Rivista Rotary | Settembre 2014 - page 40

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ROTARY
settembre 2014
Dal sito ufficiale
riadattiamo, per ri-
badire il ruolo internazionale dell’Esperanto anche all’interno
di organizzazioni come il Rotary, le seguenti note di riflessio-
ne: “Malgrado le enormi risorse finanziarie che tutti i Paesi
del mondo impiegano per l’insegnamento e la traduzione
delle lingue, il problema della comunicazione internazionale
rimane insoluto, anche considerando le nuove tecnologie.
1)
Attualmente gran parte dei rotariani abitano al di fuori
delle regioni di lingua inglese, idioma ufficiale del Rotary.
2)
Nel Rotary la tendenza è di aumentare continuamente
le lingue usate, senza scegliere una sola lingua nazionale,
perché vi sono Rotary-Clubs in 211 Paesi. L’uso attuale di
molte lingue nel Rotary International significa correre dietro
al problema e non prevedere una soluzione definitiva.
3)
Il rispetto dei diritti umani, compreso quello alla propria
lingua e cultura, richiede nel prossimo futuro una comunica-
zione neutrale, senza egemonie culturali o economiche, allo
stesso livello per tutti i popoli di lingua materna differente,
per raggiungere e garantire la solidarietà, la giustizia e la col-
laborazione internazionale senza discriminazioni.
4)
Attualmente, nelle Nazioni Unite, un giapponese, un brasi-
liano, un italiano, un finlandese o un etíope devono formulare
i propri pensieri nella lingua di un argentino, di un francese,
di un cinese, di un arabo, di un inglese o di un russo. A parte
l’evidente discriminazione, perdita di informazioni, difficoltà
nell’esprimersi, esiste il grande costo di tale sistema, oltre
al costo dei traduttori e i danni all’ambiente, perché tutto è
prodotto su carta.
5)
L’Esperanto, come il telefono, è un ottimo mezzo di comuni-
cazione, come seconda lingua accanto agli idiomi etnici. Essa
è meno costosa, perché non costa nulla, è neutrale, facile,
chiara, bella, intelligente, logica, e funziona veramente. Essa
non ha un “padrone”, e neppure è sostenuta da una potenza
economica o politica. Vive in tutti i Paesi del mondo nella
mente di idealisti, che anticipano il futuro. È la sola lingua che
ha creato un popolo, perché abitualmente sono i popoli che
creano i propri dialetti, gli idiomi tribali, le lingue nazionali.
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