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SEATTLE GENERATION & GENERAZIONI Y
JEAN SEIDLER THOMPSON
9
anni nel Rotary
RALPH MUNRO
35
anni nel Rotary
DAN NICHOLSON
1
anno nel Rotary
GENERAZIONE Y:
GIOVANI E CONNESSI…
DI
S
ILVIA
C
AMPISI
Ottimisti. Un po’ cinici e sfuggenti. Sempre “connessi”. Comunicativi e “multi-
tasking”. Sono queste le caratteristiche più rilevanti dei giovani appartenenti alla
così detta Generazione Y, quella del “tutto e subito”.
Il termine Generazione Y apparve per la prima volta nell’agosto del 1993, in un
editoriale sulla rivista Ad Age, che descriveva i teenager del momento, definendoli
appartenenti a una generazione nuova per caratteristiche rispetto alla precedente,
in particolare per la familiarità e facilità nel rapportarsi alle nuove tecnologie e alle
nuove modalità di comunicazione ad esse legate.
È conosciuta anche come Millennial Generation, Generation Next, Net Generation,
o più genericamente MTV Generation. Il tema della Generazione Y è di grande at-
tualità sociale. Capire i bisogni e le richieste di questi giovani è fondamentale sia
per la società in cui sono inseriti, poiché in essa attueranno il loro progetto di vita,
sia per le realtà lavorative con le quali questi giovani dovranno confrontarsi nell’ar-
co di breve tempo. Vivendo in una realtà, quella attuale, caratterizzata ogni giorno
da rapidi e continui cambiamenti, i giovani della Generazione Y propendono ad
avere generalmente comportamenti positivi e ottimisti di fronte alle continue novi-
tà, per cogliere da ogni esperienza delle opportunità, e vivere con progettualità
anche le situazioni più complesse. Ma non per questo si deve pensare a una gene-
razione priva di emozioni e poco propositiva, quanto piuttosto a giovani che si
pongono come osservatori dei fenomeni sociali stessi, ai quali si adattano e si
adeguano: il loro è un adeguamento continuo e dinamico, creativo e flessibile. Sono
giovani più radicalmente e culturalmente tolleranti rispetto a quelli delle generazio-
ni precedenti, per esempio dichiarandosi a favore del matrimonio tra lo stesso
sesso, o a favore della società multietnica nella quale sono nati. Questa generazio-
ne a volte mostra la propensione a ritardare alcuni dei riti di passaggio all’età
adulta rispetto alle generazioni precedenti, come la tendenza a vivere con i genito-
ri per un periodo più lungo rispetto al passato. Se la famiglia continua a rappresen-
tare un punto di riferimento fondamentale dove tornare quando si è in cerca di
stabilità, è però nel gruppo dei pari che questi nuovi giovani cercano e trovano il
confronto delle esperienze fatte e acquisite, ma anche certezze e conferme per ciò
che riguarda la costruzione della propria identità. Forse in questo senso l’istituzione
scolastica, che in buona parte contribuisce alla formazione dei giovani, dovrebbe
ripensare a un’istruzione che non sia fatta solo di contenuti, ma che sappia anche
essere una guida pratica all’agire sociale, che miri al potenziamento delle compe-
tenze relazionali, oltre che cognitive, in particolare per ciò che concerne le dinami-
che della comunicazione, dell’empatia, della capacità di lavorare in gruppo e di
gestire positivamente i conflitti. Si tratta di un insieme di capacità certamente
complesse e non semplici da acquisire ma, fondamentali. Per quanto riguarda gli
orientamenti lavorativi, ambiscono a inserirsi in una grande azienda multinaziona-
le, tecnologicamente evoluta, che consenta loro di viaggiare, e che favorisca una
comunicazione aperta con i colleghi e con i propri superiori. I nuovi giovani risulta-
no più attratti da aziende che in rete comunicano attraverso siti con un elevato li-
vello di interazione con l’utente, modalità con la quale i giovani dimostrano di
avere molta confidenza: entrano nel mondo del lavoro con un bagaglio culturale e
personale diverso da quello dei colleghi più anziani; sono ipertecnologici, flessibili,
hanno ritmi di vita diversi. Gli obiettivi e i valori di un’azienda hanno senso per i
giovani, solo se appaiono coerenti con le proprie aspirazioni: in caso contrario si
dimostrano spesso disposti a rimettersi in gioco, rinunciando anche alle certezze
lavorative già acquisite per abbracciare nuove sfide più coerenti con i propri inte-
ressi, ma che hanno un maggior livello d’incertezza. Queste alcune delle priorità
delle nuove generazioni, che richiedono risposte da parte delle aziende: uno stile di
vita appagante, la realizzazione professionale, il lavoro in team, tempo libero per se
stessi, la possibilità di cambiare frequentemente mansioni, lavoro, e magari nazio-
ne o persino continente. A questa sorta di “sogno collettivo”, non corrisponde tut-
tavia un’altrettanta disponibilità a sostenere sacrifici per perseguire tale obiettivo:
