Rotary | Ottobre 2013 - page 35

SPECIALE PROFESSIONALITÀ
35 speciale professionalità
Lei è convinto che l’essere rotariani significhi mettersi al
servizio degli altri, anche ponendo a disposizione la propria
professionalità. Non solo nell’ambito del proprio territorio ma
anche, e lei ne è un esempio, nel mondo.
Io credo che il Rotary non debba essere vissuto solo all’inter-
no del proprio club. Certo, è che nel club il rotariano si forma,
che prende conoscenza e coscienza dei valori che il Rotary
ha propri e che intende trasmettere, ma il significato più
pieno di che cos’è il Rotary si acquisisce uscendo dal club,
proponendosi con spirito rotariano nel territorio, e anche in
campo internazionale, pronti a portare aiuto laddove ce ne
sia bisogno.
Un aiuto, mi pare di capire, che non dev’essere però sola-
mente… materiale.
Certo che no. L’input è portare noi stessi, la nostra morale e la
nostra professionalità dove è possibile, e la sorpresa per chi
opera è scoprire che viene a sua volta arricchito da coloro cui
è andato in aiuto. Non solo dà, insomma, ma riceve.
Vuol essere più chiaro?
Le faccio un esempio. Quando ho visitato i villaggi sperduti
nel cuore delle foreste dell’Africa, mi sono trovato dinanzi
persone che certamente avevano bisogno di aiuto, molte
erano ammalate, tutte avevano necessità di avere acqua o
scuole per i loro figli, o ospedali. Ma nessuna di loro appariva
amareggiata per il proprio stato; ho incontrato persone umili
che stavano magari nelle loro capanne perché non avevano
nemmeno la forza di uscire, ma su tutti i volti c’era il sorriso.
É un sorriso alla vita, comunque si presenti, che purtroppo
noi nel nostro mondo “occidentale” abbiamo perduto. E ritro-
varlo, mi creda, è davvero bello.
Che cosa la spinge nel suo operare?
Credo, come ho già detto, che il Rotary debba essere innanzi
tutto propulsore di valori etici. Ecco che cosa mi spinge.
Credo di non poter essere smentito nel dire che il Rotary è
nato per fare qualcosa certo, ma soprattutto avendo presente
che il profitto deve avere radici nell’etica. Lo stesso Papa
ha avuto modo, in passato, di evidenziare questo concetto
che purtroppo l’uomo spesso dimentica, e anche negli Stati
Uniti in tempi recenti questa visione della vita sta prendendo
sempre più piede.
Dunque lei propone una conferma dei valori originali propu-
gnati da Paul Harris. Ma non è cambiato nulla nel Rotary in
questi cento e più anni?
Forse è cambiato il modo di vivere il Rotary, da qualcuno
inteso in modo diverso rispetto a quello che è stato e deve
essere. Basterebbe leggere la vita di Paul Harris per averne
conto. Non è il Rotary che è cambiato nel tempo, mi creda;
sono cambiati semmai certi rotariani, o meglio certe persone
che sono nel Rotary. Ma un ritorno ai valori originali, alla con-
sapevolezza, per esempio, che la professionalità deve andare
oltre all’egoismo, e che essa ha caratura solo con l’aggiunta
dei valori etici, fa il vero rotariano. E, se mi permette, ci dà
la chiave di lettura per capire il sorriso di quegli africani
che andiamo ad aiutare, e che ci rendono in cambio, senza
volerlo, il senso di valori grandi che forse il nostro mondo ha
dimenticato. Io credo, e qui concludo, che l’essere rotariani
non voglia dire solo frequentare il club, non mancare alle
conviviali e alle iniziative. Bisogna andare più in là, spingersi
nel mondo e cercare di capirlo e di portarvi i grandi valori che
Paul Harris ci ha indicato.
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