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Krug definisce stupefacente l'impatto collettivo di questo

impegno. «Tante sono state le mancanze», dice, «ma tanti

sono stati anche gli eroi».

Sono arrivate donazioni anche da altri Rotary club, compreso

quello di Dexter, Michigan, pur reduce dal disastro che ha

colpito la città nel 2012 a causa del passaggio di un tornado,

e quello di Nashville, Tennessee, il cui presidente si è recato

a Flint per offrire di persona la somma raccolta.

«Il Rotary è un gruppo di persone consapevoli che già cono-

scevano e seguivano tantissimi dei problemi legati all'acqua»,

dice Gaskin, anche se poi nota che fino a quando la crisi non

ha colpito Flint, i soci del Club avevano sempre parlato dei

problemi idrici come di cose che succedevano da qualche

altra parte, mai nella propria comunità. «Quando i dati hanno

rivelato la gravità del problema, penso che i rotariani più

ancora degli altri, nelle chiese, nelle organizzazioni civiche

e nei loro ruoli professionali, hanno cominciato a premere su

tutte queste istituzioni perché dessero una risposta».

Per Flint superare depressione e disastri grazie all'attivismo

di base è una tradizione. Nel 1936, il sindacato

United

Auto Workers

organizzò qui il primo riuscito sciopero con

occupazione della fabbrica contro la General Motors, dando

il via alla crescita dei sindacati in tutti gli Stati Uniti. Nel

1953, Flint si riprese da un tornado che fu tra i più distruttivi

che mai abbiano colpito il Paese. E, come tante città della

vecchia cintura industriale ormai dismessa degli Stati Uniti,

Flint ha lottato e continua a lottare per reagire alla deindu-

strializzazione e alla perdita di grandi datori di lavoro come la

General Motors. Nel 2002, il sindaco è stato destituito dagli

elettori quando la città si è trovata con un debito di 30 mi-

lioni di dollari. E negli ultimi 12 anni la città sta attivamente

demolendo case abbandonate, convertendo vecchie aree

industriali in parchi, e restaurando pregevoli edifici art-déco.

«Flint è una grande città», dice Hibbard. «Qui è nata la Gene-

ral Motors. Negli anni Cinquanta, avevamo il più alto reddito

pro-capite del Paese. È stata l'incapacità di adattarsi al cam-

biamento dei nostri leader a portarci a questa situazione».

Bobby Mukkamala, socio del Rotary Club e otorinolaringoia-

tra, fa parte del consiglio direttivo della Community Founda-

tion of Greater Flint, che ha curato la gestione di molte delle

donazioni che affluiscono alla città. «La gente reagirà con le

sue proprie forze. Stiamo ricevendo molti aiuti esterni», dice,

«e sentire questo sostegno è stato meraviglioso, ma io sapevo

benissimo che la gente si sarebbe unita senza lagne e senza

vittimismo. Questo è solo un altro episodio. Non sarà il nostro

funerale; anzi è un'opportunità per raccogliere sostegno e far

venire fuori tutti quelli che vogliono vederci riuscire».

La lezione di Flint, dice Gaskin, non è stata ancora capita a

fondo. «Credo che quando la gente vede una crisi vorrebbe

sapere che c'è una soluzione semplice», dice. «Ma la situa-

zione, a Flint, è estremamente complessa. Qualcuno può

dire: "beh, basta aggiustare i tubi", o: "basta prendere l'acqua

da qualche altra parte". No. Qui si tratta di ridisegnare da ca-

po un'area urbana che sta invecchiando, dopo essere passata

attraverso il boom e le ricadute della fine del boom. Si tratta

di reinventare città capaci di includere tutti, che consentano

alla gente di dire la sua nella sua comunità, per non essere

ricacciata ai margini».

«Non possiamo lasciarci ridurre a questo problema», conti-

nua. «Se venite a Flint, abbiamo tanto da farvi vedere: tanta

bellezza, tanta cultura, tutta la grande ricchezza del nostro

passato». A cena con un gruppo di rotariani nel ristorante

alla moda Cork on Saginaw (di cui Mukkamala è uno dei pro-

prietari), c'è lo stesso senso di risoluta determinazione. Se si

chiede ai presenti perché vivono ancora a Flint, tutti dicono

che è perché qui ci sono opportunità reali. E perché amano

la propria città.

«Ci serve l'aiuto degli altri, non compassione», dice Krug.

«Noi ce la faremo».

E

RIN

B

IBA

La demolizione di case abbandonate per creare parchi.

21 focus

BATTERSI PER LA CITTÀ DI FLINT

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