la generazione del “tutto e subito” è in questo, molto lontana rispetto all’atteggia-
mento al lavoro dei propri genitori. Questi ultimi rappresentano un ideale d’impe-
gno, un modello di approccio “etico” al lavoro del quale i giovani riconoscono il
valore, ma che non sono disposti a fare proprio: l’approccio al lavoro di questa ge-
nerazione è orientato prevalentemente da investimenti nel breve/medio termine e
dalla difesa/tutela dei propri interessi e valori. Le aziende dal canto loro, rischiano
di rivelarsi poco efficaci nei confronti di una generazione che appare meno sensibi-
le di fronte alle promesse di lungo periodo e che, invece, si dimostra orientata a
massimizzare nel breve termine il valore della relazione con l’azienda: ciò impone
un ripensamento delle tradizionali modalità utilizzate per attrarre, reclutare, gestire
e trattenere i talenti. Le nuove tecnologie rappresentano per la Generazione Y una
grande opportunità perché introducono nuove forme di lavoro più virtuale e flessi-
bile, e forse più coerenti con il mondo che la stessa Generazione Y ha contribuito a
creare e a plasmare. Sono poco inclini all’impegno politico, realtà che reputano
molto lontana dal loro vissuto quotidiano, e poco interessati ai grandi temi sociali,
di cui vengono a conoscenza soprattutto grazie alle informazioni presenti in rete. I
giovani della Generazione Y, possiedono un considerevole potere d’acquisto, un’ap-
profondita conoscenza dei prodotti commerciali nonostante la giovane età, e com-
portamenti di consumo molto diversi da quelli dei genitori. Un capitolo a parte
meriterebbe la rivoluzione avvenuta nel mondo del consumo musicale a partire da
Shawn Fanning, appartenente alla Generazione Y, che fondò il sito Napster per la
condivisione e lo scambio della musica online mentre era al college, dando accesso
a questa generazione a molta più musica su richiesta di qualsiasi altra generazione
precedente, costringendo l’industria discografica ad adattarsi alle nuove richieste.
On-line non cercano solo notizie, ma anche aggiornamenti su prodotti, soprattutto
ultime novità tecnologiche, e promozioni di svariato genere. È la Generazione Y il
target privilegiato dalle più grandi aziende che operano nel settore della comunica-
zione, della tecnologia, della moda, dell’entertainment, e del marketing. Cresciuti
tra telefonini e computer, per comunicare utilizzano un nuovo linguaggio fatto di
segni sintetici (appresi dall’uso e dall’immersione continua nei new media), che
esprimono istantaneamente le loro emozioni, ma che di contro impoveriscono la
padronanza d’uso della propria lingua: pensiamo a Twitter che mette a disposizione
140
caratteri alla volta per dire “tutto” ciò che si vuole. La necessità di esprimersi,
di far sentire la propria voce, di condividere le proprie esperienze con gli altri, è
molto importante per questa generazione: la Generazione Y è cresciuta nel momen-
to in cui Internet portava un grande cambiamento a tutti i media tradizionali e, in
generale, un cambiamento significativo al modo di comunicare tradizionale. Guar-
dano, scaricano e condividono in rete, musica e video. Presentano opinioni attra-
verso i social network o i blog personali; ritengono fondamentale potersi connettere
con gli altri utenti della rete avendo una maggiore familiarità, rispetto alla prece-
dente generazione, con la comunicazione attraverso i media e le tecnologie digitali.
L’accesso a internet e ai social media è piuttosto importante, in quanto mezzo pri-
vilegiato di comunicazione ed espressione personale: spendono almeno 3,5 ore al
giorno online. Da alcune statistiche emerge che il 97% dei giovani possiede un
computer, il 94% possiede un telefono cellulare, e il 56% possiede un lettore MP3,
il 76% degli studenti utilizza l’instant messaging, il 92% sono abili nel multita-
sking; sono assidui frequentatori delle più famose communities online, come Face-
book o Twitter, postano video su YouTube. La maggior parte di essi preferirebbe
perdere il portafogli piuttosto che il proprio smartphone. Internet, comunicazione
mobile, dispositivi mobili, social network, media tecnologici vari, hanno influenzato
lo stile di vita della Generazione Y, assumendo forme e ruoli diversi per rispondere
sempre meglio ai bisogni e desideri di questi nuovi giovani. La generazione Y com-
prende oggi 1.7 miliardi di persone e con le sue abitudini e attitudini digitali, con
la sua filosofia del “qui e ora” sta cambiando il mondo delle aziende, del marke-
ting, delle relazioni sociali: le organizzazioni stanno già cambiando; i giovani della
Generazione Y, già presenti nel mondo del lavoro, entreranno in modo massiccio
nelle organizzazioni nei prossimi due/tre anni, portando e incorporando nelle orga-
nizzazioni, molti dei nuovi elementi culturali nati con loro.
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