ROTARY |
novembre 2012
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LA STORIA DELLA CRISI
La crisi economica della Grecia è parte della crisi del debito sovra-
no europeo. A partire dalla fine del 2009 i timori di una crisi del
debito sovrano sviluppati tra gli investitori sulla capacità della Gre-
cia nel rispettare gli obblighi di debito, a causa della forte crescita
del debito pubblico. Questo portò ad una crisi di fiducia, indicata
da un allargamento dello spread di rendimento delle obbligazioni
e il costo di un’assicurazione contro i rischi su credit default swap
rispetto agli altri paesi della zona euro, soprattutto la Germania.
Il declassamento del debito pubblico greco a junk bond nell’aprile
2010 ha creato allarme nei mercati finanziari. Il 2 maggio 2010
il paesi dell’Eurozona e il Fondo Monetario Internazionale hanno
approvato un prestito di salvataggio per la Grecia da 110 miliardi
di euro, subordinato alla realizzazione di severe misure di austeri-
tà. Nell’ottobre 2011 i leader dell’Eurozona hanno deciso di offrire
un secondo prestito di salvataggio da 130 miliardi di euro per
la Grecia, condizionato non solo dall’attuazione di un altro duro
pacchetto di austerità ma anche dalla decisione di tutti i creditori
privati per una ristrutturazione del debito greco, riducendo il peso
del debito previsto da un 198% del PIL nel 2012 a solo 120,5%
del PIL entro il 2020.
La seconda operazione di salvataggio è stata ratificata da tutte le
parti nel febbraio 2012, e venne attivato il mese successivo, quan-
do è stata soddisfatta l’ultima condizione del piano di ristruttura-
zione del debito di tutti i titoli di stato greci. Il piano di salvataggio
più recente è impostato per coprire tutte le esigenze finanziarie
greche nei prossimi tre anni, 2012-2014. Se la Grecia riuscirà a
soddisfare tutti gli obiettivi economici delineati nel piano di salva-
taggio, un ritorno pieno all’uso di capitali privati per la copertura
di fabbisogni finanziari futuri sarà possibile nuovamente nel 2015.
È lo stesso presidente George Papandreou, a fine 2009, subito
dopo le elezioni a dichiarare il rischio di bancarotta del Paese.
All’inizio del 2010, in seguito al downgrading da parte delle agen-
zie di rating internazionali,si son diffusi timori di una crisi del
debito pubblicorelativamente ad alcuni Paesi della Zona Euro, ed
in particolare: la Grecia, la Spagna, l’Italia, l’Irlanda, il Portogallo
e Cipro.
Nei primi giorni di maggio 2010 è stato definito un pacchetto di
110 miliardi di euro di aiuti in 3 anni, da parte dei paesi della
zona euro, alla Grecia.
La situazione non sembra migliorare nel 2011, in quanto le agen-
zie di rating Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch tagliano ulterior-
mente il rating della Grecia portandolo rispettivamente a Caa1
(insolvente), a CCC (debito altamente speculativo) e a CCC (vul-
nerabile), cosa che costringe il governo ad effettuare nuovi tagli
per 6,5 miliardi di euro e nuove privatizzazioni al fine di ottenere
nuovi prestiti da parte dell’Unione Europea e del Fondo Monetario
Internazionale; la crisi ha riverbero anche sulla situazione occupa-
zionale del paese, con un tasso di disoccupazione che a febbraio
2011 raggiunge il 15,9%.Dopo l’approvazione da parte del parla-
mento greco di un nuovo piano di austerità che imporrà al paese
ellenico tagli per ben 28 miliardi di euro entro il 2015, l’Unione
Europea dà il via libera alle ulteriori tranche di aiuti per tutto il
2011.Il 25 luglio 2011 Moody’s taglia il rating greco di altri tre
livelli portandolo da Caa1 a Ca, dando per certo il default della
nazione. Nel settembre 2011 il governo greco vara un’ulteriore
manovra tassando gli immobili allo scopo di recuperare 2,5 miliar-
