Rivista Rotary | Giugno 2015 - page 39

FOCUS SU BRAND E REPUTAZIONE
39 opinioni
Molto spesso, l’educazione legata al merito può sfociare in
comportamenti eccessivamente competitivi che invece di gio-
vare alla vita del sodalizio ne determinano l’allontanamento da
esso da parte dei soci; è innegabile, dunque, che i concetti di
merito e di competizione siano indissolubilmente legati tra lo-
ro anche se non credo che la competitività sia la caratteristica
fondamentale dell’esistenza umana.
In genere competiamo con gli altri per le ragioni più svariate
e molto spesso, anche sbagliate, da bambini, ci insegnano a
gareggiare a scuola, poi si continua, da studenti, venendo a
contatto con un sistema che ha nella competizione uno dei
suoi motori per la propria affermazione: sottrarsi a essa è
pressoché impossibile. Le forme con cui si compete, gli scopi
per cui si compete e il conflitto in se, che si determina com-
petendo, sono elementi che nascono sostanzialmente dalla
cultura e dal livello sociale del soggetto coinvolto, così, molto
spesso, l’atteggiamento competitivo viene “spacciato” come
parte irrinunciabile della natura umana, che a sua volta, ritrova
nell’ambizione un lato normalmente accettato quando non è
amplificato più del necessario.
Inoltre, l’eccessiva competitività porta, il più delle volte, a cal-
pestare i diritti, la dignità e le virtù degli altri, spesso facendo
emergere una delle soluzioni più facili in questo tipo di falsi
rapporti interpersonali: dare l’idea che il nemico sia inefficien-
te o incapace.
Comportamenti di questo genere, lesivi nei confronti degli
altri, aprono nell’immediato alcune porte, ma a lungo termine
non pagano, rendendo, invece, vulnerabili, deboli e fragili chi
li mette in atto.
Non dimentichiamo che cadere dalla vetta di una gerarchia po-
trebbe mettere in condizione d’aver bisogno delle stesse perso-
ne che hanno sostenuto la scalata, che a loro volta potrebbero
non essere più disponibili se screditate o messe in cattiva
luce. Nessuno è un’isola, pensare di essere distruttivo nei
confronti degli altri è fondamentalmente sbagliato, sempre.
Mai o quasi mai, la libera competizione tra i soci è in grado
di assicurare una distribuzione meritocratica dei ruoli e delle
posizioni, intanto perché spesso non si compete ad armi pari e
poi perché è stato provato, più volte, che una competizione ad
armi impari porta alla vittoria di chi è più sostenuto, dando vita
ad una criticabile ”spartizione” dei ruoli tra amici.
Riconoscere, invece, l’impegno di chi ha ottenuto con i fatti
dei buoni risultati, non è solo positivo per chi ha lavorato a tal
fine, ma anche per chi lo sa apprezzare e mettere in evidenza:
promuovere il merito, dando la possibilità ai soci di far cono-
scere il proprio potenziale è il segreto per star bene in qualsiasi
tipo di associazione.
Al contrario, comportamenti di altro genere risultano sempre,
non solo poco intelligenti, ma anche lesivi dei rapporti conna-
turati alla normale vita associativa, ancor di più se condizio-
nano la possibilità di promuovere relazioni nell’ambito di un
sodalizio interessante e costruttivo come il Rotary.
Una provocazione, prima di concludere, alla luce di quanto ho
scritto fino a questo punto: chi sa che non sia arrivato il tempo
di aggiornare le classifiche dei club inserendo tra le catego-
rie anche la figura professionale del “Burattinaio’’? Mentre
potrebbe essere pressoché impossibile inserire quella della
marionetta o del burattino, pochi si rendono conto, infatti, di
essere manovrati nelle loro decisioni e nei loro comportamenti,
da fili invisibili. In fondo, ognuno di noi potrebbe rivestire in-
consapevolmente, questo ruolo, pensiamoci bene.
I nostri club, molto spesso, sono teatro inadeguato di buratti-
nai, arroganti e poco esperti, che nel muovere i fili delle loro
’’creature’’ ne denunciano, non volendo, le intenzioni. Questa
forma di comunicazione aveva, in tempi lontani, lo scopo di
far dire ciò che non si voleva, non si poteva o non si aveva il
coraggio di esternare.
Perdonate se, in queste righe di riflessione, ho espresso giu-
dizi e ho riportato riflessioni sull’uomo e sulla sua natura in
modo sincero e diretto, sottolineando, in maniera critica la
supponenza umana, i comportamenti e le azioni correlate con
essa; siamo purtroppo tutti, protagonisti inconsapevoli di una
grande rappresentazione, che mette in evidenza, quotidiana-
mente, le inconsistenze, i compromessi, le ipocrisie di chi
si sente padrone e protagonista sul palcoscenico della vita,
ma che è, molto spesso, penosamente manovrato da altri non
senza ironia.
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