ROTARY |
settembre 2012
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L
o sviluppo del Rotary nel corso
dei primi decenni dalla sua fon-
dazione fu straordinario.
Non è necessario ripetere l’a-
nalisi dello scenario economico, politi-
co e culturale dell’epoca. È storia nota.
Ma in questa storia nasce l’idea di Paul
Harris. Si trattò di una serie di concau-
se derivanti dall’esigenza morale ed esi-
stenziale che il Fondatore avvertì e che
divennero la forza propulsiva della sua
creatività umanistica. Un’ispirazione
che si concretizzò propagandosi con ra-
pidità e che ben presto varcò i confini di
origine per divenire internazionale.
Al sentimento di Amicizia si affiancò
quello del Servire che conferì all’ormai
conclamato sodalizio un assetto sempre
più articolato. Tale assetto si rivelerà in
seguito un condizionamento operativo,
anche per le diversità culturali e quin-
di interpretative delle normative pro-
venienti dalle nomenclature Centrali.
Conseguenza: una criticità strutturale.
Una criticità che ha provocato scelte
non sempre in sintonia con l’ispirazione
originaria e quindi un costante distacco
che, pervenuto ai nostri tempi, crea mo-
tivi di perplessità e a volte deprecabili
rinunce da parte di soci a rimanere tali.
Una moltitudine di rotariani soffre il Ro-
tary della contemporaneità.
Una moltitudine di rotariani, pur non
avendo vissuto il Rotary del passato,
non riesce a integrarsi con gli indirizzi
della dirigenza centrale. Una moltitudi-
ne di rotariani, avendo vissuto il Rotary
del passato, non condivide il nuovo cor-
so che rischia di snaturare lo spirito del
Fondatore di un Rotary che oggi sembra
sempre più simile ad una società per
azioni. Molti di noi soffrono una spinta
centrifuga che potrebbe privare il Ro-
tary Internazionale di una forza che da
sempre è stata portatrice di valori, di
consolidata esperienza, di concreti con-
tributi alla realizzazione dei suoi scopi.
L’eco di tale disagio ha provenienze di-
versificate e si propaga in ampia parte
della geografia rotariana, dall’Estremo
al Medio Oriente, all’Europa. Più tenue
l’eco proveniente dal Nuovo Mondo, che
poi tanto nuovo non è, ma che ciò nono-
stante non avverte il tempo per un con-
genito condizionamento culturale.
Un disagio ancor più evidente in quei
Paesi che fin dall’inizio hanno conferito
al Rotary una valenza di maggior rango
fondata sulla solidità dei valori cultura-
li e sullo sviluppo elitario dell’associa-
zione. Le Società si evolvono, i tempi
cambiano, le relazioni umane si diver-
sificano. Ma proprio in tali circostanze
gli Organi Centrali di qualunque sistema
dovrebbero essere dotati di capacità me-
diatrici tra la propria storia e il dirom-
pente futuro.
Se è vero che gli ideali sono soggetti a
logoramento per l’incedere di un prag-
matismo deteriore e senz’anima, non si
può certamente negare che non abbiano
profonde radici nella storia dell’umani-
tà. L’evoluzione o meno delle società è
sempre improntata su ideali spesso con-
trastanti ma pur sempre tali. Il pragmati-
smo affaristico ne è solo una degenera-
zione. Nessuna negazione dei valori del
progresso quando si tratti di Progresso
reale e non di involuzione.
Una distinzione che non dovrebbe es-
sere ignorata. Il progresso è tale se non
rinnega le origini della civiltà e la sua
evoluzione nel tempo.
Riconducendo tale esigenza al mondo
rotariano, è da evidenziare che il corpo
costituente del Rotary Internazionale
sono i Rotary Club, l’origine della civil-
tà rotariana, gli interpreti delle politiche
che il Rotary intende attuare nel mondo.
Un Rotary Club poco efficiente o demo-
tivato non è utile alla causa rotariana.
E se i Rotary Club non sono utili alla
causa rotariana non esiste la possibilità
che il Rotary Internazionale attui la sua
politica nel mondo.
Se tale caratteristica fosse ignorata o
poco considerata si commetterebbe un
grave errore di valutazione. Di contro
una rivisitazione della determinante im-
portanza dei Rotary Club, una maggior
cura della loro operatività, potrebbe
consentire di focalizzare l’itinerario da
percorrere per una maggiore efficienza
del Rotary. Cosa che oggi non avviene. Il
Rotary Club soffre per un indirizzo che
sembra non tenerlo nella considerazio-
ne di cui necessita.
Oggi i Rotary Club sono oberati da una
serie di difficoltà che minano la struttu-
ra del Rotary Internazionale. La gestione
economica dei Club diviene sempre più
pesante. Dalle quote sociali, che in Ita-
lia sono fin troppo elevate, alla esosità
del costo delle conviviali che spesso as-
sorbono oltre il 70% delle quote sociali,
al costo delle segreterie, alle continue
pressioni da parte della Sede Centrale,
all’incalzante burocrazia amministrati-
va. Da tutto ciò deriva un solo grande
pericolo: il Rotary Club non ha lo spazio
per “fare Rotary”, per parlare di Rotary,
per vivere il Rotary, per praticarlo a livel-
ROTARY
REALE
SARA’
ANCORA
ROTARY?
G
ENNARO
M
ARIA
C
ARDINALE
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