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JEFF RAIKES: Il mix delle parti inte-
ressate è diverso nel caso di una cam-
pagna umanitaria, ma la sfida più gran-
de è simile: coordinare più giocatori
con agende e priorità diverse. Quanto
più e meglio si è in grado di lavorare
indipendentemente da queste differen-
ze, tanto negli affari, quanto in ambito
umanitario, tanto più facilmente si rag-
giungeranno i risultati sperati.
JOHN HEWKO: Nel business si è con-
centrati prevalentemente sulla linea di
fondo, che in campo umanitario spesso
si duplica se non addirittura si triplica.
È importante eseguire l’operazione in
modo efficiente e nel contempo ren-
dere conto ai nostri donatori e membri
della gestione, così come le aziende
sono tenute a fare con gli azionisti. Ma
oltre a ciò, noi dobbiamo rendere con-
to a quanti sono impegnati per servire.
Pensiamo agli sforzi umanitari come
se si trattasse di un portafoglio finan-
ziario. Come si fa a consigliare un
cliente - in questo caso un donatore -
sull’allocazione delle sue risorse e del
suo impegno personale, per il miglior
ritorno?
ANTHONY LAKE: I donatori sono inte-
ressati a costatare il massimo risultato
sul loro investimento, il che significa
che devono investire in programmi e
in iniziative che siano efficaci e conve-
nienti. Concentrarsi sull’obiettivo delle
comunità più difficili da raggiungere è
il modo migliore per conseguire tale
ritorno.
C’è una significativa evidenza a soste-
gno di questa teoria. Nel 2010, l’UNI-
CEF ha impegnato un team di analisti
tra i migliori per la creazione di un mo-
dello per verificare il rapporto costo-
efficacia di una strategia di investimen-
to focalizzata sulla riduzione del tasso
di mortalità dei bambini sotto i cinque
anni.
Abbiamo scoperto che nei paesi con il
più alto carico di mortalità sotto i cin-
que anni e in condizioni di estrema po-
vertà, un approccio pondera-
to consente di salvare fino
al 60 per cento dei bambini
in più rispetto alle pratiche
attuali.
JOHN HEWKO: L’eradi-
cazione della polio è un
buon investimento.
Anche se l’investimento
globale in un mondo li-
bero dalla polio supera i
9
miliardi di dollari, uno
studio
indipendente,
pubblicato dalla rivista
medica Vaccine, stima
benefici economici netti
tra i $45 miliardi e i $50
miliardi di dollari nei prossi-
mi 20 anni.
Naturalmente, oltre a ciò è da consi-
derare che l’effetto della eliminazione
definitiva di una malattia e la preven-
zione della sofferenza di innumerevoli
bambini producono un beneficio im-
possibile da valutare.
Come si può descrivere al meglio il
potenziale della leva della cooperazio-
ne?
JEFF RAIKES: Un senso condiviso di
impegno, in grado di risolvere proble-
mi che sono più grandi di quelli affron-
tabili da qualsiasi individuo o isolata
organizzazione.
ANTHONY LAKE: efficace, efficien-
te, sostenibile. La Global Polio Eradi-
cation Initiative [GPEI] è un grande
esempio di come la cooperazione pro-
duca risultati. La partnership funziona
perché facciamo leva sui rispettivi van-
taggi per raggiungere i nostri obiettivi
comuni, con ciascun partner impegna-
to nell’investire tempo e risorse nella
propria area di competenza.
THOMAS R. FRIEDEN: Ognuno di noi
conosce i rispettivi ruoli e supporta l’al-
tro. Insieme, grazie all’impegno e alla
collaborazione di più di 200 paesi e di
20
milioni di volontari, abbiamo immu-
nizzato più di 2,5 miliardi di bambini.
Thomas R. Frieden
è sta-
to nominato Direttore del US
Centers for Disease Control and
Prevention (CDC) e amministra-
tore dell’Agenzia di Registro per
le sostanze tossiche e malattie
nel giugno 2009. Dal 1992 al
1996,
ha guidato il programma
di New York che rapidamente ha
controllato la tubercolosi, con
riduzione dei casi di tubercolo-
si multi-resistente dell’80 per
cento. In seguito ha lavorato per
cinque anni in India, dove ha
assistito con le autorità nazio-
nali agli sforzi per il controllo
della tubercolosi. Il programma
ha curato in India più di 10 mi-
lioni di pazienti e ha salvato più
di un milione di vite. Durante il
suo incarico come commissario
del New York City Health De-
partment dal 2002 al 2009, il
numero dei fumatori è diminuito
di 350.000, il fumo adolescente
è diminuito della metà, e New
York divenne il primo posto negli
Stati Uniti a eliminare i grassi
nocivi dalla ristorazione, con un
rigoroso monitoraggio del dia-
bete e la diffusione capillare di
informazioni sulla salute alimen-
tare.
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