Rivista Rotary | Giugno 2016 - page 55

dovrebbe essere espressa con maggiore determinazione, sia
dagli stati musulmani, sia soprattutto dalla società civile,
dai movimenti religiosi e dal vasto mondo delle moschee.
Soltanto cosi può scattare il processo di prosciugamento dei
tanti bacini, dove nascono e si sviluppano le idee di un Islam
radicale e violento e dove si alimentano odi e risentimenti
nei confronti di un Occidente nemico e colonizzatore ritenuto
amico dei cittadini arabi cristiani.
COSA CI RISERVA IL FUTURO?
Anche se la politica europea ha spostato la religione dalla sfe-
ra pubblica a quella privata, ricordiamoci che è stata proprio
la religione che ha garantito la coesione degli Stati europei.
Ci sono voluti proprio tre uomini per iniziare a risolvere secoli
di contrasti e lanciare l’idea di un’unione europea: De Gaulle
in Francia; De Gasperi in Italia; e Adenauer in Germania. Tre
uomini cristiani, per caso cattolici. Oggi il collante degli stati
europei è diventato l’economia e la finanza, mentre quello
degli stati arabi è la religione, un Islam che rimprovera i gio-
vani europei per il loro vuoto religioso.
È bene ricordarsi che l’Europa e il mondo arabo hanno in-
teressi comuni e complementari che vorrei evidenziare: la
garanzia delle forniture energetiche; lo sviluppo tecnologico
per promuovere l’economia araba nell’economia globale;
troppe ricchezze petrolifere in mano a pochi che frenano
lo sviluppo dell’innovazione e la formazione di una classe
media necessaria per la formazione di un inizio di democra-
zia; la soluzione dei rifugiati palestinesi e i loro discendenti
accatastati in campi bidonville senza diritti civili in paesi
già sovrappopolati; e l’analfabetismo dilagante. In sostanza:
stabilità, frontiere riconosciute, valori umani rispettati, classe
media formata senza dimenticare di dare voce alle nazioni
più deboli e più piccole, proteggendone gli interessi.
L’invecchiamento dell’età media europea attira i giovani
arabi in maggioranza musulmani provenienti da un contesto
sociale diversamente acculturato. Per creare una pacifica ac-
coglienza, non solo economica, dei nuovi arrivati nel territorio
nazionale è indispensabile creare le premesse affinché gli
immigrati aderiscano a un progetto culturale, di uguaglianza
dei cittadini davanti alle leggi, dei principi della religione
cristiana maggioritaria in Italia per sfatare i pregiudizi che
prevalgono tra di loro. Di pari passo la popolazione locale va
preparata alla convivenza con i nuovi cittadini. L’esperienza
insegna che l’integrazione e l’inclusione sono elementi indi-
spensabili per una convivenza proficua e duratura. Abbiamo
visto come i paesi del Nord Africa nei due secoli precedenti
si sono sviluppati grazie all’emigrazione di milioni di europei
che vi si erano insediati per alcune generazioni, purtroppo
senza integrarsi con la popolazione locale provocandone
l’espulsione.
Un altro fattore che favorisce la stabilità è lo scambio cultu-
rale e quello delle conoscenze tecnologiche tra le università
delle due rive del Mediterraneo. Questi scambi dovrebbero
favorire un ravvicinamento tra le forze lavorative, darebbero
la spinta per sviluppare gli immensi territori dell’Africa e
del Medio Oriente, procurando lavoro e ricchezza alla po-
polazione locale senza necessità di emigrare. Ogni laureato
africano che viene in Europa senza ritornare nel paese di
origine, che ha investito per la sua crescita e formazione,
rappresenta un danno economico difficilmente colmabile
dalle eventuali rimesse alla famiglia di origine. L’Unione
Europea ha i mezzi e le capacità necessarie per lanciare un
piano “economico culturale” che consenta agli africani di
non dover emigrare per sfamare le loro famiglie, evitando i
drammi della divisione del nucleo familiare causata dall’e-
migrazione. L’Unione Europea è un gigante economico e
finanziario che può far crescere le immense ricchezze delle
terre, la loro bellezza, le energie dei giovani, l’esperienza
della tecnologia, l’apporto umano, il tutto abbinato a scam-
bi per valorizzare le reciproche conoscenze. Un cammino
di lungo termine per ottenere una crescita solida, unita a
maggiori equità.
È auspicabile che il mondo arabo di cultura islamica accetti
le diversità religiose e di genere, aspirando a costruire, in-
sieme agli stati europei, le basi per creare un partenariato
a lungo termine. Naturalmente stabilità, sicurezza, precisi
accordi politici, coperture a livello internazionale, sono fat-
tori indispensabili per realizzare questi progetti. I rotariani
ambasciatori di pace hanno il potenziale umano per svolgere
il ruolo di creatori di un ponte per una pace duratura.
G
IUSEPPE
S
AMIR
E
ID
55 opinioni
OPINIONI
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