di di euro utili a raggiungere un’ulteriore tranche di aiuti pari a 8
miliardi di euro; nel frattempo il vice-cancelliere tedesco Philipp
Rösler ha sostenuto la possibilità del default greco per uscire dalla
crisi dell’euro.La finanziaria sull’immobile non basta e il giorno 21
dello stesso mese il governo ellenico si vede costretto a formulare
una drammatica manovra che prevede un ulteriore taglio alle pen-
sioni, la messa in mobilità di 30.000 dipendenti statali già dal
2011 e il prolungamento della precedente tassa sugli immobili
fino al 2014. A questo punto viene istituita una troika formata
da FMI, BCE ed UE e grazie al suo verdetto sulla situazione della
Grecia riesce a convincere la Germania ad attivare il fondo salva-
stati, che garantisce alla Grecia ulteriore ossigeno economico. Il
governo Papandreou tenta di sottoporre a referendum il piano di
salvataggio ma la minaccia da parte dell’Europa di sospendere gli
aiuti economici gli impone il dietrofront, e a quel punto il premier
ellenico annuncia le sue dimissioni ed il passaggio ad un governo
di unità nazionale guidato da Lucas Papademos, con le elezio-
ni politiche pianificate per aprile 2012. Nel frattempo il paese
torna a vivere il fenomeno migratorio del Dopoguerra verso altri
continenti, in particolare il flusso caratterizza laureati greci che
cercano opportunità prevalentemente in Australia, ma anche in
Russia, Iran e Cina.
Il primo ministro Lucas Papademos difende il piano di austerità in
Parlamento nel novembre del 2011.
Ad inizio 2012 l’agenzia Fitch dà per certo il default della Grecia
e la Germania, paese maggiormente esposto verso il debito greco,
si vede respingere la proposta di trasferire la sovranità nazionale
del paese ellenico a Bruxelles. In febbraio la crisi si accentua ed
il default sembra concretizzarsi, in quanto subito non si trovano
accordi tra i partiti politici del paese per attuare nuovi tagli alla
spesa pubblica che garantirebbero un aiuto economico da parte
della Troika di 130 miliardi di euro, necessari per rimborsare i
bond in scadenza a marzo per quasi 15 miliardi di euro;in quel
periodo si discusse di tagliare altri 15.000 dipendenti pubblici.Il
12 febbraio 2012 il parlamento greco vota un ennesimo piano di
austerity per incassare un aiuto di 130 miliardi di euro da parte
della trojka; dopo l’ approvazione sono subito scattate le proteste
del popolo greco in piazza Syntagma, si è arrivati ad una vera e
propria guerriglia contro la polizia e si è anche dato fuoco a
edifici tra cui banche e negozi.
Nella notte fra il 20 e il 21 febbraio a Bruxelles l’Euro-
gruppo ha approvato la tranche di aiuti per la Grecia di
130 miliardi, rimandando quindi il default della penisola
ellenica di qualche tempo.
Nel frattempo Standard and Poor’s rivede nuovamente in ri-
basso il rating greco, portandolo alla valutazione “SD”, ovvero
di default selettivo, l’ultimo passo prima del default vero e
proprio
La situazione si fece ancora più critica in quanto aleggiò l’ipotesi
che gli investitori retail non erano propensi alla ristrutturazione
del debit; alla fine comunque più dell’80% dei creditori
privati hanno aderito, e nell’operazione di bond swap
Atene riesce a cancellare quasi del tutto i 107 mi-
liardi di debito in scadenza, ma nonostante ciò
Fitch decide di declassare ulteriormente il paese
ellenico alla valutazione “RD” (Restricted Default),
e secondo il parere di Moody’s già si tratta di una
situazione di default;solo dopo l’emissione dei
nuovi titoli Fitch riporta il rating a “B-” con
outlook stabile. Nel maggio 2012, in
piena fase elettorale e con un cre-
scente sentimento antipolitico
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