Rivista Rotary | Giugno 2016 - page 32

Una di quelle chiamate provenne dal
“National Geographic”, che chiese a
Jenkins di aiutarli a condurre l’isti-
tuzione, oggi di 128 anni, nell’era
digitale. Il suo ruolo è quello di mana-
ger generale del National Geographic
Digitale, ma lui dice di essere solo un
uomo che spinge le organizzazioni a
prendere di petto le sfide complicate.
Ha parlato di tutto questo con Vanes-
sa Glavinskas, contributing editor del-
la rivista americana “The Rotarian”.
Cosa le è passato per la mente quan-
do ha ricevuto la telefonata dal “Na-
tional Geographic”?
In tutta onestà, ero un po’ preoccupa-
to. È un’organizzazione con una sto-
ria molto ricca, e volevo assicurarmi
che fosse la scelta più giusta per me.
Quando lavori per inserire l’eredità
della stampa nell’era digitale, devi
proporti come agente del cambia-
mento. Volevo assicurarmi che il “Na-
tional Geographic” fosse realmente
pronto per questo cambiamento.
E lo era?
Ogni organizzazione che tenta di
cambiare arriva al punto in cui è
necessario fare qualcosa che modi-
fichi realmente la struttura dell’or-
ganizzazione. Ecco perché molte or-
ganizzazioni tornano sui loro passi. Il
“National Geographic” ha dovuto af-
frontare qualche difficoltà a riguardo,
nel 2014. Il punto finale è stato la
fusione con la 21st Century Fox, che
ha spostato le proprietà dei media in
una partnership a scopo di lucro.
Questa fusione ha attirato molta at-
tenzione. La Fox è diventata la pro-
prietaria dei media del “National
Geographic”, ma il no profit esiste
ancora come entità separata. Come è
possibile far funzionare la macchina
in questa situazione ambivalente?
C’era già stata una partnership con
la Fox durata 18 anni, che portò al-
la creazione del canale TV National
Geographic. Molti dubbi si sono sol-
levati al di fuori dell’organizzazione –
che la fusione avrebbe modificato la
nostra missione o la nostra direzione.
Nel corso dell’anno passato, i benefi-
ci si sono iniziati a vedere con la cre-
azione di un’eccezionale fondazione
finanziaria per il lavoro no profit.
Lei ora si schiera col profit o con il
no profit?
Sto realizzando una strategia digitale
per il no profit. Vogliamo un contatto
maggiore con la gente che supporta
il nostro lavoro, per questo motivo
stiamo creando una piattaforma per
la comunità. Riguarderà meno il met-
tere in onda e più l’unire la comunità.
Come apparirà il nuovo volto digitale?
Se ne possono già vedere dei fram-
menti nei media che stiamo creando.
Per esempio, nell’opera di Joel Sarto-
re “Photo Art”: l’artista sta cercando
di fotografare tutte le specie in cat-
tività così da scuotere il pubblico e
assicurarsi che queste specie esiste-
ranno anche nel futuro. Questo lavoro
riguarda il versante no profit, e nono-
stante alcune di queste opere appa-
Nella pagina seguente
Il fotografo del “National Geo-
graphic” Joel Sartore è impegnato
a documentare ogni specie in cat-
tività di tutto il mondo nel progetto
di archivio fotografico denominato
“Photo Ark”. Ha scattato i ritratti di
oltre 6000 specie e spera che le sue
immagini possano motivare il pub-
blico a proteggere questi animali.
“Voglio che le persone si interessi-
no, si innamorino e agiscano”, ha
detto Sartore. Partecipa su national-
geographic.org/projects/photo-ark.
In senso orario
partendo dall’alto a destra
Un pitone verde, un mandrillo, un
pangolino africano dal ventre bian-
co, un toporagno bianco e rosso,
un piccolo orangotango del Borneo
con la madre adottiva, un porco-
spino nord americano, un aracari
dalla cresta riccia, e un cercopiteco
naso-bianco del Congo.
PHOTO CONTEST
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ROTARY
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