Rotary | Ottobre 2013 - page 50

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ROTARY
ottobre 2013
DREAM, un sogno, un acronimo, una sigla (Drug Resources
Enhancement against AIDS and Malnutrition); tutto questo
e molto altro nel programma iniziato nel 2001 da un pugno
di medici della Comunità di Sant’Egidio, che sono stati tra i
primi a portare in Africa prevenzione e terapia per combat-
tere l’AIDS, malattia che in quelle latitudini era impensabile
curare.
All’inizio del millennio, infatti, l’unico intervento che i si-
stemi sanitari proponevano era il test per sapere se si era
infettati dall’HIV. Un test che se positivo, oltre a non dare
speranze al malato, lo esponeva a rischio di perdere il lavoro
o addirittura di essere allontanato dalla famiglia.
In quegli anni, dare il via ad un programma di cura dell’AIDS
in Africa, garantendo trattamenti terapeutici e diagnostici
all’avanguardia, non fu assolutamente una cosa facile: il
progetto era visto con grande sospetto anche dal mondo
scientifico internazionale. In Africa, sembrava vietato parlare
di terapia dell’AIDS; chi era positivo non aveva scampo, la
sua vita era segnata.
E così, mentre in occidente la terapia antiretrovirale ridava
speranza e futuro a migliaia di persone, in Africa, la sola ar-
ma della prevenzione, continuava a condannare i 30 milioni
di individui già contagiati dal virus. Questa politica di inter-
vento, o meglio, di non intervento, era ovviamente motivata
da una serie di problemi “oggettivi”: i costi troppo elevati
della terapia, i regimi terapeutici troppo complessi, l’assenza
di laboratori per la diagnostica, l’assenza di personale quali-
ficato e persino la presunta incapacità del paziente africano
di seguire un trattamento terapeutico complesso, erano le
perplessità che più di frequente venivano invocate.
Questo atteggiamento minimalista si faceva forte anche di
quanto era accaduto nel vicino Sudafrica. Nel ’99 il presiden-
te del Sudafrica Mbeki annunciò ufficialmente che i farmaci
antiretrovirali erano altamente tossici e che l’AIDS non era
dovuto al virus HIV bensì esclusivamente all’aumento della
povertà sostenendo che l’epidemia era causata soltanto da
un “virus di passaggio” che si insidiava in chi faceva uso di
droghe sintetiche. Mbeki arrivò addirittura ad accusare la CIA
di cospirare con le case farmaceutiche per spingere i governi
ad acquistare farmaci antiretrovirali.
E così nei primi anni del nuovo millennio i governi africani
si limitavano a campagne di sensibilizzazione incentivando
screening di massa, incoraggiando la popolazione a sotto-
porsi al test dell’HIV. Ovviamente la prevenzione si serviva
anche di ampie campagne di sensibilizzazione: radio, tv,
giornali, cartelloni pubblicitari diffondevano spot informativi.
Per anni, lungo le principali strade di Maputo, troneggiavano
enormi manifesti in bianco e nero promossi dal Ministero
della Salute. Erano, a dir poco, inquietanti: un cappello da
Il Programma DREAM
Un SOGNO per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
DI
M
ICHELANGELO
B
ARTOLO
IL PROGRAMMA DREAM
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