 
          
            MICROCREDITO
          
        
        
          21  microcredito
        
        
          Nel 1976
        
        
          un giovane economista bengalese, Muhammad
        
        
          Yunus, getta le basi per una nuova visione economica del
        
        
          prestito bancario. Da allora il suo piccolo credito rurale, la
        
        
          Grameen Bank, ha erogato più di 5 miliardi di dollari a più di
        
        
          5 milioni di persone, rivoluzionando il criterio fondamentale
        
        
          per avere un prestito, la solvibilità. Infatti in questi prestiti
        
        
          ai più bisognosi l’unico parametro che viene preso in con-
        
        
          siderazione è la fiducia. Tutto ciò ha dato vita al concetto
        
        
          moderno di microcredito e l’esempio della Grameen Bank
        
        
          è stato ripreso da numerose ONG che hanno saputo espor-
        
        
          tare e adattare il modello di Yunus in ogni angolo dei paesi
        
        
          del cosiddetto terzo mondo. Negli ultimi anni, però, questo
        
        
          concetto di finanziamento si sta affacciando anche nei paesi
        
        
          più sviluppati, e anche nel primo mondo stanno crescendo
        
        
          sistemi di finanziamento a progetti sociali o di auto lavoro
        
        
          verso soggetti che non possono avvicinarsi al credito tramite
        
        
          i canali tradizionali.
        
        
          Nel nostro paese i primi casi di finanziamenti risalgono a già
        
        
          più di dieci anni fa, ma un reale interesse dello stato italiano
        
        
          lo si ha a partire dal 2006 con l’istituzione dell’Ente Nazio-
        
        
          nale per il Microcredito (ENM), un ente nato per monitorare
        
        
          e convogliare le risorse nell’ottica dei piccoli finanziamenti.
        
        
          In realtà il lavoro di quest’ente è stato sempre dipendente dai
        
        
          fondi erogati dalla Comunità Europea rispetto a quelli stan-
        
        
          ziati dal governo italiano, e che anzi con la spending review
        
        
          ha dovuto tagliare ancor di più il suo apporto.