Rivista Rotary | Dicembre 2015 - page 23

MILLENNIUM GOALS
vive con meno di 1,25 dollari al giorno, soprattutto nell’Africa sub
sahariana e in Asia.
Il secondo ha l’evocativo nome di Zero Hunger e si concentra sul
porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e il miglio-
ramento della nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile, par-
tendo da programmi alimentari per le tantissime persone che vivono
in povertà nel mondo, con l’obiettivo di sconfiggere definitivamente
la malnutrizione infantile.
Uno dei target proposti per il punto Zero Hunger è il raddoppio, en-
tro il 2030, della produttività agricola e del reddito dei produttori di
cibo su piccola scala, in particolare delle donne, dei popoli indigeni,
delle famiglie di agricoltori, pastori e pescatori, anche attraverso
un accesso sicuro ed equo alle terre, alle conoscenze e alle risorse
produttive.
Seguono altri quindici obiettivi, che riguardano: la salute, l’istru-
zione, la parità di genere, l’acqua, la crescita, le infrastrutture, le
disuguaglianze, la vivibilità, i cambiamenti climatici, gli ecosistemi
e, ultimo, il partenariato globale che sottolinea come l’approccio sia
fortemente integrato. Ogni punto è fortemente legato a tutti gli altri.
Si tratta di un progetto troppo ambizioso, come sostiene “The
Economist”?
Rispetto agli otto Obbiettivi di Sviluppo del Millennio, i 17 OSS con
i loro 169 target sono certamente un progetto molto più ambizioso e
molto più complicato perché la realizzazione dei target è reciproca-
mente condizionata, ma è molto più completo e integrato. Affronta
le cause profonde della povertà e le barriere sistemiche allo sviluppo
sostenibile.
È uno strumento più efficace, studiato sulla base dell’esperienza
fatta fino ad oggi.
Naturalmente non sarà facile, ma una dose di ottimismo è necessa-
ria, ma se nei quindici anni degli OSM siamo riusciti a dimezzare la
fame e la povertà estrema, perché non dovremmo riuscire a elimi-
narle nei prossimi quindici anni? Perché non dovremmo riuscire a
realizzare gli altri obiettivi, o almeno la maggior parte di essi?
Ma soprattutto: noi dobbiamo impegnarci a riuscire. Lo dobbiamo
ai milioni di bambini sottonutriti, lo dobbiamo ai più deboli, lo
dobbiamo alla giustizia, lo dobbiamo a noi: un pianeta in pace è un
bene per tutti. Un pianeta non degradato è una necessità per tutti.
Una cosa si oppone come un macigno a qualunque miglioramento:
la guerra. Nei Paesi in guerra c’è la fame, la povertà, le malattie e
qualunque intervento diventa inefficace.
23 Millennium Goals
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