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37 il rotary e la solidarietà

IL ROTARY E LA SOLIDARIETÀ

È possibile oggi la solidarietà in una società divenuta “li-

quida”, segnata dal rischio, dilatata nel globale? I principi

che la sostengono sono da considerarsi cancellati dalla

post-modernità? L’attuale processo di globalizzazione si è

rivelato profondamente dannoso e ingiusto per l’umanità,

producendo effetti perversi e destabilizzanti, quali la

deregu-

lation

, l’esautoramento della politica, l’abolizione del

Welfare

State

, la privatizzazione sfrenata, la crescita scandalosa delle

disuguaglianze tra ricchi e poveri, l’estrema precarizzazione

del lavoro dipendente, la caduta della speranza progettuale.

La solidarietà è un valore difficile da attuare in un mondo in

cui la libertà del mercato, spinta alle estreme conseguenze

dal liberismo sfrenato, legittima avidità ed egoismo. La spe-

ranza è fondata sulla consapevolezza che la tutela dei diritti

individuali e collettivi può impedire che tutto sia soggetto alla

legge "naturale" del mercato.

La globalizzazione, se radicalmente reimpostata sulla base

di rigorosi princìpi etici, può trasformarsi in uno strumento

efficace per la costruzione di una società più giusta e solidale

a livello planetario. Non ci possono essere due morali, una

per chi è vicino e una per chi vive più lontano da noi. I poveri

sono dappertutto: nelle periferie delle nostre grandi città o

in Africa o ai confini tra l’India e il Pakistan o in certe zone

povere dell’America latina; e questo non cambia le nostre re-

sponsabilità nei loro confronti. Fino a qualche anno fa essere

di aiuto a chi è più vicino era più semplice e più pratico, oggi

Internet e la facilità con cui si viaggia hanno cambiato tutto,

compresi i confini della morale.

È necessario riflettere su un altro aspetto importante: dare

quello che a noi non serve a chi ne ha bisogno è un atto di

carità o è un dovere? Un atto di generosità si può o non si

può fare; un dovere non lascia alternative. E, ancora, quanto

dare? L’ideale sarebbe che ciascuno dia tutto quello che ha in

sovrappiù. «Quello che un uomo ha in più - diceva Tommaso

d’Aquino - appartiene per diritto naturale a chi è povero per

il suo sostentamento, il pane che avanza è di chi ha fame e i

vestiti in più sono di chi non ha da coprirsi».

Nel 1748 Montesquieu (

De l’esprit des lois

) scriveva: «qual-

che elemosina fatta a un uomo nudo per le strade non basta

ad adempiere agli obblighi dello Stato, il quale deve a tutti

i cittadini la sussistenza assicurata, il nutrimento, un abbi-

gliamento decente, e un genere di vita che non sia dannoso

alla salute».

La solidarietà non ha quindi solo una dimensione puramente

caritatevole; è inserita nel recinto costituzionale. È un prin-

cipio, richiamato in molte costituzioni, che pone al centro un

nuovo concetto di cittadinanza intesa come uguaglianza dei

diritti che accompagnano la persona ovunque sia. Nel 2000

l'Unione Europea si è data una Carta dei diritti fondamentali

dell'Unione europea, solennemente proclamata il 7 dicem-

bre 2000 a Nizza e perciò detta anche Carta di Nizza. Nel

titolo IV della Carta viene annoverato il principio solidarietà

che ha il fine di salvaguardare il benessere dei cittadini eu-

ropei tramite la tutela dei diritti sociali (salute, ambiente,

accesso ai servizi economici d’interesse generale, tutela del

consumatore, etc.) da parte dei governi degli Stati che fanno

parte dell'Unione.

Nella Costituzione italiana la norma chiave è l’articolo 2: «la

Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uo-

mo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge

la sua personalità, e richiede l’adempimento di doveri indero-

gabili di solidarietà politica, economica e sociale. Viene così

sancito un principio costitutivo di una società “democratica”

che, da un lato, riconosce e garantisce i diritti fondamentali

(salute, lavoro, decoro di vita, etc.) e, dall’altro, sancisce

l’adempimento dei doveri inderogabili di «solidarietà politica,

economica e sociale».

«Il principio solidarietà è, quindi, destinato a guidare l’azione

pubblica e quella privata».

La solidarietà è “sociale" in quanto le istituzioni devono prov-

vedere a sollevare persone costrette ai margini della società

a causa di problemi economici (disoccupati, sottostipendiati,

pensionati, etc.) o di altro genere (malati, invalidi, stranieri

immigrati, etc.). La solidarietà, intesa come diritto sociale,