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IL SOCIAL BUSINESS
di assoluta inequità, per cui veri e propri
squali si impadronivano della vita della
povera gente, condizionandone ogni
scelta. Subito pensai di poter risolvere
il problema con i miei soldi e dopo aver
fatto una lista di 42 nomi e aver calcolato
il loro debito complessivo, pari a soli 27
dollari, ho messo i soldi nelle loro mani,
consentendogli di liberarsi dagli stroz-
zini. Rendendomi subito conto che se
con così poco avevo potuto restituire la
serenità a tante famiglie, sarebbe stato
utile impegnarsi per ottenere risultati
migliori.
Ha approcciato una banca per avvia-
re il progetto, senza riuscire a trovare
adeguata risposta. Come ha reagito?
La banca ha rifiutato, affermando di non
poter prestare soldi ai poveri. Dopo una
lunga discussione, mi sono offerto come
garante e così il ragionamento è stato più
facile. Il progetto è cresciuto di villaggio
in villaggio e poi ha preso il nome di Gra-
meen Bank. Ci concentriamo soprattutto
sulle donne: abbiamo valutato che i soldi
prestati alle donne hanno portato molto
di più alle loro famiglie, rispetto alle stes-
se quantità prestate agli uomini. E ora il
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per cento dei nostri interlocutori sono
donne.
Dove gli altri vedono una persona in-
digente, lei vede un imprenditore. Cosa
l’ha convinta che i vostri piccoli pre-
stiti, emessi senza garanzie, sarebbero
stati rimborsati?
Ho assunto il rischio. Ho pensato che
se la gente aveva accettato fino a quel
momento di pagare caro il valore dei
prestiti, avrebbe di buon grado accettato
di onorare il proprio debito a condizio-
ni di favore. Ho pensato “Proviamo”. E
ha funzionato. La fiducia è stata la mia
fortuna.
Come vede il credito, in relazione ai di-
ritti umani?
Il diritto al credito occupa un posto di
rilievo tra i diritti umani. Le Nazioni Uni-
te hanno sottoscritto molti diritti umani,
compreso il diritto all’alimentazione, a
un’esistenza libera e dignitosa, alla casa
e al lavoro. Credo che avere diritto al
credito sia davvero un punto fondamen-
tale di questa lista, il diritto di partenza
per poter conquistare gli altri. Qualcuno
sostiene che i poveri non siano solvibili.
Invece noi abbiamo dimostrato che sono
degni di ricevere credito. Due terzi della
popolazione mondiale non ha accesso al
credito, i sistemi finanziari non lo pre-
vedono. E questo è ingiusto, si tratta di
apartheid finanziaria.
Quali sono i limiti del microcredito?
Il vero limite è che non risolve ogni pro-
blema. Certamente il credito permette di
far emergere le proprie abilità, altrimenti
vincolate a quelle di altri. Dipendere da
qualcuno per far valere i propri diritti
fondamentali significa sopravvivere, non
vivere la propria vita, che invece si rea-
lizza nell’espressione del proprio talento
e della propria creatività.
Lei ha spesso separato l’economia rea-
le dalle tradizionali teorie economiche.
Crede che gli economisti passino troppo
tempo nelle aule?
Gli economisti partono dall’assunto
che tutti gli esseri umani abbiano come
obiettivo della vita di accumulare grandi
somme di denaro. Si tratta di un grosso-
lano errore. La mia tesi è che agli esseri
umani piaccia fare molte altre cose, oltre
ai soldi.
I modelli capitalistici di business che
pratichiamo oggi si basano sull’egoismo
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