Rotary | Dicembre 2013 - page 64

APPROFONDIMENTO
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ROTARY
dicembre 2013
Nessun ambiente poteva essere meglio indicato di Milano
per accogliere, comprendere e portare a compimento l’idea
rotariana. I più illustri e degni rappresentanti della vita cit-
tadina e fra loro il più eminente, Luigi Mangiagalli, medico e
senatore, portarono il Club a rappresentare un potente centro
di attività intellettuali e civili. Questi gli esordi del Rotary in
Italia: ricevette l’impronta e il carattere per vedere le cose in
maniera politicamente discostata. Poco dopo la nascita del
primo Club, il Rotary International affidò al Consiglio Direttivo
del RC di Milano le funzioni di Comitato per l’espansione per
tutta l’Italia. Il compito di estendere nelle altre città la crea-
zione di Club venne condotta con una rigida selezione di Soci.
Il primo Presidente, James Henderson, selezionò i Soci traen-
doli tra i più alti esponenti delle attività più significative dell’I-
talia. Tra l’estate del 1924 e il febbraio 1925 maturò l’idea di
costituire un Distretto. Un fitto scambio di corrispondenza tra
Teo Giulio Culleton, Segretario provvisorio dell’Associazione
in Italia e Chelsey Perry, Segretario Generale del RI, mise in
luce che le basi per la costituzione di un “Consiglio Naziona-
le” erano già state gettate, dando un tono più propriamente
nazionalistico all’organizzazione rotariana in Italia; che nel
processo formativo del Rotary non era gradita la presenza di
un Commissario del RI; che i RC in Italia erano pervasi da un
fortissimo sentimento nazionale; e che se il RI non avesse
presto riconosciuto l’individualità del Rotary Italiano, i suoi
componenti sarebbero stati in grado di costituirlo da soli.
Culleton mise in chiara luce l‘esigenza primaria di provvedere
all’edificazione di un Distretto, onde evitare deviazioni irrepa-
rabili da parte dei Club. Secondo Perry invece, la mancanza di
comprensione da parte dei Rotariani italiani era da attribuire al
fatto che gli stessi avevano fatto progredire l’organizzazione più
celermente dell’effettiva assimilazione dei principi del Rotary.
Nei primi due anni di vita, il RI in Italia non ebbe particolari
problemi. Fu dal 1925 che i problemi nazionali si ripercos-
sero sul Rotary in misura tale che Handerson, nominato in
precedenza Governatore del primo Distretto (46°), svolse
pratiche tali da condurre a una delibera del Consiglio Direttivo
del RI, il quale accolse la richiesta dei Club italiani (imposta
dal Capo del Governo) per la costituzione di un Consiglio Na-
zionale con il compito ufficiale di coadiuvare il Governatore,
ma in effetti filtrare ogni iniziativa al fine di essere allineati
alla volontà del Regime. Il Consiglio era composto dai dele-
gati dei vari Club nel numero di uno per ogni 25 soci; era un
organo consultivo le cui deliberazioni erano valide se a esse
acconsentiva il Governatore, a sua volta eletto dopo l’approva-
zione governativa. In altri termini il RI acquisiva e legittimava
un’interpretazione “italiana” degli scopi e delle esigenze dei
Club, fenomeno unico nell’ambito del RI, testimonianza uffi-
ciale del “patriottismo” degli aderenti all’Associazione. Tale
procedura fu assunta dal RI quale “concessione” e adottata
per non incorrere in possibili scissioni.
Il “Rotary italiano” veniva legittimato, anche se il Rotary è
sempre stato ed è solo International.
A Chicago, sede del RI si volle evitare un inasprimento delle
relazioni tra il neonato gruppo di rotariani e l’organizzazione
centrale. In sostanza il “Rotary italiano” fu subito dal RI
nell’ottica di condividere e proporre soluzioni comuni ai mag-
giori problemi della vita internazionale. Tale stortura formale
non ha avuto più luogo.
I soci fondatori nella cerimonia inaugurale del Rotary Club Milano,
il 20 novembre 1923.
Teo Giulio Culleton,
Segretario provvisorio del Rotary.
James Henderson,
primo Presidente Rotary in Italia.
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