ROTARY |
luglio-agosto 2011
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mercati e delle sempre più difficili con-
dizioni di integrazione degli immigrati”.
Affermazioni che mi suggeriscono due
parallelismi. Il primo: l’Italiano è stru-
mento di diffusione di un sistema va-
loriale positivo; il Rotary è strumento
positivo per lo sviluppo di un mondo mi-
gliore. Il secondo: la superpotenza cul-
turale italiana esige strategie di promo-
zione; il Rotary necessita di soci formati
perché lo promuovano continuamente.
Dal canto suo Antonio Pieretti, ha svi-
luppato il suo intervento, suddividendo-
lo in quattro momenti logici: 1) In che
senso sono beni i beni artistici; 2) Cosa
occorre perché siano riconosciuti e ap-
prezzati come tali; 3) Per garantire una
cultura e una conoscenza adeguata dei
beni culturali occorre un servizio; 4) Il
servire nel rispetto della dignità umana.
Perché i beni sono beni?”, si è chiesto
Pieretti. “Perché rispondono ad aspet-
tative, desideri, ambizioni conformi al
senso della vita, gratificano e sono una
motivazione in più. Secondo Platone e
Aristotele i beni sono tali in vista della
realizzazione degli obiettivi umani che
ci prefiggiamo. Nei beni artistici trovo
l’espressione delle capacità creative,
fantasia, intelligenza, destrezza, abilità
degli individui di un momento storico.
Essi incarnano ed esprimono un’idea di
bellezza degna della massima considera-
zione. Sono espressione non del singolo
soggetto ma della collettività, riflesso
della capacità critica dell’individuo e
della collettività in un momento storico.
Non bene solo per uno ma per la col-
lettività. Sono elemento di identità, ele-
mento storico che connota un momen-
to della nostra storia, quindi elemento
identitario prorogato e conservato nel
tempo, non solo espressione di un gusto
estetico ma di una forma di espressione
e affermazione nel tempo.”
Ma il bene artistico è un bene in sé o per
chi riesce a capirlo? “Lo è quando lo ri-
conosciamo come tale se abbiamo sensi-
bilità, gusto, capacità ed educazione per
riconoscerlo. A chi non è preparato il
bene artistico non dice nulla”, ha rispo-
sto Pieretti. “Occorre la coltivazione di
spirito e anima per recepire nel prodotto
le qualità intrinseche e artistiche”, ha ag-
giunto il Presidente del Premio Galilei.
Fondamentale su questo punto è l’edu-
cazione culturale (non provvede solo la
scuola, è un problema della collettività),
tutti siamo chiamati a educarci e ad edu-
care”. E’ un problema di comunicazione:
far conoscere i beni e mettere le persone
in grado di gustare i beni che trovino le
motivazioni per apprezzarli. Comunica-
zione non ha solo il senso di mettere in
comune, ma anche di munus (dono): i
beni culturali sono un dono tramandato
dalla storia che dobbiamo tramandare
agli altri. Il Rotary per definizione è ser-
vice, dovere di servire in qualche cosa,
per qualche cosa, in vista di qualche
finalità: service tradotto in gesti, com-
portamenti, azioni, interventi concreti.
Il Rotary svolge un’opera significativa,
occorre procedere oltre; dobbiamo
educare la sensibilità estetica, il piacere
di avvicinare un’opera d’arte”, ha detto
Pieretti, auspicando l’avvento di tentati-
vi di far crescere la sensibilità culturale,
di far crescere un surplus di sensibilità,
ridimensionando la parte economicisti-
ca del bene. Poi il Congresso si è avviato
a compimento, con la presentazione di
numerose attività: la premiazione del
concorso estemporaneo di pittura; la
presentazione dei progetti dei Club; la
presentazione dei due gruppi, italiano
e statunitense, del GSE; una breve esi-
bizione musicale a testimonianza dei
150
anni dell’Unità d’Italia; la premiazio-
ne dei vincitori del Premio Galilei per i
giovani; una estemporanea rilettura del
racconto delle quattro candele; una re-
cita di favole moderne; la consegna de-
gli attestati per i 50 anni di affiliazione
al Rotary; la consegna di attestati, PHF
e benemerenze a Club, soci, assistenti e
staff. Da ultimo, la consegna del collare,
che Mario ha passato a Francesco, nel
segno di una continuità ideale.
Q
Mario Struzzi con gli ospiti del congresso
Mario Struzzi e Fancesco Ottaviano
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