ROTARY |
marzo 2012
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D
i solito le donne rimango-
no al margine. Che sia in
Somalia o in Niger, sono esi-
tanti, preferiscono essere defi-
late mentre gli uomini parlano.
Con i bambini più piccoli ac-
coccolati sulla schiena e quelli
più grandi tenuti per mano, le
donne guardano, ascoltano,
volti curiosi che appaiono tra
la folla. Ma quasi sempre non
partecipano alla discussione.
Lo spazio pubblico è spazio
maschile.
Ho imparato che se voglio davvero ca-
pire quali sono le sfide che le donne de-
vono affrontare per sfamare le loro fa-
miglie, devo chiedere che sia fatto loro
spazio. L’ho potuto verificare in tutta
l’Africa nel corso della mia vita di opera-
trice umanitaria.
Di recente, nel piccolo comune di
Hamdara, in Myrriah, Niger, ho incon-
trato un gruppo di uomini che voleva
parlare di un progetto sostenuto dal
Programma Alimentare Mondiale. Con
un’organizzazione non governativa no-
stra partner, stiamo lavorando con la co-
munità locale per ripristinare le riserve
d’acqua in modo che le coltivazioni sia-
no irrigate e ci sia acqua per il bestiame.
Si tratta di piccoli passi per difendere le
popolazioni locali dagli effetti della sic-
cità e per creare meccanismi che raffor-
zino la sicurezza alimentare.
“Manca qualcuno”, dissi appena arrivata
al villaggio. “No, siamo tutti qui”, rispo-
sero gli uomini che mi circondavano.
“Ah, siete l’unico villaggio in Niger dove
ci sono solo uomini?”, chiesi.
All’inizio tutti risero, poi lentamente le
donne, sino a quel momento invisibili,
comparvero. Prima una, poi un’altra e
un’altra ancora, sino a quando era persi-
no difficile vedere gli uomini in mezzo a
così tante donne e bambini.
Come avviene quasi sempre, la discus-
sione iniziò tra le risate. Una donna oc-
cidentale tra loro, che fa tante domande,
è in fondo un bel modo per passare un
pomeriggio interessante. E poi gioca il
grande cameratismo che c’è sempre e un
modo di capirsi attraverso la condivisio-
ne di esperienze comuni: il pianto di un
bambino che ti tira da una parte, le con-
tinue richieste dei mariti. Che si arrivi
dal Canada o dal Niger o dalla Somalia,
la maternità è, in fondo, uguale ovunque.
Le donne cominciarono a raccontarmi
come avrebbero sfruttato i maggio-
ri approvvigionamenti d’acqua, come
pensavano di scavare dei canali per l’ir-
rigazione per poter coltivare insalata,
pomodori e carote in modo da rendere
la dieta più varia. Abbiamo deciso che
sarei tornata qualche mese più tardi per
DONNE
IN PRIMA
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di Denise Brown*
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