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COMITATI INTERPAESE
CIP e Nuove Generazioni,
al Cairo protagonista la pace
Gianni Jandolo
Mi viene a prendere Yasser Assem, Go-
vernatore che verrà per un Distretto, il
2451
°, che ancora non è nato. Sì, parlo
d’Egitto, oggi Paese più grande non solo
dal punto di vista rotariano, compreso
nel Distretto 2450 che per molti anni ha
incluso ed include 9 altri Paesi per un
numero di poco meno di 5000 Rotariani
con un contributo totale alla Fondazione,
lo scorso anno, di circa 300.000 dollari.
Dal 1° luglio 2013 mi dice Yasser con or-
goglio, una nuova storia, in un panorama
diverso, in un ruolo diverso. Abbiamo
contrastato questo “spacchettamento”,
aggiunge per dirla in gergo, ma abbiamo
anche compreso che esistevano ormai
ragioni forti per fare diversamente, per
attuare un cambiamento non rinviabile,
per rendere il distretto una realtà ge-
stibile e questo senza perdere di vista i
nostri fratelli nel Rotary, con cui ci sia-
mo sempre trovati in sintonia, con cui
abbiamo lavorato molto proficuamente
anche quando l’influenza della realtà
operativa egiziana creava qualche malu-
more. Non si tratta della numerosità dei
Club ma delle distanze e della moltepli-
cità di lingue presenti in quest’area ad
aver aumentato nel tempo la complessità
della guida distrettuale. Mentre il traffico
scorre tempestoso come sempre - mai
la normalità mi è sembrata così rassicu-
rante come in Egitto - penso alle grandi
potenzialità in termini di contributi rota-
riani alla società, da parte della più vasta
area mediorientale e rifletto sul fatto che
questa appare per chi vive vicino come
noi in Europa, come la nuova frontiera,
il terreno su cui il Rotary può impegnare
le sue forze “laiche” con maggiore proba-
bilità di successo, nel momento in cui la
stessa turbolenza, i pericoli, le sfide au-
mentano e con esse fortunatamente, la
sensibilità per tutto ciò che va verso la
costruzione di ponti, di reti, di contatti,
per tutto ciò che mostra concretamente
la maggiore disponibilità al servizio fo-
calizzato su aree prioritarie. Anche qui si
sente necessità di fare sistema e di opera-
re in modo mirato ed organizzato. Penso
all’attenzione che i CIP stanno dedican-
do a quest’area e mi rendo conto del
compito nuovo dei Comitati InterPaese
e del ruolo rilevante che le nuove gene-
razioni possono assumere nello stimola-
re, nell’influenzare la nostra evoluzione.
Da organizzazione soprattutto amicale,
sorta di “benevolent society” a organi-
smo strutturato, a strategia diretta per
unire, per mettere in comune, per fare
sistema attorno alla questione generale
della pace. All’aeroporto avevo , confes-
so, “spiato” i volti della gente per capire
quale fosse la situazione, quanto fosse
vera l’apparente normalità, come si vi-
vess questo momento difficile.Yasser mi
riporta a qui e ad oggi e ricorda come sia
facile sentirsi soli non solo nella vita del
Paese ma anche in quella del Rotary. Do-
mando in che senso. Mi spiega che non
sarà immediatamente facile camminare
da soli dopo lo spacchettamento del Di-
stretto, mancherà il team fatto di figure
di rilievo internazionale e la poliedricità
anzi la diversità che la congerie di Pae-
si ha messo profittevolmente in risalto,
mancherà una vicina rete internazionale
dalla quale sentirsi protetti, in specie in
momenti come quelli drammatici dello
scorso ottobre quando all’ultimo mo-
mento la conferenza Presidenziale di ...
Pace organizzata a Sharm El Sheikh do-
vette essere brutalmente ma inevitabil-
mente cancellata. Ora passiamo per Piaz-
za della Liberazione, cioè piazza Tahrir,
Yasser la ricorda con passione, con orgo-
glio, ma, visibilmente, con sofferenza e si
domanda come possa o debba il Rotary
parlarne alle nuove generazioni che qui
in questa piazza hanno espresso le loro
idee ed innescato come movimento paci-
fico il cambiamento e nei fatti cambiato
il corso della storia, con l’ammirazione e
la trepida attesa della comunità interna-
zionale. Guardo con emozione la piazza
con ancora i segni del travaglio. Mi ren-
do conto che la situazione non è ancora
tranquilla, ma si vive in una specie di at-
tesa, di “sospensione” che è complesso
interpretare. Il Presidente Internaziona-
le Kalyan Banerjee ha convocato qui in
quest’area difficile una Conferenza sulle
Nuove Generazioni. Molto e sinceramen-
te atteso il momento, come dicevo, fin
dall’anno scorso; anche se il Rotary rie-
sce a fare molto bene là dove la politica
ha difficoltà: questa conferenza dà la pos-
sibilità di un dialogo aperto con i giova-
ni che fin dal suo inizio ne diventano gli
ospitanti, gli anfitrioni, pronti a mostrare
realizzazioni del Rotaract di particolare
Un advisory Board
per la pace nel mediterraneo
Di recente inserito nell’azione dei CIP un Advi-
sory Board per l’Iniziativa di Pace del Mediter-
raneo (MPI). Un luogo “virtuale”, tecnologica-
mente avanzato, per lavorare sui temi comuni
ai Paesi che si affacciano in questo mare. Co-
noscersi e attivarsi per stimolare progresso,
democrazia e libertà , ma anche per avvicinare
con più precise strategie operative, ai Club ed
ai Distretti, le culture diverse e poliedriche di
Paesi in qualche misura lontani per società,
economia, religione, politica. Nella visione degli
ideatori, una Task Force nella quale i Presidenti
dei CIP Italiani in relazione con i Paesi del dei
Paesi del Mediterraneo possano trovare espe-
rienza, guida, competenze specifiche per ope-
rare in modo sinergico nelle sei aree prioritarie
con il pieno coinvolgimento delle nuove gene-
razioni, in un momento di grande turbolenza in
questa area dove accoglienza, comprensione,
coesistenza, lavoro, salute rappresentano pa-
role che possono trovare nei Rotariani italiani,
anzitutto, la sponda giusta per svilupparsi e per
la costruzione di specifiche ragioni di pace.
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