Rotary | Dicembre 2013 - page 39

39 obiettivi del millennio
anche le situazioni di povertà. Infine, esiste una sufficiente
evidenza empirica che dimostra che investimenti nelle aree
rurali e svantaggiate possono avere rendimenti simili od anche
più alti degli investimenti effettuati nelle aree a più alto poten-
ziale ed hanno sicuramente un impatto più alto sulla sicurezza
alimentare e sulla riduzione della povertà. In questo quadro si
rende necessario un ripensamento del modello di crescita e il
modello territoriale, ponendo l’accento su interventi pubblici
mirati volti a creare infrastrutture nelle aree rurali che permet-
tano ai piccoli produttori ed imprenditori rurali di accedere ai
servizi finanziari (credito) e sociali (istruzione, salute), così co-
me ad altri beni importanti per la crescita come l’elettricità, le
tecnologie di comunicazione, le strade, fornisce un’alternativa
credibile al modello di crescita delle agglomerazioni urbane.
La sfida che i paesi devono affrontare pertanto è una ridistri-
buzione degli investimenti pubblici a favore delle aree rurali e
più svantaggiate.
In terzo luogo, i governi, con l’appoggio della comunità inter-
nazionale, devono aumentare gli sforzi per introdurre sistemi
di ammortizzatori sociali per proteggere le fasce di popolazio-
ne più vulnerabili, spesso localizzate nelle aree rurali e nelle
aree più svantaggiate. Si stima che oggi, soltanto il 20%
della popolazione mondiale abbia accesso a qualche forma
di protezione sociale. La maggioranza di questa popolazione
vive nelle aree urbane e lavora nel settore formale. L’efficacia
dei vari strumenti di protezione sociale nelle aree rurali e più
svantaggiate è stata ampiamente dimostrata nei paesi che li
hanno introdotti, a cominciare dal Messico e dal Brasile dove
hanno sortito effetti significativi sulla riduzione della povertà
e sulla sicurezza alimentare.
Infine, l’approccio territoriale permette di affrontare meglio
le ripercussioni degli effetti climatici sulla sicurezza alimen-
tare, in quanto gli effetti dei cambiamenti in corso si distri-
buiranno in modo irregolare e dipenderanno dalle condizioni
socio-economiche delle aree geografiche interessate. Ancora
una volta le aree rurali sono generalmente meno resilienti
agli shock e stress climatici. Pertanto anche in questo caso
si rendono necessari interventi mirati e territorializzati sia per
prevenire e mitigare gli impatti che per adattare le condizioni
di produzione ai cambiamenti climatici.
La territorializzazione delle politiche richiede inoltre che i
paesi si attrezzino con sistemi di informazione territorializ-
zati che consentano di monitorare l’impatto delle politiche
sulle dinamiche socio-economiche dei territori. Nei paesi
dell’OCSE questo viene fatto da alcuni decenni ed iniziative
sono in corso per introdurre questi sistemi anche nei paesi
in via di sviluppo. Sistemi informativi efficienti permettono
una migliore informazione in merito ai processi decisionali,
ne aumentano la trasparenza, la responsabilità rispetto alle
decisioni prese, la misurazione dei risultati raggiunti e, so-
prattutto nelle aree rurali, di dare voce a popolazioni general-
mente poco rappresentate nei processi decisionali nazionali.
In tutte queste aree, ci sono opportunità considerevoli per la
cooperazione internazionale. I paesi in via di sviluppo hanno
bisogno di supporto alla formazione delle istituzioni governa-
tive a livello nazionale e decentrato responsabili per la raccol-
ta, l’organizzazione, la manutenzione dei sistemi informativi,
l’analisi e la formulazione delle politiche suddette. C’è anche
bisogno si fornire supporti agli agenti socio-economici coin-
volti in questi processi, a cominciare dagli agricoltori, dagli
imprenditori rurali, dalle comunità locali e dalle loro istitu-
zioni per incrementare la loro partecipazione attiva a questi
processi territorializzati.
Qual è la strategia della FAO per promuovere l’approccio ter-
ritoriale alle politiche di sicurezza alimentare e nutrizionale?
Nella nuova strategia adottata nel mese di luglio 2013 la FAO
pone un’attenzione particolare all’approccio territoriale, sot-
tolineando nel terzo obiettivo strategico, volto alla riduzione
della povertà rurale, che un approccio settoriale (sviluppo del
settore agricolo) non e’ sufficiente per ridurre la povertà né
l’insicurezza alimentare, e che la soluzione di questi problemi
richiede un approccio olistico ed integrato alle politiche di
sviluppo, capace di dinamizzare e diversificare l’economia
rurale tenendo conto delle specificità locali. In questo senso
la FAO concentrerà il suo supporto ai produttori agricoli e alle
comunità delle aree più svantaggiate per assicurare che lo
sviluppo agricolo si inquadri in uno sviluppo più ampio del
territorio, ponendo l’accento in particolare sulle infrastrutture
(strade, comunicazioni, energia, irrigazione, ecc.) e sui servizi
OBIETTIVI DEL MILLENNIO
/ COOPERAZIONE
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