55  bambini di strada
        
        
          
            Chi sono?
          
        
        
          Una definizione classica li vorrebbe come quei bambini la cui quotidianità
        
        
          si svolge principalmente tra le strade delle grandi città, al di fuori di una
        
        
          famiglia o di una comunità pronta e capace di accudirla. Questa definizione,
        
        
          purtroppo, è diventata stretta e sarebbe ipocrita pensare che i bambini che si
        
        
          trovano a vagabondare per le vie delle città siano accomunati solo da un ab-
        
        
          bandono familiare. Il fattore comune che in realtà li unisce è l’essere nessuno
        
        
          davanti alla legge e il non avere futuro, tranne quello di cadere nel baratro
        
        
          della violenza. Questi milioni di bambini costretti a far della strada il proprio
        
        
          habitat di crescita provengono dal mercato degli schiavi, dallo sfruttamento
        
        
          minorile, dalle segregazioni razziali e sociali, dal turismo sessuale e dall’e-
        
        
          strema povertà ambientale che talvolta li rende merce di scambio.
        
        
          Rappresentano sfaccettature e lati della stessa medaglia, la violenza. Una
        
        
          violenza infame, perché perpetrata verso i componenti più deboli della so-
        
        
          cietà, i bambini, i più indifesi. Una violenza che si fa scudo del benessere
        
        
          acquisito per non mostrarsi per quella che è in realtà. Una violenza che disin-
        
        
          tegra il futuro d’intere generazioni. Una violenza che troppo spesso tendiamo
        
        
          a nascondere o a soffocare con mere distinzioni e terminologia tecnica per
        
        
          evitare di confrontarci con la nostra coscienza. E allora i ragazzi delle fogne
        
        
          di Bucarest non sono altro che dei giovani disadattati che sniffano colla, i
        
        
          niños de rua di Rio non sono altro che delle gang di poco di buono pronte ad
        
        
          aggredire i turisti indifesi, i bimbi di Korogocho non sono altro che bambini
        
        
          abbandonati dalle famiglie, le bambine thailandesi delle vittime indifese dei
        
        
          mercanti del sesso.
        
        
          Di fronte a tutto questo le possibilità sono solo due: pensare che le cose non
        
        
          si possano cambiare e legittimare così questo status oppure impegnarsi nel
        
        
          proprio piccolo a fare qualcosa, qualunque cosa che possa donare un futuro
        
        
          nuovo a questi bambini.
        
        
          Il Rotary, da tempo, ha deciso di percorrere la seconda strada e in questo
        
        
          dossier andremo a presentare dei “buoni esempi”. Non potrà mai essere un
        
        
          dossier completo ed esaustivo di cosa, in tutto il mondo rotariano, si stia
        
        
          facendo per cercare di arginare ed eliminare questa piaga che distrugge i
        
        
          sogni di milioni di bambini, ma vuole essere un approfondimento su un tema
        
        
          sempre attuale e importante per la società tutta. Il fil rouge sarà quindi l’in-
        
        
          seguire la libertà perduta di questi bambini, la perdita dei sogni e del futuro
        
        
          e l’adoperarsi di qualcuno per far sì che possano ritrovarli e costruirsi un
        
        
          domani migliore.
        
        
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