TESTIMONIANZE
57 testimonianze
INDICEL
IVIO
P
ARADISO
anni (se al 12% a livello internazionale), a livello nazionale
ammonta al 3,7% con variazioni nei diversi distretti tra un mi-
nimo dell’1,38% e un massimo del 7,39% (dati al 1/7/2016).
Nel nostro Distretto, al 30 novembre 2016, siamo al 2,14%.
Ora sulla presenza dei giovani, nella formulazione del
Regio-
nal Membership Plan
è stato proposto che ogni club coopti
almeno un rotaractiano o un ex allievo nell’anno.
Lei ha dedicato la sua vita professionale all’insegnamento
universitario. E conseguentemente, da Governatore, sta dan-
do priorità alla formazione rotariana, indispensabile per la
crescita nel Rotary, per qualità e consapevolezza dell’essere
rotariani.
Oltre le conoscenze sul Rotary, oggi necessitano abilità e com-
petenze nel saper fare Rotary. Fuori il Rotary è rappresentato
da quello che siamo noi rotariani, tra il pensiero e l’azione ci
siamo noi. La formazione è la capacità di far gruppo, di avere
la mente aperta al cambiamento e alla formazione continua
(cultura della formazione). E nell’ambito rotariano, che si po-
ne nell’ottica prioritaria e significativa del servire, è necessa-
rio avere conoscenze e competenze per migliorare e preparare
bene un progetto di servizio. “Il Rotary è il posto in cui non
importa chi sei, ma come puoi usare le tue conoscenze, capa-
cità e competenze per servire gli altri”.
Ai fini di costruire un anno di servizio di grande efficacia
e di importanti realizzazioni, che unisca all’eccellenza dei
nostri valori-guida adeguate e proficue pratiche operative, la
formazione dei dirigenti del Distretto, dei club e dei soci deve
caratterizzarsi, in un contesto di confronto e di interazione
comunicativa, da questo duplice obiettivo: acquisizione di
conoscenze, da una parte; e di competenze pratiche, organiz-
zative e strumentali, dall’altra (incluso l’uso di tutte le risorse
e dei servizi on-line che a tale proposito mette a disposizione
il RI). Inoltre, volendo riportare nel Rotary quei quattro pilastri
della formazione nel XXI secolo, di cui parla un significativo
rapporto internazionale presentato dalla Commissione Eu-
ropea presieduta da Jacques Delors, potremmo affermare
che bisogna: imparare a conoscere il Rotary; imparare a fare
Rotary; imparare a essere rotariani; imparare a vivere insieme,
anche tra rotariani.
Alla luce di quanto detto, che considerazione aggiunge all’en-
fasi presidenziale “mettersi al servizio del mondo affiliandosi
al Rotary”?
Ritengo che l’enfasi presidenziale rappresenti una sintesi dia-
lettica dove servizio e umanità ben si fondono e si coniugano
in quello che costituisce un contesto di riferimento significa-
tivo del Rotary e della sua azione. Rappresenta il passato, il
presente e il futuro del Rotary. È la continuità della sua storia:
“Mettersi al servizio dell’umanità è la pietra angolare del Ro-
tary sin dalla sua nascita, ed è rimasto il suo scopo principale
fino ad oggi” (John Germ).
Viviamo in un clima di veloce trasformazione, in cui è attuale l’in-
dicazione di Paul Harris: “il Rotary non si ferma, non può fermar-
si, perché il nostro è un mondo che cambia e noi dobbiamo cam-
biare con lui”. A suo parere, il Rotary come dovrebbe cambiare?
Oltre a una maggiore autonomia dei club per correlarli alla propria
comunità, a una maggiore flessibilità per tener conto del proprio
effettivo e al favorire, come già detto, lo sviluppo di un effettivo
qualificato rispetto alla collettività locale, diversificato, giovane e
aperto alle donne, “ulteriore innovazione” del Rotary è un’altra
delle linee-guida del Consiglio di Legislazione di Chicago 2016.
Nel senso che viviamo in una società globale e complessa e in un
clima di veloce trasformazione, per cui non possiamo restare a
guardare, ma dobbiamo essere interpreti virtuosi del presente, co-
me si evince dall’indicazione di Paul Harris. Per continuare a pro-
sperare il Rotary, i suoi soci dovranno dunque affrontare le sfide
e le opportunità del presente e del futuro. Ma quando si parla di
cambiamento non si deve fare riferimento a quelli che sono i valo-
ri fondanti della nostra organizzazione quali l’amicizia, l’integrità,
la diversità, il servizio e la leadership, che restano universali, ma
all’adeguare e contestualizzare strutture e modalità operative
a questo cambiamento. Incrementare l’immagine pubblica del
Rotary attraverso un marketing entusiastico e di successo che
spieghi chi siamo e le cose straordinarie che facciamo. Rafforzare
tale immagine con una progettualità che vada incontro ai bisogni
e alle problematiche della società di oggi e dei nostri territori, già
evidenziati in precedenza, il tutto in una prospettiva che vede noi
rotariani protagonisti in prima persona come “cittadini dal locale
al globale”.