ROTARY |
aprile 2012
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sazione di fare qualcosa per la propria
riaffermazione sociale. Significa ridare
indipendenza economica e psicologica,
restituire dignità.
Lei ha detto che un giorno la povertà
potrebbe essere conosciuta solo andan-
do a vedere una mostra in un museo.
E’ davvero così ottimista?
Sì. Sono convinto che sia possibile, at-
traverso gli Obiettivi di Sviluppo del Mil-
lennio delle Nazioni Unite. L’obiettivo
numero uno è quello di ridurre la pover-
tà e la fame. Dobbiamo impegnarci per
questo in ogni modo. Abbiamo bisogno
di fornire educazione, assistenza sanita-
ria e di avviare ovunque il microcredi-
to. Abbiamo bisogno di governi capaci.
Abbiamo bisogno di salvaguardare il
pianeta. Abbiamo bisogno di tutto. L’af-
fermazione che una sola di queste cose
posa risolvere il problema della povertà
non mi trova affatto d’accordo
Fate-
lo con gioia” è uno dei sette principi
scritti del concetto di Yunus per un
buon business sociale. Come si fa?
È necessario godere di ciò che si sta fa-
cendo. La gioia viene da dentro. E quan-
do ci si rende conto che esiste davvero,
si desidera rendere gli altri altrettanto
felici. È meraviglioso.
La Grameen ha vacillato un po’ con la
sua impresa tessile, Grameen Check.
Forse i suoi prodotti erano troppo co-
stosi per il mercato di massa? Pensa
che i tessuti controllati possano avere
un futuro nella moda degli stilisti?
Stiamo cercando di farlo. Quei tessuti
non sono costosi da produrre. Abbiamo
cercato di costruire un mercato interna-
zionale della domanda e non abbiamo
fatto la scela giusta. Ma nel frattempo,
i nostri prodotti si sono affermati in
Bangladesh. Tutti i giovani di quel paese
vogliono indossare Grameen, perché ri-
conoscono il valore del riconoscimento
e della dignità per i tessitori in Bangla-
desh, che producono a mano migliaia
di disegni in tutti i colori immaginabili.
Anche io, in questo momento, indosso
un prodotto tessile Grameen.
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