Rotary | Ottobre 2013 - page 36

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ROTARY
ottobre 2013
In tempi tanto difficili per la vita del Paese si pongono pro-
blemi sempre più complessi per la gestione di ogni impresa,
piccola o grande che sia. Cosa spinge un imprenditore a por-
tare avanti la propria missione? Sono solo una forte tenacia e
il senso di responsabilità?
Partiamo dallo spirito che anima un imprenditore agli esor-
di. Dar vita a un sogno, realizzare un progetto in cui crede,
mettere a frutto competenze e professionalità: sono queste le
motivazioni che solitamente lo spingono ad avviare la propria
attività, e il tessuto industriale italiano è ricco di esempi che
possono testimoniarlo.
Molte aziende sono nate da uomini e donne che hanno valu-
tato diverse opportunità lavorative e tra tutte hanno scelto di
intraprendere un cammino nuovo, rischioso, pieno di incogni-
te ma anche di prospettive; l’hanno fatto avvalendosi dell’e-
sperienza maturata in impieghi precedenti oppure mossi dal
desiderio di ottenere il successo grazie a un’idea vincente.
Così parte un’avventura imprenditoriale e gradualmente si
sviluppa.
Circondato dal gruppo iniziale di dipendenti, l’imprenditore
guarda alla propria azienda come a una grande famiglia. Que-
sta famiglia in lui trova la guida e il riferimento, cresce e si
confronta col mondo esterno, raggiungendo nuovi traguardi e
stringendosi nei momenti difficili; in entrambi i casi cemen-
tando lo spirito di squadra attraverso la condivisione della
medesima storia, della medesima impresa.
Finché questo spirito propositivo e la capacità di guardare
avanti sono vivi e trovano nuove sollecitazioni, si possono fron-
teggiare anche situazioni complicate ed accettare nuove sfide.
Anche l’industria ha un’anima, e l’imprenditore avverte la
responsabilità profonda della conduzione dell’impresa e del
suo impatto sul territorio.
Di fatto, fin dal principio della propria carriera, tanti im-
prenditori hanno vissuto e toccato con mano - più o meno
consapevolmente - alcuni aspetti della responsabilità sociale
e dell’etica di impresa che intorno agli anni ’90 hanno con-
quistato la ribalta con corposi dibattiti.
Il punto è che l’azienda non è un soggetto autosufficiente e a
sé stante. È invece parte di un determinato quadro economi-
co, sociale, politico e storico, da cui è influenzata e che essa
stessa contribuisce a forgiare. Quindi non può perseguire il
mero profitto, ma deve integrare nel proprio modello di bu-
siness dei principi etici che regolino i suoi rapporti sia con i
dipendenti su cui conta sia con la comunità e l’ambiente in
cui opera. Questo tema di recente è emerso con più forza che
mai: ogni imprenditore sa che non si tratta semplicemente
di conformarsi a leggi e normative, ma di spingersi oltre e di
impegnarsi in azioni con ricadute positive per tutti i soggetti
toccati a vario titolo dalle attività dell’azienda. A cominciare
dai dipendenti, che sono il primo nucleo sociale dell’impresa.
Cosa si può fare in tal senso per ottenere risultati eccellenti?
Cosa significa in pratica valorizzare le risorse umane?
Significa, al di là del rispetto dei diritti, ascoltare i lavoratori,
comprenderne le esigenze, coinvolgerli nelle strategie azien-
dali e nell’analisi dei risultati positivi e negativi, offrire loro
delle opportunità per dimostrare il loro potenziale, premiare
il talento. Significa accogliere gli spunti di miglioramento
concreti e realistici, creare un clima sereno e stimolante,
promuovere occasioni di aggregazione extra-lavorative, fare
del rispetto, della serietà e della professionalità la cifra di
tutti i rapporti interpersonali all’interno dell’azienda così
SOCIETÀ
,
CULTURA
e
TERRITORIO
Intervista al Cav. Lav. Ing. Vinci,
sul sistema imprese - Rotary - società.
DI
A
LFONSO
F
ORTE
- D.2120
l'Ing. Michele Vinci
è Presidente Masmec S.p.A.,
Presidente Confindustria Bari e Barletta-Andria-Trani
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