E già nella composizione di quella prima riunione ci sono gli
        
        
          elementi caratterizzanti che costituiranno la struttura portan-
        
        
          te del Rotary nei suoi valori di riferimento.
        
        
          Professionalità diverse (su cui si fonda ancora oggi l’ordina-
        
        
          mento organizzativo del sistema di cooptazione del Rotary);
        
        
          aconfessionalità (che è punto di forza del Rotary per poter par-
        
        
          lare a tutte le genti, indipendentemente dal credo religioso)
        
        
          ancorché essa sia stata all’origine di incomprensioni, anche
        
        
          gravi, all’interno del mondo cattolico dove l’above religions
        
        
          venne interpretato come “indifferentismo religioso”; detto
        
        
          per inciso e sottovoce: persino la preghiera del rotariano, a
        
        
          cominciare dalla sua iniziale invocazione “Dio di tutti i popoli
        
        
          della terra” sgombra il campo da ogni possibile equivoco di
        
        
          specifico riferimento a “una” religione per assumere i conno-
        
        
          tati di assoluta generalità, tant’è che essa può essere letta da
        
        
          un ebreo, come da un cristiano, da un islamico, ….e, cosa
        
        
          ancor più affascinante, da un laico;
        
        
          apartiticità (che non significa apoliticità, perché il Rotary si
        
        
          occupa e preoccupa della Polis, cioè della cosa pubblica, ma
        
        
          senza una visione ideologizzata della stessa);
        
        
          amicizia, quel rapporto particolare che si instaura tra persone
        
        
          animate da uno stesso progetto di azione che diventa progetto
        
        
          di vita (engage rotary – change lives, dice in nostro presidente
        
        
          internazionale Ron Burton).
        
        
          A ciò si aggiunse ben presto l’internazionalismo, cioè la ca-
        
        
          pacità di guardare oltre il proprio cortile, di finalizzare ogni
        
        
          azione in un’ottica più ampia.
        
        
          Tornando alla fondazione, per due anni sembra non accadere
        
        
          nulla; naturalmente è impressione del tutto errata... è la fase
        
        
          di gestazione, ma anche di turbolenze, nel corso delle quali
        
        
          si confrontano prospettive e idealità diverse, si consolidano
        
        
          principi, valori, idealità.
        
        
          Solo dopo il primo service a favore dei cittadini – i famosi ba-
        
        
          gni pubblici a Chicago del 1907 - la filosofia rotariana prende
        
        
          sostanza, entusiasma gli animi, e in un processo di celere
        
        
          autogenerazione si moltiplicano le fondazioni di nuovi Rotary
        
        
          Club. Solo alcuni numeri correlati ad altrettante date signi-
        
        
          ficative: nel 1908 nasce il secondo club (RC S.Francisco), i
        
        
          club diventano 15 nel 1910 (data di nascita dell’associazione
        
        
          centrale dei Rotary Club); nel 2012, con la fondazione dei RC
        
        
          di Winnipeg e di Londra, nasce anche il Rotary International.
        
        
          Ma è nella Convention di Portland nel 1911 (cioè prima
        
        
          ancora della nascita ufficiale del Rotary International) che
        
        
          viene fissato quel principio “He profits most who serves best”
        
        
          aggiornato nel 1950, nella Convention di Detroit, nel più
        
        
          sintetico ed efficace “Service above self”, che costituisce il
        
        
          fondamento dell’agire rotariano.
        
        
          E il percorso si completa con la Convention di Edimburgo del
        
        
          1921 in cui si definisce che “Obiettivo del Rotary è la Cultura
        
        
          della Pace”.
        
        
          Cultura della pace, da conseguire attraverso la realizzazione di
        
        
          progetti pensati e realizzati dai componenti dell’Associazione
        
        
          utilizzando le loro professionalità.
        
        
          Questo perché non c’è possibilità di pace in un mondo che
        
        
          – per cause certo non imputabili all’attuale generazione, o
        
        
          almeno non esclusivamente, ma di cui i contemporanei deb-
        
        
          bono farsi carico – veda l’uno affianco all’altro la ricchezza e
        
        
          lo spreco dei pochi contro la fame e la disperazione dei molti;
        
        
          non ci può essere pace in un mondo in cui c’è la consapevo-
        
        
          lezza che la fame, l’ignoranza, le malattie, non sono l’effetto
        
        
          di ineluttabili volontà superiori, ma il risultato di egoismi e di
        
        
          vecchie politiche e decisioni; non ci può essere pace in un
        
        
          mondo senza giustizia; non ci può essere pace in un mondo
        
        
          senza cultura.
        
        
          La cultura che genera la consapevolezza del proprio essere e
        
        
          delle proprie radici, la cultura motore di ogni progresso socia-
        
        
          le, tecnologico, economico. E il contributo del Rotary anche
        
        
          sul piano squisitamente culturale è stato grande nel tempo;
        
        
          direi tanto più grande quanto più gravi erano le situazioni
        
        
          di crisi del mondo, anticipando concetti e valori tesi a dare
        
        
          o restituire dignità e speranza a una umanità, disorientata,
        
        
          scoraggiata, offesa nei suoi valori.
        
        
          Al congresso dell’Avana nel 1940, nel pieno di una guerra
        
        
          senza pietà e senza quartiere, i rotariani elaborano i concetti
        
        
          fondamentali sulla dignità dell’Uomo e sulla sua libertà che
        
        
          divennero poi gli elementi costitutivi della Dichiarazione dei
        
        
          Diritti dell’Uomo (10 dicembre 1948); nel 1942 i rotariani
        
        
          britannici organizzano un convegno, sotto la presidenza del
        
        
          Presidente Internazionale Sidney, nel corso del quale vengono
        
        
          49  opinioni
        
        
          
            OPINIONI
          
        
        
          segue >