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ROTARY
maggio 2013
GRANDI TEMI
LA FILANTROPIA
IN ITALIA E IN EUROPA
DI
S
ILVIA
C
AMPISI
Ormai da diversi anni, la filantropia si è internazionalizzata.
Il suo ruolo nell’affrontare alcune problematiche sociali è
in evoluzione e gli strumenti a disposizione dei filantropi si
diversificano. Il suo posizionamento atipico, nel così detto
Terzo settore, nè settore pubblico, nè privato a scopo di lu-
cro, e la capacità di innovarsi permettono alla filantropia di
promuovere la sperimentazione in tutti i campi di interesse
generale, volti a migliorare il bene comune: sanità, educazio-
ne, cultura, ambiente, giusto per fare degli esempi.
Nel numero 11 di ROTARY del novembre 2011, veniva ri-
portato l’intervento di Luis Vicente Giay sul tema Rotary tra
Servizio e Filantropia. Giay sosteneva che il Rotary fosse il
precursore di un tipo di filantropia “democratica” nella quale
tutti collaborano perché in ognuno viene sollecitato il senso
di responsabilità verso il prossimo. Se un tempo il filantropo
era identificato con l’uomo facoltoso che donava somme di
denaro ai più bisognosi, oggi grazie anche al processo di glo-
balizzazione, ognuno di noi può decidere come e dove desti-
nare i propri fondi, cosa che vale anche per i grandi gruppi e
le imprese, seguendo i criteri di trasparenza e responsabilità.
Guadagnare e fare del bene è possibile. Anzi quasi neces-
sario in tempo di crisi economica. Nel mondo anglosassone
è un’abitudine occuparsi di filantropia a qualsiasi livello. In
Italia al contrario passare dalle parole ai fatti si dimostra an-
cora difficile. Ciò che occorre è un cambio di mentalità che
diffonda un concetto di filantropia sul modello di Bill Gates
o di Paul Newman. Quest’ultimo ha creato «The hole in the
wall» progettando e costruendo dagli Stati Uniti a Israele,
dal Sudafrica al Costarica e anche nella nostra Toscana (dal
1987) campi estivi chiamati Dynamo Camp. Sono super at-
trezzati, e hanno ospitato gratuitamente centomila bambini
con patologie gravi.
Per essere filantropi non basta mettere a disposizione il pro-
prio tempo o il proprio denaro: bisogna avere un progetto che
veda quel denaro realizzare delle cose concrete. Non dovreb-
be contare solo quanto si dà, ma soprattutto come e a chi.
In Italia esistono moltissime realtà che realizzano progetti e
supportano attività di solidarietà sia nel nostro paese, che
all’estero. L’obiettivo è quello favorire l’incrocio di esperienze
concrete di filantropia con i nuovi modelli imprenditoriali, il
tutto all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione.
La filantropia italiana ha una grande tradizione, che non
ha ancora numeri certi e chiari, e neanche un’associazione
che riunisca tutte le fondazioni. Un fenomeno interessante
è quello degli investimenti sociali, che si realizzano tramite
l’aiuto di paesi in via di sviluppo con finanziamenti verso
piccole e medie imprese locali.
Il mondo del non profit fa parte dell’economia reale e qualsia-
si cosa lo metta in difficoltà pesa molto sui beneficiari.
Fino agli inizi degli anni ’90 la filantropia istituzionale, intesa
come esistenza di soggetti impegnati esclusivamente nell’e-
rogazione di fondi, in Italia era un fenomeno già esistente
ma poco visibile, al contrario degli Stati Uniti (dove anche