Rivista Rotary | Ottobre 2015 - page 24

FOCUS
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ROTARY
ottobre 2015
Antonio Polito è vicedirettore del Corriere della Sera per la
redazione di Roma, dopo esserne stato editorialista. È stato
vice-direttore di Repubblica con Eugenio Scalfari ed Ezio
Mauro. È stato esponsabile dell'edizione on-line del quotidia-
no e corrispondente da Londra, prima di assumere la direzio-
ne de Il Riformista. Nel 2006 viene eletto con Democrazia
e Libertà-La Margherita nella circoscrizione Campania. Nel
2008 rifiuta di ricandidarsi al Senato tornando a dirigere
Il Riformista che aveva lasciato durante l'esperienza parla-
mentare. Nel 2014 gli viene attribuito il Premio Casalegno,
promosso fin dal 1980 dal Rotary Club Roma Nord Ovest,
con una votazione aperta a tutti i soci dei Rotary Club d’Italia
e con il patrocinio del Presidente della Repubblica.
Conosce bene il Rotary perché ha vinto il Premio Casale-
gno, intitolato a un giornalista che ha lasciato la vita per
testimoniare la professione. Porta quindi una “meda-
glia” che ricorda un martire del giornalismo. A sua volta
un’altra vittima, Anna Politkovskaja ha detto: “Certe
volte le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta
voce ciò che pensano”. Ecco quindi la prima domanda:
c’è ancora bisogno oggi di questi giornalisti martiri?
Beh, sembrerebbe di no. Nelle società aperte e nei sistemi li-
berali non c’è bisogno di giornalisti martiri. C’è comunque bi-
sogno di giornalisti, giornalisti liberi, giornalisti indipendenti.
L’essenza del giornalismo sta nel lavoro di mediazione tra il
potere e l’opinione pubblica. Nel senso che il giornalista ha il
dovere di rivelare quello che fa il potere all’opinione pubblica
e di conseguenza di far conoscere al potere quello che pensa
l’opinione pubblica. Questa funzione è in crisi perché il si-
stema classico, direi novecentesco dell’informazione in cui
il giornalista assicurava questo tramite è stato sostituito da
un sistema sempre più di “conversazione” orizzontale dove
l’opinione pubblica non sposa più questa mediazione giorna-
listica anche perché i social media in particolare consentono
appunto di “conversare” direttamente con gli altri, superan-
do la funzione di mediazione del giornalismo tradizionale.
Ciononostante la funzione del giornalismo resta essenziale
nella società democratica anche con forme di sorveglianza. È
l’immagine del famoso cane da guardia o del faro acceso sul
potere, che naturalmente tende a chiudersi, a fare le cose in
segreto. E il giornalista è ancora chiamato ad aprire le porte.
Bisogna anche aggiungere una cosa: che questa funzione
civile la svolgono tutte le professioni, ognuna in un modo
diverso dall’altra. Far bene il proprio lavoro arricchisce la
società in cui si vive e soprattutto consente a chi fa bene di
IL VALORE TRASPARENZA
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Antonio Polito
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