Rivista Rotary | Gennaio / Febbraio 2015 - page 35

INTERVISTA
NOI SIAMO FORTI SOLO
QUANDO I NOSTRI
PARTNER SONO FORTI.
ABBIAMO 2.000
PARTNER TRA ONG E
ASSOCIAZIONI NO PROFIT,
INCLUSO IL ROTARY.
IL DIRETTORE ESECUTIVO
per il Programma Alimentare
Mondiale delle Nazioni Unite è cresciuta a Lawndale, un
quartiere degradato della periferia di Chicago, dove a volte la
gente va a coricarsi affamata. Figlia di un assistente sociale e
di un direttore di un centro comunitario, Ertharin Cousin oggi
occupa la 45esima posizione nella speciale classifica stilata
da Forbes, riguardanti le 100 donne più influenti al mondo.
Come leader della più grande organizzazione umanitaria del
pianeta, sovrintende a uno di staff di oltre 14.000 persone e
fornisce così assistenza a oltre 90 milioni di persone all’an-
no, tra sobborghi poveri e zone di guerra in oltre 80 Paesi.
Cousin, che si è laureata presso l’università dell’Illinois e
presso la scuola di legge dell’università della Georgia, ha
lavorato come assistente dell’ufficio di giustizia dello Stato
dell’illinois prima di far parte per quattro anni dello staff
dell’amministrazione Clinton, come addetta alle relazioni tra
la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato. Dopo ha servito il
suo Paese come ambasciatrice presso la FAO. Nel 2012 il
Presidente Obama l’ha raccomandata per diventare direttore
esecutivo del WFP.
Kevin Cook l’ha intervistata per The Rotarian a settembre,
mentre si trovava a New York per la conferenza sulla fame
nel mondo.
Quanto è urgente il problema della fame nel mondo?
La gente dice: “siamo sempre stati affamati, e sempre lo
saremo.” Ma noi non dobbiamo pensarlo. Nel 2008, dopo
che il Presidente Obama fu eletto, la comunità mondiale si è
presa nuovi impegni per debellare la fame nel mondo. I lea-
der mondiali hanno preso la lotta alla fame nel mondo come
una priorità. È stato il primo impulso. Quando gli impegni e
le volontà collimano, è importante
cogliere questa opportunità al
volo. Abbiamo la possibilità
di estirpare la fame nel cor-
so della nostra vita: non più
malnutrizione cronica, non
più bambini rachitici, non più
sprechi di cibo che potrebbero
salvare e dare salute alle persone.
È realistico tutto ciò?
No se lo dovessimo fare da soli. Il WFP non è in grado di fare
questo lavoro. Nessuno lo è. Ma se la comunità mondiale
cominciasse a lavorare insieme, sì, abbattere la fame sarebbe
un traguardo realistico. È un traguardo raggiungibile.
Com’è cambiato il tuo lavoro da quando sei a capo del
Programma Alimentare Mondiale?
Nel 2012, ti avrei risposto che il cambiamento climatico
sarebbe stata la nostra più grande sfida. Adesso lo sono i
conflitti. Siria, Sud Sudan, Repubblica Centro Africana, Iraq
– tutti i maggiori conflitti portano crisi sanitarie e anche crisi
alimentari. Stiamo consegnando cibo nelle parti della Siria
dove non c’è cibo. Per i rifugiati in fuga, che non hanno nulla
se non i propri vestiti, forniamo dei voucher per l’acquisto di
cibo che si utilizzano come delle carte di credito.
Com’è lavorare nelle zone di conflitto?
È pericoloso. Sono stata nelle Filippine dopo il passaggio del
tifone Haiyan, tutto era distrutto e alluvionato, coperto di fan-
go, ma nessuno ti sparava. In Siria è diverso. Lavorare nelle
zone di conflitto è costoso, per un semplice motivo: dobbia-
mo pagare per giubbotti antiproiettile, per gli elmetti blu, per
avere camion blindati. Recentemente due dei nostri camion
sono stati assaltati dai guerriglieri dell’ISIS. I miliziani hanno
colpito i nostri mezzi con 20 colpi. Sembrava dovesse essere
un assalto per rapire i cooperanti. Loro stanno bene. Ma tu
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