Rivista Rotary | Ottobre 2015 - page 60

attività. Ma perché ciò si compia è necessario considerare
l'immigrato come una persona, nella sua globalità.
Se si capisce questo, allora diventa importante offrire un soc-
corso materiale a chi ne ha bisogno. Ma tutto ciò non deve far
dimenticare lo scopo primario dell’accoglienza: provvedere a
un soccorso spirituale, adoperarsi affinché nelle comunità
regnino l'amore e la fraternità, dare una testimonianza di
umanità ai propri ospiti, cercare occasioni di colloquio nelle
quali comunicare a chi è stato accolto le ragioni di ciò che
viene fatto e gli scopi del centro di accoglienza.
L'integrazione culturale non può essere considerata un pro-
blema secondario rispetto a quello dell'assistenza materiale.
I due aspetti devono essere compresenti, altrimenti il rischio
è che i rifugiati interpretino falsamente i centri di accoglien-
za come enti assistenziali, cioè come luoghi che, in cambio
dell'assistenza fornita, mirano in realtà al proselitismo.
INTEGRAZIONE CULTURALE
La questione del dialogo fra civiltà e mentalità differenti non
può comunque essere demandata esclusivamente ai volon-
tari. Di fronte a questa urgenza anche le istituzioni debbono
fare la loro parte. A livello politico l'attenzione è rivolta ai pro-
blemi originati dall'incremento del flusso migratorio, mentre
poco o niente si fa per l'integrazione culturale dell'immigrato
rifugiato nella nostra società.
Un'errata concezione della laicità dello stato induce a non
sfiorare in ambito pubblico argomenti che abbiano a che fare
con la religione. Al contrario l'aspetto religioso rappresenta
per ogni arabo, in questo caso penso ai siriani, una dimensio-
ne naturale della vita, è parte integrante della propria identi-
tà, sia che egli professi la fede cristiana sia che appartenga
alla comunità musulmana. Negare, a chi giunge nel nostro
Paese da contesti culturali così lontani, notizie minime su
ciò riguarda la cultura occidentale equivale a promuovere un
inserimento monco nella nostra società.
L'importanza di un'azione che faccia conoscere agli immigra-
ti le base su le quali sono fondate le società europee sarebbe
poi accentuata dalla possibilità di divenire la scintilla capace
di innescare quel processo di apertura dei compartimenti sta-
gni che oggi esistono tra Europa e mondo arabo, tra cristiani
e musulmani e, nello stesso tempo, potrebbe rappresentare
una forte spinta perché vengano prese misure concrete ca-
paci di smussare il fenomeno del fanatismo religioso che è
alimentato oggi da alcune sedi istituzionali islamiche. Una
maggiore vigilanza in questo senso appare più che mai op-
portuna.
La conoscenza di interventi pilota positivi e lo scambio frut-
tuoso di queste esperienze potrebbe in seguito dare origine a
un coordinamento strategico a livello regionale o addirittura
nazionale e internazionale.
OPINIONI
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