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ROTARY
marzo 2013
INCONTRI
Fa parte dell’American Bar Association (Albo degli Avvocati de-
gli USA) ed è abilitato al patrocinio davanti alla Corte Suprema
degli Stati Uniti. Nel 2007, è andato in pensione col titolo di
presidente dell’University of Oklahoma Foundation Inc., dopo
tanti anni di servizio. Lui e sua moglie Jetta hanno due figlie
e tre nipoti.
In che modo è cresciuto il Suo coinvolgimento col Rotary, e
aveva mai pensato a un possibile incarico come Presidente
del RI?
Io mi sono quasi dimesso un anno e mezzo dopo essere entrato
nel Rotary Club di Norman. Dicevo di non avere nessuna ragio-
ne per andare alle riunioni. Si trattava sempre di una riunione
a pranzo, e conoscevo già tutti i soci grazie al mio lavoro presso
la University of Oklahoma Foundation. Pensavo si trattasse di
una perdita di tempo di due ore il giovedì; il mangiare non
era buono, e a volte neanche i programmi erano interessanti,
e non c’era niente che mi facesse venir voglia di andare. Ma
il presidente di club entrante mi chiese di presiedere la com-
missione Fondazione Rotary, che era un argomento scottante
per me. Dopodiché, venni eletto presidente di club per l’anno
1983-1984. Io dissi che c’erano candidati più qualificati, ma
venni eletto lo stesso.
Poi sono andato al Congresso internazionale di Toronto. Mi
ricordo di essere andato al Royal York Hotel, in una sala un
po’ più grande di questa, e davanti a me, c’era il presidente
eletto del Rotary, Bill Skelton, ma io non avevo il coraggio di
presentarmi. Ma nel tempo ho conosciuto personalmente Bill,
e adesso siamo amici stretti. Due anni dopo, sono stato scelto
come governatore distrettuale, ma anche quella volta avevo
quasi rifiutato l’incarico. C’era stato uno scandalo finanziario
che aveva coinvolto il presidente della fondazione di un’altra
università, anche lui Rotariano, e i media avevano incolpato la
University of Oklahoma Foundation per semplice appartenenza
associativa. Il 30 giugno 1987, alle ore 22:00, due ore prima
di diventare ufficialmente governatore distrettuale, avevo quasi
afferrato il telefono, pronto a dichiarare di non poter assumere
l’incarico. Sono rimasto col dito sulla tastiera telefonica per
quasi 30 minuti, ma non feci mai quella chiamata. Quella è
la cosa migliore che abbia mai fatto. Sono stato Consigliere RI
dal 1998 al 2000, dopodiché, il Past Presidente RI Jim Lacy
mi confidò di avere suggerito il mio nome come Presidente.
Quella è stata la prima volta in cui ho pensato all’incarico.
Ho pensato: “Se Jim ritiene che io possa assumere l’incarico,
allora penso anch’io di poter svolgere il lavoro”.
Qual è la prima cosa nel Suo elenco delle cose da fare?
Far alzare i Rotariani dalla loro sedia e coinvolgerli. È arrivato
il momento di spingere in avanti quest’organizzazione. Sto
proprio insistendo su questo coi miei governatori. Dobbiamo
guidare dando l’esempio. Il tema che ho scelto è: Vivere il
Rotary, Cambiare vite. Se vivi veramente il Rotary, questo ti
cambia completamente la vita. Non si può farne a meno. Fa-
cendosi coinvolgere, si possono cambiare molte vite, e non può
che essere così. Non riesco neanche a immaginare quante vite
sono state cambiate e influenzate dai Rotariani nel corso degli
anni, ma la vita che cambierà più di tutte le altre è la propria.
Occorrono tante doti per essere dei leader del Rotary. Quali
sono quelle meno disponibili?
In un certo senso, la fiducia, cioè essere fiduciosi che “quello
che faccio farà davvero la differenza”. Io ritengo che i Rotariani
temano il successo. E io sto cercando di fare qualcosa a propo-
sito. Io ripeto questo molto spesso dal palco: “L’effettivo non
è il mio problema, è il problema di John; ma John pensa che
non sia il suo problema, ma che il problema è di Linda, mentre
Linda pensa che si tratti del problema di Larry”. In realtà, è il
problema di tutti noi. Dobbiamo trasmettere il messaggio, dai
governatori fino ai soci dei club. Ciò non significa che tutti i
Rotariani hanno le doti di leadership necessarie, ma tutti han-
no la responsabilità di condividere quello che hanno ricevuto
con gli altri membri della comunità.
Ron Burton con la moglie Jetta
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