Rotary | Ottobre 2013 - page 74

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ROTARY
ottobre 2013
DISTRETTO 2080
Concorso per le scuole
Legalità e cultura
dell’Etica 2013-2014
DI
P
ATRIZIA
C
ARDONE
La presenza importante, che registria-
mo ormai da diverso tempo, di immi-
grati comunitari ed extracomunitari
presenti nel nostro Paese, è tanto tan-
gibile quanto innegabile; essa modi-
fica, sempre di più, l'insieme di tutti
quei processi socio-culturali che ren-
dono ogni individuo membro attivo del
contesto in cui vive. La crescente inter-
dipendenza tra le Nazioni e il significa-
tivo spostamento di parti consistenti di
popolazioni del Sud del Mondo verso
i Paesi così detti "industrializzati" de-
termina, di fatto, la necessità di una
società multiculturale che stenta ad af-
fermarsi, con la reale necessità sociale
di una civiltà comunitaria che favorisca
lo scambio, il confronto e l'integrazione
culturale. Quest'epoca ci fa vivere in
uno strano paradosso: se da una parte
si fa strada un importante processo di
unificazione tra i popoli, provocato dal-
la caduta delle barriere geo-politiche,
dall'altra si affermano, sul piano cul-
turale, tendenze corporative e settoriali
che certo non agevolano il processo
integrativo. Inoltre, va sottolineato che
la reazione negativa di chi accoglie
costituisce spesso una forma di difesa
a tutela non solo della propria identità,
ma anche del proprio assetto sociale:
nei prossimi anni, le diversità con cui
ci dovremo confrontare, diventeranno
sempre più spesso aspetti preponde-
ranti del nostro vivere comune e do-
vranno essere considerate come un ve-
ro fattore di confronto, di arricchimento
e non solo come fonte di emarginazione
e di esclusione sociale. Il pregiudizio
concorre inesorabilmente a stratifica-
re questo genere di malessere sociale
traducendolo nel rifiuto e nell'emargi-
nazione di chi appartiene ad altre etnie
o culture, dando vita così a processi
mentali negativi e a comportamenti
poco civili. Uno stato di insicurezza
esistenziale non fa che accrescere la
paura della perdita di identità, determi-
nando l'insorgenza di forti meccanismi
di difesa: "il diverso" viene percepito
non solo come "nemico" del proprio as-
setto sociale, ma anche del sistema di
valori,sul quale si fonda la vita persona-
le e collettiva di chi lo accoglie. l'Italia
è stata in passato un Paese di forte
emigrazione, soprattutto verso le Ame-
riche. I nostri migranti hanno vissuto
sulla propria pelle, nei primi anni del
'900 (e in alcuni casi ancora oggi), gli
assetti socio-culturali propri dei Paesi
d'accoglienza, subendo e adattandosi
a proprie spese, a fenomeni di emargi-
nazione e di xenofobia. Mal sopportati,
giudicati sporchi, rumorosi, disonesti,
arretrati culturalmente, vissero pesan-
temente l'esperienza dell'emigrazione
prima e dell'integrazione poi.
Nell'Europa odierna, che in questa fase
storica non "esporta" migrazione ma la
subisce, non ha alcun senso chiudere le
frontiere demonizzando tutto ciò che è
diverso; essa è ormai patria di migliaia
di persone con storie diverse e diverso
patrimonio di conoscenza. Però, pur
considerando la diversità come un arric-
chimento, non si può negare che essa
è, e rimane, purtroppo, portatrice di
conflitti: lo scontro tra mondi e culture
diverse non può non generare difficoltà
di comunicazione (e forse di disgrega-
zione) dello stesso tessuto sociale di
cui si nutre il migrante. Bisognerebbe,
a tal proposito, lavorare alla costruzione
di un mondo in cui le diverse razze e i
diversi saperi, possano essere integrati
nel rispetto delle loro singole speci-
ficità, mentre non di rado assistiamo
all'avversione tra chi migra e gli stessi
paesi che accolgono. Negli ultimi anni
siamo stati testimoni, inoltre, dell'au-
mento del gap socio-economico tra na-
zioni ricche e nazioni povere. Le prime
caratterizzate dalla diminuzione delle
nascite di pari passo con l'aumento del
numero degli anziani, le seconde con
un notevole incremento demografico
sempre più pesante per i loro bilan-
ci statali. Situazione che delinea, in
modo netto, uno scenario futuro per
niente rassicurante. Il nostro Paese sta
vivendo, un momento storico a cui forse
non era doverosamente preparato, non
avendo messo in atto una vera politica
di inclusività adeguata ai tempi difficili
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