Rotary | Ottobre 2013 - page 75

75 notizie italia
che stiamo percorrendo. Cosa può fa-
re il nostro Rotary per un'integrazione
vera, che non sia solo una mera "assi-
milazione" delle diversità presenti sul
nostro territorio? Intanto ricordiamo che
il nostro è un sodalizio che si nutre di
professionalità e di grandi valori uma-
ni, il cui coinvolgimento è d'obbligo
quando si analizzano e si studiano temi
sociali così importanti. Bisognerebbe
creare le condizioni giuridiche perché
nessuno possa non sentirsi cittadino del
mondo, con l'eliminazione di ogni pos-
sibile emarginazione, favorendo e in-
centivando lo sviluppo economico delle
zone del Sud del Mondo da cui spesso
hanno origine i movimenti migratori.
Bisognerebbe sostenere le strategie po-
litiche, economiche e sociali promosse
dalle nazioni di appartenenza, inve-
stendo sull'educazione al dialogo fra
popoli di cultura diversa, cercando di
non interrompere il difficile percorso
dell'integrazione, che a volte rallenta e
si arresta, per miopi interessi economici
o razziali. Accettare lo "straniero" non
è solo positivo, solidaristico o avanza-
to politicamente, è necessario per la
sopravvivenza economica, culturale e
civile di una Nazione.
Come ogni anno, la Commissione Di-
strettuale "
Legalità e Cultura dell'Eti-
ca
" del Distretto 2080 si impegnerà a
studiare e a riflettere sul tema annuale
che prende spunto dalle problematiche
legate all’integrazione del migrante.
L'argomento Legalità 2013-2014, le-
gato al Concorso, sarà "
Immigrazione:
la ricchezza delle diversità, un'opportu-
nità per cambiare la vita di tutti"
.
Un’interessante ricerca CNR evidenzia
che l'integrazione più efficace avvie-
ne tra i banchi di scuola, in partico-
lare nelle scuole primarie. In seguito
lo studio dell'inclusione delle seconde
generazioni ci fa capire se le nostre po-
litiche sociali sono state adeguate o no,
se sono in grado di sostenere e rappre-
sentare un così l'importante fattore di
cambiamento sociale. Il successo della
nostra politica d’inclusione può essere
verificato solo attraverso la reale inte-
grazione delle seconde generazioni. Es-
se hanno il difficile compito di mediare
tra culture diverse. Gli adolescenti sono
la vera spia di questo genere di disagio,
il nostro Concorso, che sostanzialmente
si rivolge a loro, ci offre un osservatorio
privilegiato. Gli elaborati che i ragazzi
ci invieranno, ci daranno la preziosa
possibilità di capire i comportamenti,
le idee, i bisogni, non solo dei nostri
ragazzi, ma anche dei figli degli immi-
grati in età scolare, presenti in Italia.
Le loro riflessioni, i loro suggerimenti ci
faranno percepire il grado di integrazio-
ne socio-culturale che essi vivono nel
nostro Paese.
L'esperienza della migrazione, cambia
intere società, così come la vita degli
individui che la subiscono. Va dunque
promossa e rafforzata la percezione
positiva del migrante, sia attraverso i
mezzi di comunicazione, che attraverso
una mirata educazione all'inclusività
da parte della società che accoglie. In
un futuro immediato, queste potranno
essere le fondamenta di una nuova,
migliorata, società; per la costruzione
di un futuro comune più ricco per tutti.
Confesso di aver visto, qualche volta,
l'immagine di chi migrava come quella
di un "perdente", di qualcuno che non
essendo riuscito a realizzarsi in casa
propria ci stesse provando altrove.
Basta soffermarsi un istante per capire
che, se si emigra, spesso lo si fa perché
costretti e non perché lo si vuole. É ca-
pitato anche a me di lasciare la mia re-
gione e di vestire i panni della migrante
(di lusso) per dare avvio ai miei studi
universitari. Ogni ritorno a casa era una
nuova scoperta, ritrovavo il mio paese,
ogni volta, sotto una luce diversa, che
la routine negli anni non mi aveva mai
fatto notare. Ogni volta una magnifica
nuova esperienza. Ripartivo con il forte
desiderio di non lasciare nulla di tutto
ciò che più amavo. Poi il tempo e la
distanza mi hanno fatto comprendere
il vero valore della mia terra, della mia
casa, delle tradizioni che avevo lasciato
e da cui provenivo. La loro mancanza
mi ha regalato un vuoto, un grande vuo-
to che ancor oggi, dopo quasi 40 anni,
non è stato ancora colmato. Purtroppo,
andar via dalla propria terra non è mai
una passeggiata di piacere, anche se a
volte vorrebbero farcelo credere.
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