Rivista Rotary | Ottobre 2015 - page 27

G
IANPIERO
G
AMALERI
cane che morde l’uomo, cioè l’evento eccezionale, fuori
dal comune, ma bisogna anche ammettere che ormai molte
buone notizie sono fuori dal comune, altrettanto straordina-
rie, e sono notizie positive. Io credo che ci sia una tendenza
crescente in tal senso. Naturalmente bisogna trasformarle
in storie perché quello che è fondamentale del modo in cui
l’opinione pubblica fruisce delle notizie è che arrivano molto
più facilmente se presentate in modo di storie, con un per-
sonaggio, con una faccia riconoscibile. Un ex giornalista con
cui avevo a che fare distingueva tra l’albero e la foresta. Noi
non dobbiamo descrivere la foresta, noi dobbiamo guardare
l’albero perché l’albero è molto vicino a te, mentre la foresta
è un concetto, una cosa astratta. Questo tipo di informazione
è nostro dovere farla meglio e di più.
Nel Rotary ci sono molti incontri che riguardano l’etica,
la legalità. C’è tanta buona volontà di parlare di questi
valori, di fare dei passi avanti. Ma queste parole, chiu-
se in se stesse, rischiano di essere un guscio vuoto.
Sì, tutti i concetti astratti rischiano di essere ripetuti all’infi-
nito, soprattutto se vengono contraddetti da pratiche diverse.
Nella nostra comunità nazionale si parla moltissimo di legali-
tà e si pratica molta illegalità. Per cui la gente rischia di non
crederci più. Però è anche vero che la funzione del Rotary
non è quella dell’evangelizzazione, una funzione pastorale.
Quello che invece suggerirei è di portare il più possibile que-
ste discussioni nel concreto. Voi per esempio avete fatto la
differenza in molti campi, come con Polio Plus, in qualche
modo aprite dei canali nel mondo reale nelle vostre riunioni.
Questi esempi potrebbero essere portati per diffondere, pro-
pagandare, testimoniare quei valori di etica e di legalità di
cui lei parlava. Perché è vero che non bisogna fermarsi a pa-
role vuote, ma è anche vero che abbiamo un enorme bisogno
di più etica e legalità nella nostra società perché ciò vuol dire
anche più giustizia, più giustizia sociale.
Si avverte una certa crisi dell’associazionismo. Anche
lei avverte che l’impegno a una certa gratuità della
propria azione rischia di venir meno di fronte alla pres-
sione del dio quattrino, degli interessi in gioco.
Io vedo soprattutto il rischio di un individualismo, di un’a-
tomizzazione, che è molto favorita dai social network che ci
illudono spesso di mettere in comunicazione molti atomi che
in realtà restano isolati. E il Rotary, come del resto – se posso
fare un paragone – l’acquisto del giornale alla mattina, la
“preghiera laica” cui faceva riferimento Hegel, comporta una
certa fatica. Vivere il Rotary significa uscire la sera, parteci-
pare, dare del tempo così come uscire la mattina per andare
a comprare il giornale. Tutti questi sforzi sono stati un po’
scavalcati, superati dalle nuove tecnologie che certamente
disegnano un mondo nuovo, un mondo in cui le persone si
mettono in relazione in maniera diversa. Io non credo che
questo riduca la volontà degli uomini di essere animali sociali
e quindi di collaborare l’uno con l’altro, di cooperare tra di lo-
ro, secondo i contenuti dell’associazionismo, ma certamente
rende sempre più difficile proseguire con le forme tradiziona-
li. E anche le associazioni più di successo come il Rotary do-
vrebbero cominciare a riflettere come immaginare occasioni e
momenti diversi. Perché la realtà davanti a noi dimostra che
c’è una grande spinta alle persone di mettersi insieme, a fare
le cose insieme, a mettere in piedi le campagne di pressione
dell’opinione pubblica, anche di lobbismo nel senso positivo
del termine. E quindi bisogna riuscire a combinare questi
modi nuovi con la spinta sociale alla cooperazione che nella
vocazione del Rotary.
27 Rotary e professionalità
ROTARY E PROFESSIONALITÀ
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