e attendiamo con ansia l’avvento di
un futuro promettente. Eppure, tante altre nazioni non pos-
sono dire altrettanto. Oggigiorno, sono più i paesi in conflitto
rispetto a quelli che non lo sono; in tutto il mondo, esiste un
numero record di 59,5 milioni di sfollati a causa di guerre e
di violenze.
Nonostante tutto ciò, noi del Rotary crediamo alla possibilità
della pace - non per puro idealismo, ma per esperienza. Ab-
biamo notato che se le persone si rendono conto che colla-
borare produce più risultati rispetto al fare la guerra, anche
i conflitti più difficili possono essere risolti. Abbiamo visto
cosa può succedere quando ci impegniamo in modo radicale
per sostenere l’edificazione della pace; ad esempio, con l’o-
pera dei borsisti della pace del Rotary. Attraverso la nostra
Fondazione Rotary, i borsisti della pace diventano esperti
nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti. L’obiettivo
è non solo quello di trovare nuovi modi per porre fine alle
guerre, ma anche quello di prevenirle.
Tra le centinaia di borsisti della pace che hanno completato
il programma, due dello Sri Lanka, pur provenendo da fazioni
opposte del conflitto, hanno studiato insieme. Durante le
prime settimane del corso, entrambi avevano difeso appassio-
natamente la loro posizione ideologica. Ma, settimana dopo
settimana, cominciarono a capire il punto di vista dell’altro;
oggi, sono diventati buoni amici. Dopo averli incontrati e aver
sentito la loro storia, mi hanno dato speranza. Se grazie al
Rotary è stato possibile superare 25 anni di dolore e di ama-
rezze, cos’altro potremo realizzare in futuro?
La violenza non si combatte con la violenza, e attraverso
l'istruzione, la comprensione e la pace, è davvero possibile
vivere all’insegna del motto: “Siate dono nel mondo”.
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