Rivista Rotary | Maggio 2014 - page 48

È stato detto, autorevolmente, che l’affiliazione è il punto
terminale di un percorso che tutti dobbiamo compiere. Nasce
dalla conoscenza e dalla consapevolezza dell’appartenenza a
un’Associazione fondata su forti valori per il conseguimento
degli ideali di pace e fratellanza universali. Si sviluppa nella
testimonianza di questa appartenenza. Si sostanzia nel sen-
tirsi parte di un processo. Si consolida nell’essere soggetto
attivo dello stesso.
Noi non apparteniamo a una semplice associazione benefica,
apparteniamo ad un’associazione che ha visto e vede nella
capacità di operare dei suoi soci il mezzo per dare un aiuto
al più debole, uno strumento finalizzato a determinare il mi-
glioramento di quell’epsilon infinitamente piccolo che fa la
differenza tra un mondo tragicamente chiuso su se stesso e
uno che, pur tra errori e omissioni, si impegna per creare una
realtà più giusta e più equa.
Vi deve essere chiara la percezione dell’appartenenza a un’as-
sociazione che, partendo da una forte radicazione sul territo-
rio, si riconnette in una trama estesa nel tempo e nello spazio,
che abbraccia città, regioni, distretti per costituire un unicum
a livello globale. Il Rotary International al di là di usi, costumi,
religioni, etnie, culture diverse è infatti capace di parlare la
stessa lingua e di coltivare gli stessi ideali integrando il locale
con il globale.
In questa realtà complessa, estesa in ogni parte del globo,
ogni socio rappresenta una risorsa unica e irripetibile, da tute-
lare e valorizzare. Ogni rotariano può e deve dare un suo con-
tributo, con le proprie specificità, con i propri connotati etici
e professionali, all’interno di quell’insieme di valori e idealità
che costituiscono l’asse portante ideologico e culturale del
nostro essere rotariani, sin dalla sua fondazione.
Se è poco credibile che in quel fatale 23 febbraio 1905 i
quattro amici fondatori (ricordiamolo: un ingegnere, un av-
vocato, un commerciante, un sarto; di religione protestante,
cattolica, ebrea) possano mai aver auto l’audacia di pensare
a una associazione diffusa sull’intero globo terrestre, così im-
portante da parlare con i “potenti” della terra; è però percepi-
bile che all’origine del loro agire ci fosse la consapevolezza di
una umanità isolata e sofferente, la necessità sentita di supe-
rare il proprio vivere quotidiano per rivolgersi anche agli altri.
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ROTARY
maggio 2014
OPINIONI
I primi quattro rotariani: Silvester Schiele,
Paul P. Harris, Hiram Shorey, and Gustavus
Loehr, scattata tra il 1905 e il 1912.
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