Rivista Rotary | Gennaio - Febbraio 2014 - page 40

ENDING POLIO
I QUATTRO OBIETTIVI DELLA
STRATEGIA CONCLUSIVA DEL GPEI
(
1
)
Fermare la trasmissione.
L’India è stata considerata, per molto
tempo, il posto più difficile dove debellare la polio, ma attraverso le innovazioni e
al duro lavoro, il paese è da tre anni senza un caso medico. La strategia conclusiva
ha portato a questo successo grazie a un piano per interrompere ogni possibile
trasmissione del virus della polio a partire dalla fine del 2014. Questo comporta
una repentina individuazione della presenza del virus, il raggiungimento di tutti
i bambini nei tre paesi dove la polio è ancora endemica, in non far sviluppare
nuovi focolai nelle aree inclini, una rapida risposta nel caso del verificarsi di nuove
epidemie, e il miglioramento della sicurezza degli operatori sanitari.
(
2
)
Rafforzare il sistema d’immunizzazione e sosti-
tuire il vaccino orale con la sua versione inattiva.
Il nuovo
piano delinea una strategia per utilizzare le esistenti buone pratiche e le infra-
strutture del GPEI per costruire un ancor più forte sistema di distribuzione del
vaccino antipolio e di altri vaccini salvavita, lavorando a stretto contatto con la
Gavi Alliance, un’associazione che riunisce organizzazioni pubbliche e private con
il comune scopo di vaccinare tutti. Il vaccino orale è stato scelto nella campagna
di eradicazione perché conveniente, facile da somministrare e anche perché pro-
voca una specie di “immunità passiva” nella comunità. Ovvero, poiché il vaccino
è prodotto dal virus vivo, seppur da una sua versione blanda, il virus del vaccino
si replica nell’intestino, è espulso sotto forma di feci, e propagato a causa delle
carenti norme igieniche, provocando così l’immunizzazione di chi ne viene in
contatto o in caso contrario la sua morte. In casi rarissimi, il virus del vaccino
espulso può mutare e diventare ancor più virulento, trasmissibile e causa di nuove
epidemie. Con l’avvicinarsi della sconfitta della polio, Il piano del GPEI prevede
la somministrazione di almeno una dose del vaccino inattivo. Questo comporta
difficoltà maggiori nella distribuzione, ma è prodotto dal virus morto, di conse-
guenza non ci saranno più mutazioni e infezioni.
(
3
)
Contenere e certificare.
Per essere certificata come libera dalla
polio, una regione deve essere stata senza casi registrati per almeno tre anni.
Per essere certi che non ci siano veramente più casi d’infezione, la regione deve
essere dotata di sistemi di sorveglianza molto sensibili nella ricerca di casi di pa-
ralisi e nei conseguenti test per verificare la presenza del virus. Il paese deve poi
avere un modo per gestire la sicurezza dei produttori del vaccino, dei ricercatori,
delle strutture diagnostiche, per essere sicuri che il virus non possa propagarsi
e provocare nuovi focolai. Finora, le regioni del pacifico occidentale, europea e
americane sono state certificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come
libere dalla polio, e alla fine dell’anno anche le regioni del sud est asiatico lo sa-
ranno. Mancheranno così solo le regioni africane e del Mediterraneo orientale.
(
4
)
Eredità del piano anti polio.
Negli ultimi 25 anni il GPEI ha
formato milioni di volontari e operatori sanitari. Ha raggiunto le popolazioni più
vulnerabili ed emarginate del mondo e ha sviluppato un network di sorveglianza
e intervento globale senza precedenti, che sta già aiutando a combattere altre
forme epidemiche estirpabili con i vaccini prevenendo focolai e assistendo du-
rante i disastri umanitari. Condividendo questo progetto, non solo la polio sarà
eradicata ma sarà un utile supporto ad altre iniziative sanitarie e di sviluppo.
1
La
sorveglianza è fondamento di tutta
l’iniziativa per l’eradicazione della
polio; senza questa, individuare
dove e come il virus polio è ancora presente
sarebbe impossibile. Una paralisi flaccida acuta
(improvvisa immobilità o perdita del controllo su
braccia o gambe) è il sintomo più caratteristico
dell’infezione da polio sugli infanti e bambini,
e il monitoraggio delle regioni a rischio serve
a scoprire la presenza del virus. Gli operatori
sanitari seguono queste quattro procedure
di sorveglianza per identificare nuovi casi e
intercettare importazioni del virus della polio.
Un operatore segnala il caso di un
bambino colpito da una paralisi acuta.
Le persone che lavorano nelle strutture
mediche sono le prime maglie della catena
della sorveglianza. Hanno infatti la
responsabilità di segnalare ogni caso di arto
floscio, senza vita in ragazzi fino ai quindici
anni. Gli impiegati della sanità pubblica poi,
periodicamente, visitano le comunità ad alto
rischio per cercare nuovi casi di polio.
Nelle aree dove gli operatori sanitari non
sono sufficienti, ci si appoggia al lavoro di
sorveglianza svolto da farmacisti, guaritori
tradizionali e leader religiosi. In queste zone
vi è una forte campagna visiva con poster
per sensibilizzare la popolazione
al riconoscimento delle paralisi e
alla sua segnalazione.
TRACKING
Prelievo campioni di feci per le analisi.
Dove vi sono casi sospetti di polio il dottore
esegue un esame completo per determinare se
il paziente ha arti paralizzati o altre sintomi del
virus paralitico. Diversi disturbi possono provo-
care delle paralisi flaccide, perciò tutti i bam-
bini con arti senza vita devono ricevere l’esito
dell’esame dei loro campioni entro 48 ore dalla
comparsa della paralisi. Questi devono essere
prelevati tra le prime 48 ore per prevenire ogni
possibile mutazione dell’escrescenza del virus.
Notizia di un bambino
con arto paralizzato.
Due campi
di feci a 2
ore di dist
1...,30,31,32,33,34,35,36,37,38,39 41,42,43,44,45,46,47,48,49,50,...70
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