17 incontri
INCONTRI
Ogni presidente svolge l’incarico solo per 12 mesi. Quanto può
fare, in senso positivo e negativo, una persona in quel periodo
di tempo?
Ritengo che una persona non possa fare troppi danni a causa
del modo in cui è strutturata l’organizzazione. Esiste un Con-
siglio centrale e ci sono 34.000 club autonomi, e tutto ciò
probabilmente rappresenta la migliore polizza assicurativa del
mondo, perché molti dei club, sia che vogliamo ammetterlo o
meno, sono inconsapevoli di quello che succede a Evanston.
Sebbene queste siano connotazioni negative, ve ne possono
essere anche di positive. E io credo che non ci sia nessuno che
arriva a quel livello con l’intenzione di fare danni all’organiz-
zazione. Ma ritengo anche che si possa fare molto bene, e mi
auguro che il mio messaggio entusiasmi le persone sulla loro
affiliazione e li sproni a condividere l’entusiasmo con gli altri.
Il Rotary punta molto sull’affiatamento. Qual è l’intensità di
conflitto tra soci compatibile col sodalizio?
Beh, questa è una domanda tosta. Ci sono questioni religiose,
che sono difficili da affrontare, e questioni politiche, che sono
quelle che causano maggiori divisioni. Agli Institute, ho notato
fazioni religiose che sono scettiche, ma il fatto che stiano man-
giando insieme e stiano bene in compagnia dimostra quello
che il Rotary può realizzare.
Qual è il compromesso o aggiustamento più difficile da mette-
re in atto a causa di quest’incarico?
Trovare il giusto equilibrio tra quello che si può fare e il tempo
limitato a disposizione. I Rotariani si aspettano molto dal loro
presidente, non si tratta di me personalmente, ma si tratta del
mito dell’incarico, e me ne rendo conto. I Rotariani devono
capire che, anche se uno desidera visitare tutti coloro che lo
hanno invitato, il tempo disponibile è quello che è. È meglio
visitare il Brasile o l’Egitto? Che cosa porta più beneficio
all’organizzazione? Decidere come riuscire a elevare il livello
del Rotary International e avere il massimo impatto, quella è
la vera sfida.
Esistono delle aspettative pertinenti a quest’incarico che Lei
vorrebbe cambiare?
L’incarico è di essere il più grande capo tifoso e trasmettere
il messaggio alle persone più importanti dell’organizzazione: i
semplici Rotariani. Ritengo che tutto accada al livello di club.
Il Rotary International non è altro che un’associazione di Rota-
ry club. Dobbiamo essere quanto più possibile a disposizione,
rendendoci anche conto che non saremo in grado di soddisfare
tutti.
Io ritengo che il nostro lavoro sia di mantenere vivo il mito.
Si tratta di un posto speciale. Venire qui, fare il tour guidato
dell’edificio, entrare nell’ufficio del Presidente, è come quando
ho visto Bill Skelton a Toronto. Dobbiamo preservare quella
sensazione, a prescindere da chi è seduto qui.
Alcuni Rotariani, soprattutto i giovani, sono restii ad accettare
alcune tradizioni. Ne esiste qualcuna che La infastidisce?
Potrebbe indicarle?
A me personalmente non piacciono le multe. Mi rendo conto
che sono accettate nei club ben stabiliti, e si raccolgono molti
fondi in questo modo. Ma se qualcuno provasse ad applicarle
nel mio club, lo sbatterebbero fuori. Inoltre, penso che dobbia-
mo essere più flessibili con le classificazioni. Ciò non significa
che dobbiamo far entrare tutti, ma che ci sono persone qua-
lificate che dovremmo provare a raggiungere. Ritengo che le
battute sessiste siano scorrette. Purtroppo, in alcune parti del
mondo, esiste ancora molto sessismo. Sono trascorsi 26 anni
da quando il Rotary ha aperto le sue porte alle donne, ma solo
il 18 percento del nostro effettivo è composto da donne. Cosa
c’è che non va con queste cifre? Inoltre, il razzismo è una que-
stione preoccupante. Dobbiamo essere più inclusivi piuttosto
che esclusivi. Queste sono le cose he mi danno fastidio.
Rifacendoci a Will Rogers [NdT: noto umorista, attore e gior-
nalista statunitense] ha mai incontrato un Rotariano che non
Le è piaciuto?
1...,9,10,11,12,13,14,15,16,17,18 20,21,22,23,24,25,26,27,28,29,...68