Rivista Rotary | Gennaio / Febbraio 2015 - page 37

SE POSSIAMO CRESCERE UNA
GENERAZIONE DI RAGAZZI PIÙ
SANA E CON UNA QUALITÀ DI
VITA MIGLIORE, SAPENDO LA-
VORARE INSIEME, BEH, SÍ, IO
POSSO DIPINGERE UN MONDO
SENZA I MORSI DELLA FAME.
INTERVISTA
Come può, un dei nostri lettori, fare la differenza?
Il WFP è fondato al 100% su volontari. Molti dei nostri fon-
di arrivano dai governi, ma i governi da soli non farebbero
abbastanza. Abbiamo lavorato duramente per far crescere il
numero di chi ci aiuta finanziariamente. Ma a prescindere
che essi siano o no dei donatori, spero che visitino il nostro
sito (
per saperne di più sulla fame nel mondo.
Abbiamo bisogno di un esercito – un esercito di persone che
abbiano a cuore le sorti del mondo e che alzino la voce, per
far sì che si fermi la fame nel mondo. E i rotariani hanno voci
potenti nelle loro comunità. Continuo a sentire i funzionari
eletti dire: “la fame non è una priorità”. Se tuttii rotariani gli
dicessero: “combattere la fame è una priorità, e voglio che
tu, mio politico eletto, ne faccia una priorità a tua volta”,
tutto cambierebbe. Questo può fare la differenza. O dire agli
amici rotariani “voglio che tu, leader della nostra comunità,
prenda su di te la priorità della lotta alla fame”. È così che si
comincia a sviluppare la leadership.
La fame nel mondo è un problema immenso e quasi intrat-
tabile. Quali sono le ragioni per essere ottimisti?
Ho appena finito di parlare alle Nazioni Unite, in merito a ciò.
C’erano 400 persone nella sala, persone che non si conosce-
vano e che non erano pagate per essere lì. Volevano sentire
come poter fare qualcosa affinché il mondo potesse andare
meglio. Dobbiamo espandere questo numero. Dobbiamo
essere 800 la prossima volta e 1.600 la volta dopo ancora.
Quando ero in Bangladesh, per un tipico programma d’aiuto
alimentare per delle scuole, i bambini venivano per ricevere
biscotti ad alto contenuto nutrizionale, e io ne approfittai per
passare un po’ di tempo con loro. Gli chiesi: “cosa vorresti
fare da grande?”. Tutti loro risposero o dottore o insegnan-
te, perché erano le uniche figure che conoscevano, oltre ai
loro familiari, che erano o agricoltori o pescatori. Alla fine
della mia visita, c’è stata una piccola cerimonia. I bambini
danzarono e cantarono “We Shall Overcome”. In inglese. Ho
pianto. E non avevo mai pianto prima.
Non puoi abbatterti facilmente nel tuo lavoro.
No. Ma quei bambini, loro credevano veramente che le loro
vite sarebbero state diverse da quelle dei loro genitori, sem-
plicemente perché noi eravamo lì. E se noi possiamo crescere
una generazione di ragazzi come quella in qualunque parte
del mondo – più sana, sapendo lavorare insieme e con una
qualità di vita migliore – beh, si, io posso dipingere un mondo
senza i morsi della fame. Sì, c’è spazio per gli ottimisti.
Abbiamo saputo che lavori anche 20 ore al giorno. Ti ri-
lassi mai?
(ridendo) Non dirlo a nessuno! Sono un’avida lettrice – un’a-
bitudine che i miei mi hanno tramandato. Leggo molti libri
sulla fame, sulla povertà, sulla leadership, sulle tecniche di
management, tutti testi legati al mio lavoro. E leggo romanzi
storici. Chewing gum per il cervello, li chiamo. È il mio modo
per scaricare le pressioni della giornata.
C’è qualcosa che vorresti dire direttamente ai lettori?
Apprezziamo il ruolo che i singoli Rotary club hanno giocato
nel combattere la fame nel mondo per così tanti anni. Ora noi
vi chiediamo di far sentire la vostra voce ancora più chiara e
forte. Lavoriamo insieme, potremo fare ancora di più.
37 intervista
Guarda l’intervista a Ertharin Cousin
sulla fame nel mondo (in inglese)
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