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ROTARY SUL TERRITORIO
Gli ospiti con il Governatore Bruno Maraschin
l’ìmpegno a riconoscere il valore delle
autonomie , il senso della appartenenza,
l’importanza delle tradizioni da coltiva-
re e preservare. Il tema dell’incontro,
svoltosi prima con un convegno al “Gril-
lo Parlante” di Asiago, poi con la con-
viviale all’hotel Gaarten di Gallio, con
rappresentanze di Club Rotary di tutta
Italia. L’anteprima culturale ha visto la
partecipazione di illustri relatori, il prof.
Giovanni Luigi Fontana, Direttore del
Dipartimento di Storia dell’Università
di Padova, il prof. Sergio Bonato, Pre-
sidente dell’Istituto di Cultura Cimbra,
l’avv. Ivone Cacciavillani, esperto di Di-
ritto Amministrativo, mons. Pierantonio
Gios docente alla Facoltà Teologica del
Triveneto, Galliano Rosset, ricercatore
della storia di Venezia e rilevatore delle
presenze marmoree marciane nel Vicen-
tino, per approfondire il tema del rap-
porto tra la Repubblica di Venezia e la
Spettabile Reggenza dei Sette Comuni.
Si è discusso a lungo di tensioni, conflit-
ti, compromessi, del valore della lingua,
della natura, della storia e della narra-
zione delle genti e delle loro tradizioni
che ad Asiago hanno avuto un grande
interprete nello scrittore Mario Rigoni
Stern). E’ stato ricordato così come già
nel 1310 l’altopiano si fosse costituito,
tre i primi in Italia, in “Spettabile Reg-
genza”, la Federazione dei Sette Comu-
ni, la più antica della storia dopo la Con-
federazione Elvetica. Pietro Gradenigo
era allora il 49. doge della Serenissima.
Nel giugno di quell’anno una pericolosis-
sima congiura mina il potere del doge,
già scosso dalla sconfitta - l’anno prima -
di Castel Tebaldo. I Dandolo, Giustinian,
Michiel, Bajamonte Tiepolo, genero di
Marco Quercini organizzano l’assalto al
palazzo Ducale che svanisce per cause
fortuite. Il vessillifero del gruppo che
sta per entrare in piazza dalle Mercerie,
cade improvvisamente a terra, morto. E’
lo scompiglio e la fuga disordinata degli
arditi congiurati verso Rialto (per pro-
teggersi la fuga distruggeranno il pon-
te!). Cos’era capitato? Semplicemente
che una popolana (la vecia del morter),
aperta improvvisamente una finestra,
aveva fatto cadere sul capo del vessilli-
fero un mortaio riposto sul davanzale.
Verrà gratificata dal doge. In quell’anno,
che vede giungere a Venezia anche i pri-
mi setaioli da Lucca per aprire le prime
aziende seriche, dopo la congiura, vedrà
nascere quello che diventerà poi il po-
tentissimo e temutissimo “Consiglio dei
Dieci”. Francesco Caldogno, colonnello
della Milizia, nella sua relazione alla Se-
renissima, al doge Marino Grimani, su
“Alpi Vicentine e de’ paesi e popoli loro”
- 1598 - fornisce per la prima volta docu-
mentata, una attenta analisi del territo-
rio montano e dei suoi sette comuni che
già avevano innalzato templi alla loro
fede in San Matteo.
La storia di Asiago, in verità, risale al 971
ma cenni li troviamo ancora seguendo
le tracce di caio Maio, dei Cimbri, del-
le trippe Westfaliane al seguito di Carlo
Magno, in precedenza.
C’è un documento dell’imperatore Ro-
dolfo di Borgogna che attesta la donazio-
ne di queste terre al Vescovo Silicone di
Padova, fatto già ai tempi di Berengario.
Dopo le incursioni di Ezzelino e il pas-
saggio alla “repubblica” di Vicenza nel
1310 nasce la “Spettabile Reggenza dei
Sette Comuni” che durerà fino al 1807.
Nel 1404 la Reggenza fece atto di sotto-
missione a Venezia, di “Spontanea de-
dicazione alla Repubblica Veneta”, fatti
salvi privilegi e franchigie esistenti e già
rispettati dagli Scaligeri (1357) e da Gian
Galeazzo Visconti (1399).
Brani di storia, curiosità di un passato
remoto, il desiderio di una autonomia
che oggi assume contorni più sfumati
ma non meno essenziali per preservare
un territorio, per coltivarne la memoria,
soprattutto per disegnare i tratti di uno
sviluppo futuro che non può non trovare
i Rotariani partecipi ed attivi protago-
nisti nel loro sforzo alla produzione di
eccellenza in tutti i rispettivi campi pro-
fessionali.
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