Rotary | Giugno 2013 - page 58

OPINIONI
56
ROTARY
giugno 2013
FEDERICO WEBER
tra
Cristianesimo
e
Rotary
L’IMPEGNO DI UN SACERDOTE CATTOLICO IN UN CLUB “LAICO”
DI
G
IROLAMO
C
OTRONEO
Il “laicismo” del Rotary si presenta come libertà di pensiero,
come autonomia delle attività umane, come rifiuto delle ide-
ologie, dei pregiudizi, delle regole imposte dall’esterno, e non
come irreligiosità, agnosticismo e neppure anticlericalismo.
Federico Weber ne aveva parlato in un saggio dal titolo Cri-
stianesimo e Rotary, che iniziava con queste parole: «Gesù
Cristo non si è presentato come un pensatore, un moralista
o un riformatore religioso, nel senso abituale del termine.
Egli ha recato una vita nuova, ha operato una vera e propria
mutazione umana. Il centro di questa mutazione è la sua
stessa persona. Egli ha stabilito una sua stretta e compatta
solidarietà, una comunione sua con tutti gli uomini, e di tutti
gli uomini con lui». A queste forti parole, a questo radicale
convincimento, seguiva una sem-
plice proposizione che sembrava
chiudere ogni discorso: «Il Cri-
stianesimo è una fede e non una
filosofia, una determinata forma
di cultura e di civiltà»; vero è che
il Cristianesimo è soprattutto, an-
zi soltanto, una “fede”, ma è
una fede che non si risolve nel-
la pura contemplazione, in una
sorta di misticismo, ma chiede
agli uomini di agire, di operare
nel mondo per la realizzazione di
quei valori etici che aveva per la
prima volta introdotto nel mondo
e nella storia. Scriveva: «È dovere
eminentemente cristiano compiere ogni sforzo per fare di
questo nostro mondo, un mondo veramente umano, un mon-
do cioè in cui la giustizia, la pace, la solidarietà e la frater-
nità diventino quel che devono essere: universali. […] Che io
sappia, il Rotary non si ispira a nessuna metafisica esplicita.
Ma numerosi sono i suoi contatti col Cristianesimo. Primo di
essi il rispetto dell’uomo.
Insomma accetta gli altri, tutti gli altri, nella loro alterità». E
subito dopo aggiungeva: «È questo lo spirito del Rotary. Ciò
che cerca di fomentare e di realizzare […] non è tanto la sfe-
ra dei valori materiali, tecnici e culturali, quanto la sfera dei
valori umani etici. […] Sono questi valori e la loro attuazione
che definiscono il fine del Rotary e decidono se un’azione
possa chiamarsi autenticamente rotariana».
Non è facile riassumere o parafrasare i concetti da lui avan-
zati su questo e su altri problemi da lui inseriti nel dibattito
sul Rotary. In questa sua visione di un Rotary la cui forza è
soprattutto morale, che è prima
di ogni altra cosa impegno etico,
si ritrova tutto Federico Weber, il
quale legittimava la sua presenza
nel Rotary, e soprattutto la sua
azione rotariana, con queste paro-
le: «Quel che ho detto finora non
dà un quadro completo delle af-
finità tra Cristianesimo e Rotary,
ma è sufficiente per dimostrare
quanto un cristiano possa trovarsi
a suo agio nel Rotary e quanto il
Rotary possa essere stimolante
per lui. A sua volta un rotariano
può trovare nel Cristianesimo il
fondamento assoluto di quei prin-
cipi di verità, di rettitudine, di solidarietà, di vera fraternità
umana e quell’esigenza di servizio, che è il suo fine e il suo
motto». Federico Weber era anche un pensatore, un filosofo;
e i filosofi – quelli autentici come appunto, Federico Weber
RISPETTO È SENTIMENTO
E ATTEGGIAMENTO INNANZI A
UN VALOėE, E CONSEGUENTI STIMA,
ėIGUAėDO E DEFEėENZA.
L ROTAėY PONE COME SUO
PėINCIPIO CHE L’UOMO È
ėISPETTABILE E VA ėISPETTATO.
EėCIÒ IL ROTAėY,
ėISPETTANDO L’UOMO, ėISPETTA
NEGLI ALTėI, IN TUTTI GLI ALTėI,
LA LOėO PEėSONA, LA LOėO LIBEėTÀ.
UNQUE PEė PėINCIPIO ėISPETTA
ėELIGIONE E NAZIONE, CONVINZIONI E
IDEALI, ATTIVITÀ E PėOFESSIONI.
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