Rivista Rotary | Settembre 2014 - page 39

L'Esperanto oggi
Dei diversi progetti interlinguistici susseguitisi nel corso dei
secoli, l’esperimento esperantista è l’unico ad avere mostrato
una reale funzionalità, diventando rapidamente, in 125 anni,
una lingua sotto ogni aspetto, dal letterario al colloquiale,
dallo scientifico al commerciale, dando prova di evolversi
come una qualunque altra lingua etnica: il movimento con-
temporaneo conta più di 3.000 delegati impegnati nella sua
diffusione, distribuiti in 72 Paesi e rappresentanti 350 cate-
gorie professionali o interessi socio-culturali.
Di minoranza, chiaramente, misconosciuta, forse, ma comun-
que senza dubbio lingua a tutti gli effetti, l’Esperanto con-
tinua – nonostante i vari riconoscimenti (non ultimo quello
del “Pen-club internazionale”, che ammettendo un “Centro
Pen Esperanto” nel settembre 1993, ne riconosce la fiorente
tradizione letteraria in originale) – a doversi confrontare con
discriminazioni e pregiudizi: se allo scettico (che sia o meno
linguista) non basterà l’evidenza dell’esistenza di denaskuloj
(definizione a metà fra l’idea più linguistica di ‘madrelingua’
e quella più socio-politica del ‘sabra’ israeliano), né il fatto
che non pochi (per usare un eufemismo) esperantoparolantoj
sono stati perseguitati, deportati e uccisi, esclusivamente per
la loro scelta linguistica, dai vari totalitarismi del drammatico
Secolo Breve (che evidentemente, in tal modo, ne hanno
riconosciuto la reale esistenza), tantomeno interesserà la pa-
gina di Antoine Meillet, allievo del fondatore della linguistica
moderna, il ginevrino Ferdinand de Saussure (nel cui Cours
la “creatura” di Zamenhof è utilizzata in due diversi passaggi
per dibattere più generali questioni linguistiche) e capo-
scuola della glottologia francese del primo Novecento, che
affermò, nel suo Les langues dans l’Europe nouvelle (Paris
19282, p. 268), che “toute discussion théorique est vaine:
l’Esperanto fonctionne”, visione perfettamente consonante,
per intenti e per forma, alla dichiarazione di André Martinet,
tra l’altro già direttore della sopraccitata IALA, espressa
all’UNESCO il 16 dicembre 1986: “Bien que marqué par les
langues européennes dans son vocabulaire, l’espéranto est
une langue qui fonctionne bien; d’une grande simplicité, il
a gagné le droit à être la langue auxiliaire du monde entier”.
Il RADE
una voce per il Rotary
Nel 2008, proclamato dalle Nazioni Unite come “Anno delle
lingue” proprio a sottolineare l’importanza della comunica-
zione internazionale, ha creato un certo dibattito l’articolo
che “Rotary Contact”, il mensile rotariano belga, ha ospitato
sul numero di marzo (pp. 18-19). Joseph van der Vleugel del
Club Spa-Francorchamps-Stavelot (Distretto 1630), nel suo
Faut-il une langue internationale pour mieux communiquer
au Rotary? / Een internationale taal voor een betere Rotary
communicatie, propone di inserire gradatamente l’Esperanto
nei club Rotary del mondo, per meglio agevolarne le finalità e
le attività internazionali, argomentando la sua proposta sulla
base dei criteri dei quattro pilastri etici del RY.
Come già presentata, quindici anni or sono, al Distretto
2050 su “Rotary” (anno vi, n. 15, giugno 1999, p. 9: “Ro-
tary ed Esperanto. Oltre settant’anni d’interesse rotariano
per la lingua ausiliaria internazionale”), la Rotaria Amikaro
de Esperanto (RADE), rappresentata da una stella verde a
cinque punte con infissa la ruota del Rotary International, la
prima delle fellowships riconosciute (una storia dettagliata
del Gruppo si può trovare sulla pagina web:
taryfirst100.org/philosophy/fellowship/fellowships/esperanto.
htm), raccoglie fin dal 1928 (anno di fondazione, nella sim-
bolica data di luce e di rinascita del 21 marzo, equinozio di
primavera, in un periodo in cui il Rotary stava diventando un
movimento davvero internazionale, e i problemi linguistici di-
venivano evidenti), rotariani, esperantisti e simpatizzanti dai
cinque continenti intorno agli ideali della lingvo internacia.
Avversata, sulla scia della più generale sorte del Rotary, fra le
due guerre, fu rifondata nel 1959 da Norman Williams con il
nome che tutt’ora porta, il cui acrostico rimanda, in un bril-
lante gioco di parole, al termine ‘ruota’ in Esperanto: ‘rado’.
Oggi quasi un centinaio di soci in 15 Paesi, il RADE mira a
realizzare gli obiettivi del Rotary International di promuove-
re mutualmente Comprensione, Buona volontà, Amicizia e
Pace fra i popoli, perseguire standard etici elevati, facilitare
i contatti personali fra rotariani con diverse competenze lin-
guistiche e promuovere i servizi umanitari internazionali del
Rotary.
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