

Steve McCurry non scappa davanti al pericolo. Tira fuori il co-
raggio, prevede i rischi e ci si butta. Ha visto cose che noi non
possiamo nemmeno immaginare se non avessimo la prova del-
le sue foto scioccanti: immagini catturate con la sua macchina
fotografica che avanzano dalle armi di insorgenti mujahedin
che combattono contro l’invasione sovietica in Afghanistan, o
la sua macchina fotografica tenuta sulla testa mentre è immer-
so nei monsoni dell’India. Ha affrontato il fumo tossico mentre
faceva la cronaca di un’area petrolifera in fiamme nel Kuwait,
e dopo aver fotografato il crollo delle Torri Gemelle dal tetto del
suo appartamento al
Greenwich Village
, è corso il più veloce
possibile verso chissà cosa al punto di impatto.
Nonostante gli orrori che ha visto, “niente ha piegato la mia
fede nello spirito umano o in un’inaspettata gentilezza uma-
na”, ha scritto nella prefazione del suo libro Le storie dietro le
fotografie del 2013. Questo spirito è evidente nelle persuasive
immagini di vita quotidiana che ha catturato in tutto il mondo,
dal Bangladesh allo Yemen. McCurry è conosciuto soprattutto
per i suoi ritratti rivelatori. Tra questi ricordiamo quello apparso
sulla copertina del “National Geographic” nel 1985 divenuto
una delle più celebri fotografie di tutti i tempi: Ragazza afga-
na, con quel suo sguardo tormentato.
Il suo lavoro in Afghanistan gli ha aperto gli occhi sui bisogni
dei bambini del posto, in particolare delle bambine. Questo ha
permesso a lui e a sua sorella di creare un’organizzazione no
profit, chiamata ImagineAsia, per aiutare sempre più bimbi.
Abbiamo chiesto a Steve McCurry di giudicare il nostro concor-
so fotografico 2017, condividendo la sua visione di fotografo
che mette luce sulle culture del mondo.
Julie Bain ha incontrato McCurry nel suo studio di New York City.
Come è diventato un fotografo professionista?
Ero un bambino atletico. Praticavo molti sport con gli altri
ragazzi, e ci arrampicavamo sugli alberi fino a sporgerci il più
in fuori possibile. Mi sentivo libero quando correvo ed esplo-
ravo quello che mi stava attorno. Già mio zio e mio padre si
STEVE McCURRY
Come mettere a fuoco il mondo
Il fotografo nomade ha trascorso la sua carriera catturando la varietà del genere umano.
INTERVISTA DI JULIE BAIN / SCATTI DI STEVE MCCURRY
27 photo contest
2017
Pagina di aperura: nel 1984, McCurry fotografò Sharbat Gula presso il campo profughi Nasir Bagh in Pakistan. Dopo che la fotografia apparve sulla copertina del
“National Geographic”, divenne una delle icone più famose del Novecento.