Rotary | Settembre 2013 - page 62

FOCUS
/ OBIETTIVI DEL MILLENNIO
Nel nostro Paese, le politiche per la biodiversità a livello
centrale non dispongono di fonti di finanziamento specifica-
mente dedicate e i magri capitoli di bilancio dell’Ambiente
riescono a mala pena a coprire gli obblighi internazionali di
partecipazione. Il Tavolo interministeriale (Ministero dell’Am-
biente, Ministero degli Esteri, Ministero dell’Economia e Fi-
nanze, Politiche agricole, Sviluppo Economico e alle Regioni)
evidenzia, quindi, un’assunzione di responsabilità dell’in-
tero “sistema Paese” di fronte agli impegni assunti. Nella
consapevolezza che solo il contributo trasversale di tutti le
politiche e di tutte le risorse settoriali disponibili (a partire da
quelle comunitarie per lo sviluppo e la crescita) potrà provare
a dare risposte ai fabbisogni.
Un territorio a forte rischio di dis-
sesto idrogeologico
Il territorio italiano è fragile e la cementificazione senza freni,
talvolta abusiva, aggrava la situazione. È quindi prioritario
limitare e compensare l'impermeabilizzazione del suolo, im-
pedendo l'occupazione di troppe aree verdi.
I fenomeni da contrastare sono la cementificazione selvaggia
e l'abbandono delle terre da parte degli agricoltori: negli ulti-
mi 40 anni, infatti, la superficie coltivata si è ridotta di circa
il 28%. Un territorio fortemente urbanizzato impermeabilizza
il suolo, facendo pressione sulle risorse idriche, riduce l'as-
sorbimento di pioggia nel suolo, in casi estremi impedendolo
completamente.
L'infiltrazione di acqua piovana nei terreni fa sì che essa im-
pieghi più tempo per raggiungere i fiumi, riducendo la portata
e creando il rischio di inondazioni: il dissesto idrogeologico in
Italia è purtroppo diffuso: interessa, secondo i dati ufficiali,
l'82% dei Comuni, ovvero 6 milioni di persone in un territorio
ad alto rischio idrogeologico, e 22 milioni in zone a rischio
medio.
Energie rinnovabili
In Italia puntare sulle fonti energetiche rinnovabili, e in parti-
colare su quella solare, eolica e geotermica, potrebbe rappre-
sentare una straordinaria occasione per creare nuova occupa-
zione e ridurre la dipendenza dalle importazioni di greggio,
oltre a stimolare la ricerca e l'innovazione tecnologica.
Può rappresentare anche un’opportunità per ripensare e
migliorare la qualità delle nostre città, per rinnovare e recu-
perare edifici che consumano troppa energia, caldi d'estate e
freddi d'inverno.
La strada da seguire dovrebbe essere quella di valorizzare
le risorse naturali, sole, vento, acqua, biomasse e calore del
sottosuolo, a seconda delle potenzialità locali, sfruttando
(stavolta in senso positivo) tutte quelle regioni costiere e so-
leggiate che potrebbero fornire al nostro paese tanta energia
naturale.
Un recente rapporto della Unioncamere (unione delle Camere
di Commercio italiane) ha svelato di recente dei risultati inte-
ressanti rispetto alla sostenibilità nel nostro Paese.
Il primo attesta che un 38% delle assunzioni previste negli
ultimi anni, sono state in ruoli professionali riguardanti la
sostenibilità. Sempre più aziende tendono, infatti, a investire
in persone, prodotti e tecnologie che diminuiscono l'im-
patto ambientale, come dimostrano i dati: dal 2008 a oggi
370mila imprese si sono mosse economicamente a favore
dell'ambiente, in modo da ridurre l'uso di energie e risorse
non rinnovabili.
Si tratta del 23,9% delle aziende italiane, piccole, grandi e
medie, che interessano vari settori: dall'agricolo con colture
biologiche, al chimico con nuove tecnologie. Le cifre parlano
da sole e al top della lista ecologica si classificano: la Lom-
bardia con 69.330 imprese che hanno abbracciato il "green
business", il Veneto con 32.250 e il Lazio con 30.240.
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