Rivista Rotary | Ottobre 2015 - page 26

FOCUS
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ROTARY
ottobre 2015
queste professionalità e questi progetti non riescano a
fare massa critica per “forare” il muro dell’informazio-
ne, per incidere non solo nell’ambito delle professioni,
ma ancor più sull’evoluzione complessiva della società,
per avere un peso “politico”, anche se il Rotary non fa
politica nel senso stretto del termine.
Penso che una cosa molto importante sia promuovere le buo-
ne pratiche, diffondere principi di etica e di deontologia, far
conoscere i comportamenti virtuosi, capaci di influenzare il
buon andamento della società. La moltiplicazione dell’impe-
gno professionale nella vita civile è una delle grandi forze del
Rotary. E anche il suo contributo al bene pubblico, per essere
un punto di riferimento essenziale. In Italia abbiamo una spe-
cie di idolatria della politica. Crediamo che spetti a essa far
andare bene la società, mentre per molti aspetti è impotente.
Siamo in un Paese fortemente politicizzato. La tessera di
partito era un elemento costitutivo. E nel contempo abbiamo
anche una forte tendenza all’antipolitica. Le due parole nei
confronti della politica sono diffidenza e idolatria. In altri Pa-
esi, come Germania, Gran Bretagna, Francia questo rapporto
è meno teso. Idolatria della politica vuol dire che pretendia-
mo che solo la politica risolva i grandi problemi, mentre l’80
per cento dei problemi che abbiamo davanti possono essere
risolti soltanto dalla società stessa, a livelli più o meno alti,
dalla piccola alla grande comunità, alla comunità nazionale.
Gran parte della nostra crisi economica è figlia di una crisi
morale, anche di una crisi delle nascite, per esempio, di una
crisi della speranza, di una crisi del senso di responsabilità,
del principio di autorità che è profondamente entrato in crisi.
Sono tutte cose in cui la politica non conta. Essa può creare
un campo di gioco livellato, senza buche, salite e discese.
Qui invece giocano le professioni, il volontariato, proprio le
attività in cui opera il Rotary.
Lei ha fatto anche attività politica per non lungo tem-
po. Ne è scappato o l’ha lasciata per un evoluzione
naturale dei suoi interessi?
Sono scappato… Le dico la verità: sono scappato. E per due
ragioni. La prima, perché avvertivo un senso di impotenza
dell’agire politico. Il parlamento è molto cambiato. C’è una
crisi dovuta al fatto che ormai ci sono tre o quattro persone
che prendono le decisioni che poi di fatto i parlamenti se-
guono. È un dato strutturale che non dipende solamente dal
temperamento del capo. Il parlamento italiano non fa più
leggi, ma ratifica i decreti del governo. Il processo legislativo
e il dibattito parlamentare prescinde dal parlamento. Para-
dossalmente, nel parlamento che dovrebbe essere il luogo
della parola, non si parla. Tanto è vero che i parlamentari
vengono nominati più per scelta dei leader che da parte degli
elettori. La seconda cosa che mi ha turbato molto era che
cominciamo a sentire un atteggiamento e una diffidenza
nei confronti della politica anche un po’ violenta. Ho trovato
gente che mi apostrofava: “ma lei va in treno?...”, “ma dove
ha l’auto blu?...”. Ma, siccome venivo dalla professione e
nella professione credevo di aver costruito un’immagine, non
volevo perderla con un’immagine di potere. Per questo ho
lasciato la politica e sono tornato al giornalismo.
Il Rotary ha dei progetti di portata mondiale. Uno è
Polio Plus, l’altro in fase di avvio riguarda la vaccina-
zione contro il Papilloma Virus. Il primo, che ha quasi
debellato la poliomielite sulla Terra è stato sponsoriz-
zato anche da Bill Gates. La seconda malattia colpisce
molte donne. Eppure questi progetti non arrivano all’o-
pinione pubblica. Siamo dentro una spirale per cui le
buone notizie non fanno notizia. Si può rompere questa
spirale o è inesorabile?
Guardi che noi del Corriere della Sera abbiamo addirittura
messo su ormai da anni una sezione di buone notizie. Abbia-
mo un settimanale dedicato alla buone notizie e un canale
dedicato sull’on line. Ed è una cosa che addirittura in tutti i
giornali del mondo comincia ad accadere. Si è avvertita una
forte richiesta dei nostri lettori forse anche a causa degli
anni duri che abbiamo vissuto a partire della recessione che
hanno spinto l’opinione pubblica a cercare anche elementi di
speranza. E in secondo luogo anche perché i giornali hanno
esagerato nel presentare una sequenza di fatti traumatici e
negativi. E questo vale anche per i telegiornali. È vero che
nella visione classica è l’uomo che morde il cane e non il
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