Rivista Rotary | Maggio 2014 - page 49

E già nella composizione di quella prima riunione ci sono gli
elementi caratterizzanti che costituiranno la struttura portan-
te del Rotary nei suoi valori di riferimento.
Professionalità diverse (su cui si fonda ancora oggi l’ordina-
mento organizzativo del sistema di cooptazione del Rotary);
aconfessionalità (che è punto di forza del Rotary per poter par-
lare a tutte le genti, indipendentemente dal credo religioso)
ancorché essa sia stata all’origine di incomprensioni, anche
gravi, all’interno del mondo cattolico dove l’above religions
venne interpretato come “indifferentismo religioso”; detto
per inciso e sottovoce: persino la preghiera del rotariano, a
cominciare dalla sua iniziale invocazione “Dio di tutti i popoli
della terra” sgombra il campo da ogni possibile equivoco di
specifico riferimento a “una” religione per assumere i conno-
tati di assoluta generalità, tant’è che essa può essere letta da
un ebreo, come da un cristiano, da un islamico, ….e, cosa
ancor più affascinante, da un laico;
apartiticità (che non significa apoliticità, perché il Rotary si
occupa e preoccupa della Polis, cioè della cosa pubblica, ma
senza una visione ideologizzata della stessa);
amicizia, quel rapporto particolare che si instaura tra persone
animate da uno stesso progetto di azione che diventa progetto
di vita (engage rotary – change lives, dice in nostro presidente
internazionale Ron Burton).
A ciò si aggiunse ben presto l’internazionalismo, cioè la ca-
pacità di guardare oltre il proprio cortile, di finalizzare ogni
azione in un’ottica più ampia.
Tornando alla fondazione, per due anni sembra non accadere
nulla; naturalmente è impressione del tutto errata... è la fase
di gestazione, ma anche di turbolenze, nel corso delle quali
si confrontano prospettive e idealità diverse, si consolidano
principi, valori, idealità.
Solo dopo il primo service a favore dei cittadini – i famosi ba-
gni pubblici a Chicago del 1907 - la filosofia rotariana prende
sostanza, entusiasma gli animi, e in un processo di celere
autogenerazione si moltiplicano le fondazioni di nuovi Rotary
Club. Solo alcuni numeri correlati ad altrettante date signi-
ficative: nel 1908 nasce il secondo club (RC S.Francisco), i
club diventano 15 nel 1910 (data di nascita dell’associazione
centrale dei Rotary Club); nel 2012, con la fondazione dei RC
di Winnipeg e di Londra, nasce anche il Rotary International.
Ma è nella Convention di Portland nel 1911 (cioè prima
ancora della nascita ufficiale del Rotary International) che
viene fissato quel principio “He profits most who serves best”
aggiornato nel 1950, nella Convention di Detroit, nel più
sintetico ed efficace “Service above self”, che costituisce il
fondamento dell’agire rotariano.
E il percorso si completa con la Convention di Edimburgo del
1921 in cui si definisce che “Obiettivo del Rotary è la Cultura
della Pace”.
Cultura della pace, da conseguire attraverso la realizzazione di
progetti pensati e realizzati dai componenti dell’Associazione
utilizzando le loro professionalità.
Questo perché non c’è possibilità di pace in un mondo che
– per cause certo non imputabili all’attuale generazione, o
almeno non esclusivamente, ma di cui i contemporanei deb-
bono farsi carico – veda l’uno affianco all’altro la ricchezza e
lo spreco dei pochi contro la fame e la disperazione dei molti;
non ci può essere pace in un mondo in cui c’è la consapevo-
lezza che la fame, l’ignoranza, le malattie, non sono l’effetto
di ineluttabili volontà superiori, ma il risultato di egoismi e di
vecchie politiche e decisioni; non ci può essere pace in un
mondo senza giustizia; non ci può essere pace in un mondo
senza cultura.
La cultura che genera la consapevolezza del proprio essere e
delle proprie radici, la cultura motore di ogni progresso socia-
le, tecnologico, economico. E il contributo del Rotary anche
sul piano squisitamente culturale è stato grande nel tempo;
direi tanto più grande quanto più gravi erano le situazioni
di crisi del mondo, anticipando concetti e valori tesi a dare
o restituire dignità e speranza a una umanità, disorientata,
scoraggiata, offesa nei suoi valori.
Al congresso dell’Avana nel 1940, nel pieno di una guerra
senza pietà e senza quartiere, i rotariani elaborano i concetti
fondamentali sulla dignità dell’Uomo e sulla sua libertà che
divennero poi gli elementi costitutivi della Dichiarazione dei
Diritti dell’Uomo (10 dicembre 1948); nel 1942 i rotariani
britannici organizzano un convegno, sotto la presidenza del
Presidente Internazionale Sidney, nel corso del quale vengono
49 opinioni
OPINIONI
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