ROTARY |
settembre 2012
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territorio non sempre i nostri Club sono
tenuti nella dovuta considerazione e gli
stessi soci non ne conoscono la reale
funzione. È questa indifferente militanza
che certifica l’inefficienza di un Club.
È questa mancanza di attenzione per il
fondamento della propria esistenza isti-
tuzionale che crea tante pericolose per-
plessità. In questo contesto gli Organi
Centrali dovrebbero evitare il male ed
esercitare la loro funzione che non può
prescindere dallo spirito per cui il Ro-
tary nacque e si sviluppò. È opportuno
riconsiderare l’importanza dei Rotary
Club per renderli efficienti in termini
realmente rotariani. Così come è altret-
tanto opportuno creare metodi di lavoro
e di supporto all’attività dei Club che,
pur nella loro autonomia, non possono
e non devono ignorare la loro apparte-
nenza alla struttura internazionale. Il
Rotary Club è la pietra angolare di tale
struttura. Non è sufficiente un’annuale
visita formale dell’Autorità del Distretto,
e gli Assistenti spesso non hanno la per-
sonalità e l’autorità per intervenire come
i singoli casi richiederebbero. Si è voluto
dare risalto alla funzione dell’Assistente,
ma si è ignorato la necessità di una ade-
guata formazione e soprattutto non si è
disciplinato il criterio di nomina. Ogni
designazione rotariana influente viene
definita da un organo collegiale, dai Pre-
sidenti di Club, ai Consigli Direttivi, ai
Governatori, ai Directors, ai Presidenti
Internazionali, mentre l’Assistente vie-
ne nominato da una sola persona che a
volte non conosce neppure chi nomina.
Passi per le Commissioni che svolgono
una funzione prevalentemente consulti-
va, ma non per gli Assistenti che sono a
diretto contatto con i Club. C’è da chie-
dersi se sia auspicabile un riesame di ciò
che è necessario, e forse urgente, fare.
Ciascun Organo del Sistema ha la re-
sponsabilità di salvaguardarne il futuro.
E dunque
Suum cuique tribuere.
Anche se il Rotary è un sodalizio di vo-
lontari, non si può negare che il volon-
tariato ha le sue regole che investono la
responsabilità che ci si assume al mo-
mento in cui si accetta di esserlo.
Il rispetto delle regole è il fondamento di
ogni sopravvivenza, di ogni sistema e al
suo interno di ogni condizione di svilup-
po, anche nel volontariato.
Sarebbe utile una distinzione tra ciò che
è bene e ciò che è male per il Rotary, o
meglio per il Sistema Rotary, dato che
non si può e non si dovrebbe parlare di
altri Sistemi se non si vuole frazionare
l’Unità del Rotary Internazionale.
Gli Organi Centrali sono alla ricerca di
un nuovo assetto del Rotary Internazio-
nale, vedremo quale. Ma non si può igno-
rare che qualunque assetto sopravvive
se le scelte sono funzionali agli scopi
reali, e non di facciata, che si vogliono
perseguire. Una scelta diversa sarebbe
causa di disorientamento e di indifferen-
za, ancor più accentuata di quella che si
verifica oggi. Viviamo un momento sto-
rico in cui gli effetti di una sconsiderata
globalizzazione ha provocato distorsioni
che oggi le Comunità soffrono e delle
quali non riescono a liberarsi. Viviamo
un mondo senza pace. Viviamo in assen-
za di amore. Da tali considerazioni, ne-
cessariamente contenute per il contesto
in cui vengono presentate, si avverte la
criticità del sistema. Da essa deriva una
pericolosa assenza di interesse per il Ro-
tary che si è consolidata negli anni. Da
alcuni Organi Istituzionali, soprattutto
a livello locale, a probabili soci che non
accolgono l’invito a far parte dei nostri
Club. Forse per tale motivo gli Organi
Centrali hanno diffuso una Campagna
per rafforzare l’immagine del Rotary.
Ma la ricerca dissennata del “numero”
ha penalizzato la qualità. Una endiadi,
quantità - qualità, che da sempre è moti-
vo di fatui dibattiti. Il mutamemto iniziò
quando venne deciso un forte quanto
rapido aumento dei soci. Tutti i Rotary
Club del mondo vennero mobilitati per
aumentare il proprio organico.
L’obbiettivo era di raggiungere un milio-
ne di soci. Tutti i criteri di base per l’am-
missione di nuovi soci vennero ignorati.
Ammissioni facili e senza freno. Le con-
seguenze non tardarono. Ma non fu il
Nuovo Mondo a risentirne, in quanto da
sempre seguiva un criterio espansioni-
stico senza particolari esigenze. Furono
i Paesi sviluppatisi sulla spinta di cultu-
re millenarie ad allontanarsi dai propri
metodi di cooptazione. Fu il nostro Con-
tinente a soffrirne le conseguenze. Fu
l’Italia che non volle sfigurare nella com-
petizione di una incontrollata espansio-
ne. In mancanza dei tradizionali criteri
guida, i Club non salvaguardarono infat-
ti la composizione associativa. “Di tutto
di più” come si è soliti dire oggi.
Va tuttavia rilevato che in dieci anni sono
stati ammessi oltre un milione di soci ma
oggi l’effettivo globale è sempre fermo a
poco più di un milione e duecentomila
soci. Alla recente Assemblea Internazio-
nale è stato lanciato l’obbiettivo di rag-
giungere un milione e trecentomila soci
entro il 2015. Una associazione Interna-
zionale che si propone gli scopi del Ro-
tary necessita di una consistente forza
contributiva quanto operativa. Nessuno
avrebbe motivo di obbiettare in merito.
Purchè ciò avvenga nella dichiarata tra-
sparenza e vengano salvaguardati i crite-
ri per le ammissioni. Criteri come quello
del “buon carattere” che a volte non sus-
siste, ma sopratutto quelli determinanti
delle qualità morali, culturali, professio-
nali e dell’accettazione di essere parte
attiva del Sistema nella convinzione che
non si viene scelti per far parte di un “do-
polavoro” ma di un sistema umanitario.
Senza arrivismi, senza pretese, senza
tutto ciò che non rende buoni rotariani.
Essere rotariani è una condizione di vita
che non si rivolge a se stessi ma agli al-
tri, nella Comunità locale come in quella
Internazionale.
Ne siamo realmente convinti?
Alla domanda c’è indubbiamente una ri-
sposta che al momento potrebbe essere
solo un’ ipotesi. Ce lo diranno i prossimi
Consigli di Legislazione, le decisioni dei
quali risponderanno senz’altro a coloro
che si chiedono
se sarà ancora Rotary.
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