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IL ROTARY SUL TERRITORIO
Tito dell’italianità di Trieste - mi ammonì:
de Giuseppe, oggi hai avuto un grande
successo. Cerca di fartelo perdonare
!”
L’invito dell’illustre uomo politico, da al-
lora, ha fatto parte del bagaglio di ammo-
nimenti ai quali ho tentato di ispirarmi.
Spesso, ho ricordato l’episodio ai miei
collaboratori nell’università e nel Rotary
perché, nella vita, non si vince mai una
volta per sempre, anzi ogni prova diviene
più severa quando si sia già ottenuto un
successo. L’umiltà è costume di vita.
Paul Harris, il fondatore del Rotary, fu
presago quando scrisse:” il mondo è in
continuo cambiamento, e noi Rotaria-
ni dobbiamo essere preparati a cam-
biare con esso”. Una conferma recente
l’ha offerto il Presidente Klinginsmith,
quando ha parlato di “venti di cambia-
mento”. Tu che da anni vivi lo spirito
del Rotary come filosofia di vita e di
professione, ti sei certamente ispirato -
e tuttora ti ispiri - a questi immutabili
princìpi?
Il monito del nostro Fondatore sulla ne-
cessità per i Rotariani di prepararsi ai
cambiamenti, ai suoi tempi rapidi, oggi
travolgenti - come la riflessione del pre-
sidente Klinginsmith sui venti di cambia-
mento inarrestabili dovrebbero imporre
ai Rotariani una riflessione globale sul si-
gnificato della loro presenza nel mondo.
È fuori discussione che dobbiamo con-
tinuare, migliorandola ed estendendola,
nell’attività di solidarietà però, questo
oggi non basta più. Pur sapendo di af-
frontare una questione difficilmente so-
stenibile in una sintetica risposta ti dico,
che il Rotary dovrebbe approfondire la
netta distinzione che c’è tra politica e
partiti, traendone conseguenze operati-
ve. Certamente, il nostro sodalizio deve
continuare ad essere apartitico. Non può,
però, disinteressarsi della politica. Nelle
finalità rotariane c’è libertà, democrazia,
dignità dell’uomo, pace. In varie aree ge-
ografiche omogenee tali principi o sono
in difficoltà o possono essere ancora più
meglio sviluppati al servizio dell’uomo.
Se ci sono aree geografiche con proble-
mi comuni perché non approfondire le
questioni, sotto l’aspetto culturale per
porle, poi, con l’autorevolezza del Rota-
ry all’attenzione dell’opinione pubblica?
È ovvio che la scelta delle modalità per
raggiungere gli obiettivi riguardano i par-
titi, ma cosa diversa è studiare i problemi
e mantenere vivo l’interesse dell’opinio-
ne pubblica. Faccio un esempio. Gli stati
uniti d’Europa, sostenuti da Adenauer,
De Gasperi, Schuman, sembravano or-
mai avviati quando la Francia, nel 1954,
bloccò tutto impedendo la nascita della
Comunità Europea di Difesa che rappre-
sentava il primo passo concreto. In con-
seguenza, invece dell’unione europea
politica, abbiamo avuto soltanto un’u-
nione economica che, oggi, dimostra i
limiti. L’euro, infatti, è in crisi soprattutto
perché è l’unica moneta a non avere uno
Stato di riferimento. Perché non parlarne
nei distretti europei del Rotary, ma non
in una conversazione, sebbene come
tema dell’ anno così da richiamare l’at-
tenzione della cultura e dei cittadini su
un argomento dal quale dipende il futuro
e il ruolo dell’Europa nel mondo? È sol-
tanto un esempio.
Cerca di scoprire il disegno che sei
chiamato ad essere, poi mettiti con pas-
sione a realizzarlo nella vita”. Così dis-
se, anni fa, M. Luter King.
Questa volta, la risposta sarà brevissima
per non superare i limiti che mi hai po-
sto. Per tentare di essere utili a se stessi
ed agli altri, occorrono idee e perseve-
ranza, che non si trasformino, però, in
cocciutaggine. La disponibilità a cambia-
re, dopo severe verifiche e confronti im-
pegnativi con i collaboratori, è doverosa.
Portare avanti un progetto significa par-
lare e discutere con collaboratori oppor-
tunamente scelti, ai quali vanno affidati
precisi compiti. Così, l’associazionismo
diventa palestra di formazione e fa matu-
rare nuovi leaders. La partecipazione di
tutti impedisce, poi, critiche sterili.
Da convinto Rotariano, sai che finalità
essenziali del Rotary sono l’amicizia e
la solidarietà. Nell’espletamento della
tua professione quale sentimento ti ha
mosso verso coloro che ti chiedevano
consigli? Perché professionalità e rota-
rianità hanno una sola finale identità:
l’etica perché nel mondo si diffonda un
salutare profumo di umanità. Non ti
pare, Giorgio?
Avrò certamente commesso errori, ma
ho sempre tentato di ispirarmi ai prin-
cipi in cui ho creduto. Molto tempo fa
Fanfani, in un incontro con i giovani,
osservando mie incertezze sulle scelte
da compiere, mi consigliò, nell’indeci-
sione, di ispirarmi ai principi. Da allora,
mi sono attenuto a quel consiglio. Ormai,
alla mia età, due constatazioni rendono
un po’ meno severo l’esame di coscienza:
sapere di avere nella scuola, nella pub-
blica amministrazione, nel volontariato e
nella politica tanti amici, ai quali ho chie-
sto lealtà mai gratitudine, ed avversari,
che non ho considerato nemici, dai quali
spesso ricevo ancora oggi attestazioni di
stima.
Q
Chi è Giorgio de Giuseppe
Avvocato, docente di istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Lecce, provveditore agli studi di Lec-
ce. Dal 28 maggio 2010 è difensore civico della Provincia di Lecce. Politico democristiano, ha ricoperto
numerosi incarichi nella sua lunga militanza politica. Delegato Provinciale e Regionale del Movimento
Giovanile della Democrazia Cristiana, fu eletto Segretario Provinciale della D.C. nel 1968. Venne eletto
Senatore della Repubblica per sei legislature, dal 1972 al 1994. Quando scomparve la Democrazia Cri-
stiana si ritirò volontariamente dalla politica. Presidente del gruppo parlamentare dei senatori della D.C.
dal 1980 al 1983; Vice presidente Vicario del Senato per tre legislature dal 1983 al 1994; Presidente
della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla dignità e la codizione sociale dell’anziano, istituita dal
Senato nel 1989. La relazione conclusiva venne votata all’unanimità. È Presidente dell’Associazione per
gli Scambi Culturali ed Economici tra l’Italia e la Repubblica di Corea; è insignito, motu proprio del Pre-
sidente della Repubblica, dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana.
È autore dell’opera “Una vita non basta” Ricordi politici dell’Italia Repubblicana 1953-1994, Congedo
Editore, 2008.
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